Analisi e studi
Cina: inflazione sotto le aspettative. Il governo promette una politica più attiva per incentivare la crescita
La Cina vede un’inflazione inferiore alle aspettative, con i prezzi alla produzione sempre in calo. Ci sono dei dubbi sulla crescita, ma il Governo interviene e promette una politica economica e monetaria più attiva
Curiosamente l’economia cinese registra un’inflazione bassa, molto bassa, che di solito va a braccetto con una crescita non brillante.
Il tasso d’inflazione annuale della Cina è sceso inaspettatamente allo 0,2% nel novembre 2024 dallo 0,3% del mese precedente, al di sotto delle previsioni di mercato dello 0,5% e segnando il dato più basso da giugno.
Questo rallentamento ha evidenziato i crescenti rischi di deflazione nel Paese, nonostante le recenti misure di stimolo di Pechino e l’orientamento di politica monetaria favorevole della banca centrale.
I prezzi dei generi alimentari sono aumentati il meno possibile in quattro mesi (1,0% contro il 2,9% di ottobre), a causa degli aumenti più contenuti dei vegetali freschi e della carne di maiale.
Nel frattempo, i prezzi dei beni non alimentari sono rimasti invariati (contro il -0,3% di ottobre), con un ulteriore aumento del costo dell’assistenza sanitaria (1,1% contro 1,1%) e dell’istruzione (1,0% contro 0,8%) e un maggiore calo dei prezzi dei trasporti (-3,6% contro -4,8%) e dell’abitazione (-0,1% contro -0,1%), quest’ultimo dato a indicare che la crisi immobiliare è tutt’altro che conclusa.
I prezzi al consumo core, esclusi cibo ed energia, sono aumentati dello 0,3% a/a, il massimo in 3 mesi, dopo un aumento dello 0,2% in ottobre.
Su base mensile, l’IPC, è sceso dello 0,6%, superando il calo dello 0,3% di ottobre e le stime di un calo dello 0,4%, e segnando il calo più netto da marzo. Allo stesso modo la Core , al netto di freschi ed energia, è stata allo 0,3%.
Ecco il grafico di riferimento:
I prezzi alla produzione sono calati del 2,5% sempre a sottolineare un problema di domanda interna.
La politica reagisce ai dati
La Cina adotterà una serie di politiche “più attive” per espandere la domanda interna nel 2025, ha dichiarato il Politburo del Paese – un importante organo decisionale del Partito Comunista – dopo una riunione tenutasi lunedì.
Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, si sosterrà lo sviluppo integrato di tecnologia e industria e si stabilizzeranno i mercati immobiliari e azionari.
Il forte sostegno espresso durante l’incontro indica la determinazione a sostenere la crescita economica della Cina, dato che molti si aspettavano che la seconda economia mondiale fissasse il suo obiettivo di crescita del prodotto interno lordo per il 2025 a circa il 5%, lo stesso parametro di quest’anno.
“I principali obiettivi di sviluppo economico e sociale per tutto l’anno saranno portati a termine con successo”, si legge nella dichiarazione riassuntiva dell’incontro.
Secondo la dichiarazione, la Cina attuerà una politica fiscale “più” proattiva e una politica monetaria “moderatamente allentata” – un cambiamento nella retorica rispetto a “prudente”, che in precedenza descriveva spesso le prospettive della politica della banca centrale.
Ricordiamo che in Cina il concetto di “Indipendenza” della Banca centrale rispetto alla politica economica del governo è da prendere con le pinze. Quindi, a fronte di obiettivi di crescita non cambiati, c’è da attendersi che la politica monetaria venga ancora, sempre prudenzialmente, allentata.
Nell’ultimo mese i tassi di interesse non sono stati diminuiti, ma queste dichiarazioni aprono la strada sia a una riduzione dei vari benchmark degli interessi, sia a una riduzione delle riserve obbligatorie per il sistema bancario. Potremmo vedere anche qualche azione per ridurre l’indebitamento delle amministrazioni locali, in modo da permettere la ripresa del mercato immobiliare.
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