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Covid in Cina: timori per le catene logistiche. Samsung interrompe le produzioni

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L’epidemia in corso di covid-19 nello Xi’an, regione dello Shanxi, in Cina, sta innervosendo gli addetti industriali perché rischia di avere ricadute pesanti sulle catene logistiche. La sudcoreana Samsung Electronics ha annunciato oggi, 29 dicembre,  che modificherà temporaneamente le operazioni della sua fabbrica di Xi’an in Cina, dove “L’aggiustamento” significa una riduzione dal minimo possibile della produzione e l’attivazione di alternative produttive; molte società, anche quotate, come China Rong Electric, Fujita e altre hanno anche annunciato l'”assunzione flessibile” dei dipendenti delle linee di produzione. Questo significa che o i dipendenti sono chiusi in fabbrica e non tornano a casa, per evitare contatti, o, allo stesso modo, chi può prosegue a lavorare solo in telelavoro. 

Però ci sono anche degli altri problemi, e non secondari, nello Xi’an. Il lockdown è molto stretto e rallenta, se non fermato, la circolazione delle merci, fra cui anche quelle essenziali, per cui diversi utenti dei social media cinesi hanno pubblicato le foto degli scaffali dei supermercati vuoti.

Inoltre c’è stato un aumento nel prezzo dei cibi, soprattutto freschi: si parla di cavoli che costavano tre Yuan prima del lockdown che sono costati cinque Yuan durante il lockdown. La situazione pare essere un po’ a macchia di leopardo, ma qualche problema logistico c’è.

Soprattutto c’è il problema di base: non è detto che perfino il quarto giro totale di test, con lunghe code ai centri di diagnosi, sarà in grado d’identificare tutti i casi ancora latenti e senza sintomi.

 

 


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