Economia
Come la UE vorrebbe far approvare l’accordo MERCOSUR aggirando il veto degli Stati (Dietro c’è la Germania)
Il trattato commerciale di libero scambio MERCOSUR-UE è vicino all’approvazione, ma la Francia ci si oppone seccamente. La Commissione però ha una strategia per farlo passare nonostante l’opposizione di Parigi. A quel punto il Paese transalpino dovrebbe scegliere fra il caos e la Frexit, l’uscita dalla UE.
La UE vuole fortemente concludere un accordo di libero scambio anche a costo di saltare l’approvazione degli Stati e di mettere in pericolo l’agricoltura del Vecchio Continente e, senza un’azione rapida degli stati, ci riuscirà.
Cos’è il MERCOSUR
Il MERCOSUR è la comunità economica del Sud America che vede come membri fondatori Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia. Il Venezuela ne era parte ma è sospeso dal 2016. Altri paesi, come Cile, Ecuador e Perù, sono associati. La Commissione, , su mandato degli Stati, ha negoziato un accordo di libero scambio che annullerebbe il 93% dei dazi con questi paesi.
Il problema è che un accordo del genere sarebbe devastante per l’agricoltura europea: inutile nascondere che i costi di produzione in Argetina, e Brasile di prodotti come carne bovina, soia, mangimi, frutta etc sono frazionali rispetto a quelli nella UE. L’agricoltura di paesi come Francia, Polonia e Romania verrebbero ad essere messe in grave pericolo. Questo ha portato alla bocciatura del primo accordo nel 2019. Ora ci si riprova, ma la Francia è fortemente contraria, al punto da cercare di formare una minoranza di blocco. In Italia Coldiretti si batte contro l’accordo.
L’Unione europea sembra decisa a concludere un accordo di libero scambio con il Mercosur, nonostante l’opposizione della Francia. La scelta viene pinta dalla Germania che spera di conquistare industrialmente questi mercati, con la solita illusione della loro superiorità. Anche la Spagna è favorevole, in virtù delle proprie relazioni speciali con il Continente Latino-Americano.
Come procedono i negoziati?
La Commissione europea è l’unico negoziatore di accordi commerciali ai sensi dei trattati dell’UE, avendo ricevuto un mandato in tal senso dagli Stati membri. Un primo accordo è stato concluso nel 2019, ma non è mai stato ratificato.
Il mandato adottato non può, in linea di principio, essere modificato durante le discussioni, ha sottolineato questa settimana la Presidenza ungherese del Consiglio dell’Unione europea, che riunisce i 27 Stati membri a livello ministeriale. Una volta che la Commissione ritiene che i negoziati con il Mercosur siano conclusi, mette sul tavolo del Consiglio una bozza di testo da approvare.
Come viene presa la decisione?
La Commissione europea ha due opzioni. Può presentare la bozza di accordo così com’è, oppure dividerla in due parti, una il puro accordo commerciale e la seconda con tutte le altre parti.
Nel primo caso, il trattato di libero scambio dovrà essere ratificato dai 27 parlamenti nazionali, poiché contiene elementi di competenza nazionale, come la protezione degli investimenti. Ci vuole l’unanimità.
Nel secondo caso, il trattato è diviso in due parti, di cui una strettamente commerciale, la più importante, in quanto dettaglia tutte le misure relative al commercio tra i due blocchi, dall’industria ai servizi e all’agricoltura.
Questa possibilità, denunciata dalla Francia come contraria al mandato conferito alla Commissione dai 27 Stati membri, consente al testo di essere adottato dal Consiglio dell’UE a maggioranza qualificata.
La Commissione non ha reso nota la sua decisione, ma è probabile che sceglierà di dividere il suo testo, optando quindi per un voto a maggioranza qualificata al fine di accelerare il processo decisionale, secondo diverse fonti diplomatiche.
Questo accordo tra l’UE-27 e i Paesi latinoamericani del Mercosur è in discussione da oltre 20 anni e la sua conclusione sembra imminente, nonostante l’opposizione della Francia. Quali sono le conseguenze?
La decisione può essere bloccata?
Sì, ma è necessaria una minoranza di blocco quando l’UE-27 vota. Il voto a maggioranza qualificata significa che un testo viene adottato se il 55% degli Stati membri, cioè 15 Paesi che rappresentano almeno il 65% della popolazione, vota a favore. Per impedire l’adozione, devono essere presenti almeno quattro Paesi. Ma questo non è sufficiente. I Paesi devono essere abbastanza popolosi da impedire che i favorevoli all’accordo raggiungano il 65% della popolazione dell’UE.
La Francia deve quindi coinvolgere altri tre Paesi, e non possono essere solo Malta, Cipro o Lussemburgo. Polonia e Austria hanno espresso la loro opposizione in passato, ma la pressione dei sostenitori, guidati da Germania e Spagna, è molto forte. L’Italia è divisa e potrebbe 4essere l’ago della bilancia.
Come procede la ratifica?
Il trattato, diviso o meno, deve essere ratificato dal Parlamento europeo. La stragrande maggioranza degli eurodeputati francesi, di qualsiasi orientamento politico, è contraria. Questi possono influenzare gli ecologisti, contrari, e magari perfino frange della sinistra.
Il problema veramente grande è il PPE: al suo interno la componente tedesca è molto forte e praticamente lo controlla. Mentre sarebbe semplice rimandare ai Patrioti la decisione ed ECR è molto influenzato da italiani e polacchi, il vero problema è il PPE. Se questo, spinto dalla Germania, volesse appoggiarlo, la probabilità di approvazione crescerebbe, anche perché la componente dei socialisti che fa capo alla SPD e al PSE appoggerebbero la decisioni. Il rischio di approvazione sarebbe alto.
Se l’accordo viene approvato la Francia dovrà scegliere fra caos e Unione Europea
Se l’accordo venisse comunque approvato dal Parlamento e la Francia non creasse la minoranza di blocco, allora sarebbero dei guai grossi per Parigi. Gli agricoltori hanno già promesso di bloccare il paese in caso di approvazione, e sarebbero appoggiati un po’ da tutti: dalla sinistra infuriata dall’essere stata esclusa dal governo alla destra che si sente defraudata dalla vittoria elettorale. Francamente nessuno difenderebbe il governo. Sarebbe il caos.
L’alternativa sarebbe mettero lo stop: minacciare la Frexit, cioè l’uscita dalla UE. Una misura estrema, ma quasi ovvia, nel momento in cui la Commissione non esercita il potere con legittimazione democratica.
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