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Come viene influenzato il prezzo del petrolio dalla guerra in Ucraina

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Purtroppo, lo scenario europeo attuale è dominato dalla guerra in Ucraina, scatenata dall’invasione orchestrata da parte della Russia. Ormai, siamo arrivati già nel secondo mese del conflitto ed è chiaro che si tratta di una situazione che produce riflessi e risvolti su tantissimi altri ambiti e settori.

In modo particolare, la guerra in Ucraina sta avendo delle conseguenze anche sul mercato petrolifero, dove la confusione di certo non aiuta. La riduzione del flusso di greggio che arrivava dalla Russia, infatti, si sta facendo sentire. Una prima conseguenza ha portato al mantenimento dei prezzi del petrolio sopra quota 100 dollari al barile. Come si può facilmente intuire, si tratta di una situazione da tenere ben monitorata da parte di chi è solito investire sul prezzo petrolio con Plus 500, una delle migliori piattaforme di trading online.

L’andamento della domanda di petrolio

È abbastanza evidente gli investitori occidentali continueranno a imporsi delle “auto-sanzioni”, visto che non sceglieranno in nessun caso di acquistare il petrolio che arriva dalla Russia, mentre gli investitori asiatici ne potranno trarre notevole vantaggio, usufruendo di sconti particolarmente ingenti.

Di conseguenza, è piuttosto chiaro che la domanda di petrolio dovrà fare i conti con una nuova flessione. I motivi sono sotto gli occhi di tutti: da un lato, un nuovo incremento dei prezzi e, dall’altro, un aumento più basso del Pil. Per poter ottenere una risposta nel giro di breve, quindi, servirà necessariamente trovare un’intesa con i produttori a stelle e strisce, così come tra OPEC e Iran. Insomma, sono questi gli attori principali sullo scenario mondiale in questo momento. Una risposta a breve termine, però, non arriverà da nessuno di questi tre attori, per diverse ragion. Di conseguenza, a breve termine tutto ciò che ci si può attendere è un eccesso di domanda sul mercato del greggio, con un incremento dei prezzi della materia prima.

Gli scenari del mercato

Tutte queste situazioni di tensione si stanno inevitabilmente riflettendo anche sul prezzo del greggio. E le conseguenze potrebbero anche essere molto più negative di quanto era stato messo in preventivo sia per il 2022 che per il 2023.

Ad ogni modo, c’è comunque una possibilità che il flusso di nuovi volumi di greggio, importati dall’Iran, possa cominciare a cambiare tale scenario, ma solo dall’anno prossimo in avanti. Il mercato, quindi, potrebbe subire una vera e propria correzione, a maggior ragione qualora si dovesse raggiungere in breve tempo un’intesa sul petrolio in compagnia dell’Iran. Ecco che, in quel caso, si potrebbe dover affrontare uno scenario di eccesso di offerta con tempistiche ancora più corte in confronto a quanto era stato stimato.

Quali sono le previsioni per i prossimi anni

Gli esperti sono piuttosto concordi nel mettere in evidenza come, entro due anni, l’offerta degli Usa dovrebbe subire un netto incremento. Non solo, dal momento che dovrebbe anche arrivare auna completa ripresa della produzione da parte dell’OPEC. Lo scenario verrebbe arricchito anche dalla ripresa dei volumi iraniani, che senz’altro andranno a scombinare gli equilibri presenti sullo scenario internazionale. Le conseguenze saranno essenzialmente due: da una parte ci sarà un eccesso di offerta e, d’altro canto, ecco che i prezzi riprenderanno finalmente a calare.

In ogni caso, c’è un ulteriore scenario, anche se è piuttosto pessimistico e difficilmente si andrà a realizzare. Ovvero, che l’economia a stelle e strisce possa finire in recessione, ma ci sono anche altre situazioni che potrebbero mutare in maniera radicale tale prospettiva. Ad esempio, il fatto di non essere riusciti a trovare un’intesa per l’aumento del greggio con l’Iran, anche se l’imprevisto, come abbiamo visto con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è sempre, purtroppo, dietro l’angolo.

 


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