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Economia

Country Garden non paga gli interessi neppure sulle obbligazioni in Yuan. La fine è vicina

Country Garden, il colosso immobiliare cinese, salta il pagamento degli interessi su un debito in Yuan. La liquidazione coatta, cioè il fallimento, già richiesto da un creditore si fa sempre più vicino, anche perché non ci sono vendite di immobili

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Country Garden Holdings ha mancato per la prima volta il pagamento di una cedola su un’obbligazione in yuan, secondo quanto riferito da fonti che hanno familiarità con la questione, aggravando le difficoltà del costruttore cinese che ora sta affrontando una causa legale per la sua liquidazione offshore.

La principale unità onshore del costruttore non ha pagato una cedola di 96 milioni di yuan (S$18,2 milioni) che era in scadenza martedì (12 marzo) per un’obbligazione del 4,8% di yuan con scadenza nel 2026, secondo fonti direttamente interessate al fatto. C’è un periodo di grazia di 30 giorni di negoziazione per il pagamento, prima che possa essere richiesto un default, hanno aggiunto le fonti.

Country Garden ha scosso i mercati quando ha fatto default sul suo debito in dollari a ottobre, ma finora è riuscito a evitare di farlo sui suoi obblighi in valuta locale, molto più rilevanti e anche con ricadute sul suo mercato immediato. A settembre, lo sviluppatore ha prolungato di tre anni più di 10 miliardi di yuan di obbligazioni in yuan. Successivamente, ha pagato diverse cedole e a dicembre ha estinto una nota da 800 milioni di yuan.

Country Garden non ha offerto spiegazioni a questo mancato pagamento, ne si ha notizia, per ora, di piani di rientro o di operazioni nel periodo di grazia.

La crisi di Country Garden è entrata in un nuovo capitolo dopo che il mese scorso un tribunale di Hong Kong ha ricevuto la richiesta di un creditore di liquidare l’azienda con sede nel Guangdong. A questo punto il rischio di liquidazione si fa sempre più grande.

La scarsità delle vendite per il costruttore è peggiorata. Le vendite di contratti nel mese di febbraio sono crollate dell’85% rispetto all’anno precedente, aumentando rispetto al calo del 75% di gennaio, come risulta dai documenti aziendali. Il fatto è che nessuno vuole concludere dei contratti con una società che viene vista come prossima al fallimento e quindi con il rischio di perdere eventuali acconti versati per comprare le abitazioni.


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