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Confermato: l’Università di Oxford ha ottenuto la Fusione Nucleare con una nuova tecnica. Brexit fa bene..

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L’Università di Oxford ha ottenuto la Fusione Nucleare con una tecnica innovativa, diversa da quella del “Contenimento inerziale” utilizzata in Europa con ITER, e molto promettente. Il raggiungimento del risultato è stato confermato dalle autorità scientifiche internazionali e britanniche.

Il sistema studiato, chiamato First Light Fusion, è molto meno costoso dell’approccio tradizionale, basato su magneti superconduttori o su laser:  un grande cannone a gas iperveloce a due stadi viene utilizzato per lanciare un proiettile da 100 g contro una pallina minuscola contenente il combustibile di fusione, sotto forma di trizio e deuterio, allo stato solido.  Il proiettile raggiunge la velocità  23.400 km/h, quasi 20 volte la velocità del suono,  prima di colpire il bersaglio.

Quando il carburante viene colpito dal proiettile, accelera a oltre 252.000 km/h, o 200 volte la velocità del suono, per il trasferimento dell’energia cinetica del proiettile, e quindi si crea un picco di energia che crea la fusione.

Secondo First Light Fusion, in quel momento il carburante è, fra l’altro, l’oggetto più veloce sulla Terra!

Il processo sarebbe ripetibile in larga scala in una centrale, con una frequenza calcolata di 30 secondi a “Colpo”. In questo caso un bersaglio sarebbe lasciato cadere periodicamente prima di essere colpito dal proiettile e liberare l’energia della fusione. Questa poi sarebbe assorbita dalla camera raffreddata dal litio liquido che poi, a sua volta, riscalderebbe l’acqua per una turbina a vapore tramite uno scambiatore di calore.

Ecco come funzionerebbe il sistema in un video postato da DailyMail


Questo sistema per ottenere la fusione sarebbe molto meno costoso rispetto ai Tokamak o ai laser utilizzati normalmente. Inoltre la sua industrializzazione, cioè trasformazione in un primo prototipo funzionante e quindi in un prodotto industriale riproducibile, diciamo, in serie, sarebbe enormemente più semplice rispetto alle tecnologie attuali basate su superconduttori e campi magnetici estremi.

Il problema ora sarà convertire il procedimento, teoricamente funzionante, in un dimostratore funzionante che sia in grado di avere un “Bilancio energetico complessivo” positivo, cioè sia in grado di generare più energia elettrica di quanto impiegata nel procedimento.

Alla fine la Brexit sta facendo molto bene alla ricerca inglese, che viaggia libera dai vincoli degli obiettivi della UE.


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