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CONTRIBUTO DI CITTADINANZA

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Il reddito di cittadinanza è migliorabile. Esso è criticato perché concerne il verbo ‘essere’: ‘sei’ un cittadino povero e, quindi, lo stato ti da un sussidio. Niente da eccepire: più che giusto, e perfettamente in linea con i principii della nostra Costituzione. Poi, però, la misura è declinata al negativo: se non accetti una proposta lavorativa per più di tre volte, perdi il beneficio. Perché non declinarla anche al positivo mettendo in campo, oltre al verbo ‘essere’, il verbo ‘fare’? Hai diritto al reddito solo se ‘fai’ (e quindi ti impegni in) qualche lavoro di utilità sociale, coerente con le tue competenze e abilità. Oggi, la proposta prevede solo di mettersi a disposizione dei Comuni per otto ore alla settimana. È poco o nulla, soprattutto se parliamo di persone inoccupate.

Bisogna elevare quel ‘monte ore’ ad almeno cinque ore al giorno (ergo, quantomeno triplicarla) e non semplicemente obbligare il destinatario del reddito a ‘mettersi a disposizione’, ma obbligare i Comuni a trovargli una mansione. Pensate ai meccanismi e alle sinergie che si metterebbero in moto a buon pro di tutta la popolazione: si potrebbero riaprire musei chiusi, inaugurare corsi per studenti e lavoratori su ogni materia immaginabile, implementare la manutenzione di parchi e aree condivise, coadiuvare la polizia municipale nei suoi compiti di vigilanza del territorio, por mano a ‘piccole’ opere di ‘grande’ utilità. Si può essere accusati di sfruttamento? Giammai. Piuttosto, è una forma di servizio civile con cui ripagare lo sforzo finanziario dell’intero Paese: lo Stato si indebita e si cucca le reprimende dei feticisti della crescita e degli utili idioti cultori del ‘debito pubblico’ per darti da mangiare; il tuo lavoro, inoltre, non viene usato da un privato per lucrarci utili. Semmai, è un doveroso contributo civico alla collettività che si fa carico della tua situazione di momentanea indigenza. Un’idea a costo zero perché non comporta nuovi oneri (in denaro) per la finanza pubblica, ma solo nuovi oneri (di tempo) per le energie individuali.

Farebbe felici tutti: i sostenitori del reddito, i critici del reddito, i percettori del reddito. I sostenitori coniugherebbero l’assistenzialismo con la filosofia dell’intrapresa individuale. I critici non potrebbero più nascondersi dietro il noto alibi (“Aiutate i fannulloni!”). I percettori si sentirebbero finalmente, e di nuovo, utili (impagabile contributo dello Stato al benessere psicologico individuale) e soprattutto applicherebbero la principale strategia per trovare un nuovo lavoro compendiabile nella indimenticabile frase di Nanni Moretti: fare cose, vedere gente.  Senza contare le ricadute positive in termini di PIL: così facciamo contenti anche Mario Monti e Carlo Cottarelli. Dite che è l’uovo di Colombo? E allora io dico: viva l’uovo e viva Colombo.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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