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Economia

L’Africa diventa ostile? Perché la Cina sta silenziosamente ritirando i suoi diplomatici chiave dall’Africa Occidentale?

La Cina ritira i suoi ambasciatori chiave dall’Africa. Semplice rotazione o un segnale politico di fronte al crescente nazionalismo delle risorse? L’analisi della nuova strategia di Pechino.

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Negli ultimi mesi, diversi ambasciatori cinesi in Africa occidentale hanno lasciato i loro incarichi, alimentando speculazioni su possibili messaggi politici di Pechino in un contesto di crescenti tensioni legate al nazionalismo delle risorse e alla sicurezza.

Sebbene alcuni analisti considerino queste partenze come rotazioni diplomatiche di routine, altri vedono segnali di un riorientamento strategico in una regione volatile, dove la presenza cinese non è sempre stata accolta favorevolmente.

In Senegal, a maggio, il nuovo ambasciatore Li Zhigang ha sostituito Xiao Han, in carica da circa quattro anni. In Guinea, Huang Wei ha concluso il suo mandato di sette anni, durante il quale ha rafforzato le relazioni sino-guineane, specialmente attorno al progetto della miniera di ferro di Simandou, dove le aziende cinesi hanno investito massicciamente.

Giacimento di ferro in Guinea

Giacimento di ferro in Guinea – Simandou

In Burkina Faso, Lu Shan ha annunciato a giugno la fine del suo incarico, dopo che il colpo di stato del 2022 aveva avvicinato il paese alla Cina, culminando in una “partnership strategica” nel 2024. Cerimonie di commiato si sono tenute anche per Chen Zhihong, ambasciatore in Mali, e Jiang Feng, inviato in Niger, entrambi in carica dal 2021.

Gli osservatori sottolineano che, sebbene i mandati degli ambasciatori cinesi durino generalmente tre o quattro anni, il contemporaneo ritiro di più diplomatici dalla stessa regione è insolito. Sun Yun, direttrice del programma Cina presso lo Stimson Centre, ha definito il fenomeno “non senza precedenti”, ma ha notato che gli ambasciatori di Mali e Guinea hanno completato i loro termini, mentre quelli di Burkina Faso e Niger hanno servito mandati pieni.

David Shinn, ex ambasciatore USA in Burkina Faso ed Etiopia, ritiene che il simultaneo rientro di quattro ambasciatori potrebbe essere una coincidenza, se tutti erano in carica da tempo. Tuttavia, Paul Nantulya, specialista di Cina-Africa presso il National Defence University, evidenzia che Pechino è estremamente attenta alla gestione dell’immagine e dei messaggi diplomatici, suggerendo che le rotazioni potrebbero riflettere un malcontento, come la recente espulsione di dirigenti della China National Petroleum Corporation dal Niger.

La Cina ha investito pesantemente in Africa occidentale e nel Sahel, sia economicamente che militarmente. Il colosso statale Norinco ha fornito equipaggiamenti militari a Burkina Faso, Niger e Mali, mentre Pechino è diventata il principale sostegno economico per i paesi saheliani, colpiti da sanzioni dell’Unione Africana e dell’Occidente dopo recenti colpi di stato.

Colloquio dell’ambasciatorre cinese in Guinea con autorità governative

Tuttavia, la presenza cinese ha suscitato critiche e resistenze. In diversi paesi, le comunità locali e i governi hanno espresso preoccupazioni per l’impatto ambientale dei progetti cinesi, il debito contratto con Pechino e la percezione di uno sfruttamento neocoloniale delle risorse. In Niger, ad esempio, l’espulsione dei dirigenti cinesi e la richiesta di terminare i contratti di lunga data per i dipendenti espatriati segnalano una crescente insofferenza verso l’influenza di Pechino.

Queste rotazioni diplomatiche potrebbero quindi essere un tentativo di Pechino di ricalibrare la sua strategia in una regione cruciale ma instabile, dove il suo ruolo è tanto influente quanto controverso. Se da un lato la Cina cerca di consolidare la propria presenza economica e politica, dall’altro deve affrontare le sfide di un’accoglienza non sempre positiva. La coincidenza delle partenze degli ambasciatori, unita alla sensibilità di Pechino per l’immagine globale, suggerisce un adattamente ad un abiente africano più ostiel di quanto ci si attendesse. Del resto sostituire un padrone con un altro non è esattamente una liberazione.


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