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Cina: le aziende di stato comprano più petrolio russo rispetto ai privati che ora comprano iraniano

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Le più grandi raffinerie statali e private della Cina stanno battendo i piccoli trasformatori indipendenti nella corsa all’acquisto di greggio a prezzi scontati dalla Russia, lasciando che le cosiddette “teiere”, cioè le piccole raffinerie private,  debbano sempre più fare affidamento sul petrolio iraniano, anch’esso a basso costo, secondo quanto riferito da Reuters.
Subito dopo l’entrata in vigore dell’embargo dell’UE e del G7 e del tetto massimo di prezzo sul greggio russo a partire dal 5 dicembre 2022, i raffinatori cinesi controllati dallo Stato hanno esitato ad acquistare carichi russi, incerti su come avrebbero funzionato le sanzioni e i tetti massimi di prezzo e su quanto l’Occidente sarebbe stato rigoroso nel far rispettare i divieti.
L’Unione Europea, il G7, l’Australia e altri alleati hanno vietato, a partire dal 5 dicembre, ai servizi di trasporto marittimo di spedire il greggio russo verso Paesi terzi se il petrolio viene acquistato a un prezzo superiore al tetto massimo di 60 dollari al barile. La Cina, tuttavia, non sta seguendo la politica del price cap – come non ha seguito le sanzioni statunitensi sulle esportazioni di petrolio dall’Iran – e sta approfittando del greggio russo scontato.

Dopo due mesi di esitazione, le grandi raffinerie cinesi, sia controllate dallo Stato che private, hanno ripreso le importazioni di greggio russo e sono ora il principale sbocco per le esportazioni di greggio della Russia. Precedentemente  le piccole raffinerie indipendenti si erano accaparrate il grado ESPO russo esportato dai porti dell’Estremo Oriente russo. Ma ora che i grandi acquirenti sono tornati sul mercato del greggio russo, i raffinatori stanno guardando ad altri greggi scontati, come i tipi che Iran e Venezuela, sottoposti a sanzioni, stanno esportando, secondo le stime della Reuters basate sui dati di tracciamento delle navi.

Molte raffinerie private cinesi della provincia di Shandong stanno acquistando volumi crescenti di greggio iraniano, poiché la concorrenza per il petrolio russo da parte delle principali raffinerie statali cinesi e degli acquirenti indiani ha reso i barili di Mosca relativamente più costosi.

Si stima che le teiere cinesi abbiano importato 800.000 barili al giorno (bpd) di greggio e condensato iraniano a marzo, con un aumento del 20% rispetto a febbraio, ha dichiarato a Bloomberg Emma Li, analista di Vortexa, all’inizio del mese. Secondo l’analista, le importazioni dall’Iran nella provincia di Shandong, sede della maggior parte delle raffinerie private in Cina, potrebbero continuare a essere robuste nei prossimi mesi.


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