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Cina: il PIL cresce più delle attese, ma crollano prezzo degli immobili e Yuan. Una via diversa, opposta, alla nostra

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I dati relativi al PIL cinese sembrano essere positivi, e, non casualmente, sono stati pubblicati appena successivamente la chiusura del congresso del Partito Comunista. L’economia cinese è cresciuta  del 3,9% a/a nel terzo trimestre del 2022, superando le previsioni del mercato del 3,4% e recuperando la crescita dello 0,4% del secondo trimestre. L’agenzia statistica cinese ha dichiarato che l’economia ha superato alcuni effetti negativi di molteplici shock, ma ha ribadito che le basi per la ripresa non sono ancora solide a causa di un contesto globale più complesso. A settembre, i dati ufficiali hanno mostrato una ripresa contrastante, con le vendite al dettaglio che sono aumentate al minimo degli ultimi in 4 mesi, la crescita delle esportazioni ai minimi da 5 mesi e il tasso di disoccupazione che ha toccato il massimo da giugno. Nel frattempo, la produzione industriale ha registrato l’aumento più consistente degli ultimi 7 mesi, grazie all’incremento più rapido della produzione sia nel settore manifatturiero che in quello minerario. L’ultimo dato sul PIL ha portato la crescita annuale al 3%, ben al di sotto dell’obiettivo ufficiale del 5,5% circa, a causa delle misure COVID, soprattutto nel secondo trimestre, del calo delle esportazioni e della crisi immobiliare. Ecco il relativo grafico

Tutto bene ? Per niente! Il settore immobiliare cinese tocca dei nuovi minimi, e sappiamo il peso di questo tipo di ricchezza per i cittadini. I prezzi medi delle nuove case nelle 70 principali città cinesi sono scesi dell’1,5% su base annua nel settembre 2022, dopo il calo dell’1,3% del mese precedente. Si è trattato del quinto mese consecutivo di diminuzione dei prezzi delle nuove case, il ritmo più sostenuto della sequenza e il calo più rapido dall’agosto 2015, in mezzo a una persistente flessione del settore immobiliare legata a una crescente crisi del debito tra gli sviluppatori, oltre che all’impatto del rigido blocco del COVID e dei freni diffusi. Tra le città più grandi della Cina, i prezzi di Tianjin sono scesi ulteriormente (-4,3% rispetto al -4,2% di agosto), mentre sono aumentati a Pechino (6,1% rispetto al 5,8%), Shanghai (3,8% rispetto al 3,7%), Chongqing (1,4% rispetto all’1,2%), Shenzhen (0,9% rispetto all’1,2%) e Guangzhou (0,1% rispetto allo 0,3%). Su base mensile, i prezzi delle nuove case sono scesi dello 0,2%, dopo il calo dello 0,3% di agosto, il più forte dal novembre 2021, a causa del persistente boicottaggio dei mutui. Eccovi il relativo grafico

Nel rapporto di lavoro completo del Congresso del Partito della scorsa settimana, la Cina ha ribadito che “l’abitazione è per la vita, non per la speculazione”, cercando di spingere a una stabilizzazione del mercato, ma Covid e demografia danno una spinta al calo dei prezzi, e quindi della ricchezza delle famiglie.

Intanto lo Yuan sta cadendo, e ha superato il livello di guardia di 7,25 Yuan per Dollaro, cacnellando l’effetto dell’intervento sul mercato delle principali banche commerciali la scorsa settimana

Di fronte a un super dollaro lo Yuan preferisce scivolare, anche se in moto controllato, in modo da mantenere la competitività senza importare eccessiva inflazione, che dai dati ufficiali sembra più controllata rispetto all’Europa. Eppure noi abbiamo seguito una strada opposto, seguendo la FED nei rialzi dei tassi, ma senza riuscire a ottenere nulla letteralmente niente, sul fronte inflazionistico. Questo perché ci siamo dimenticati che esiste un mondo di economia reale al di là della finanza. Cosa che invece Pechino si ricorda ancora bene.

 

 


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