Attualità
Battuta di arresto per i reattori nucleari di NuScale: cancellato grosso progetto negli USA. L’azione cade
NuScale Power ha dichiarato mercoledì di aver concordato con un gruppo energetico dello Utah di terminare il progetto di un piccolo reattore modulare dell’azienda, assestando un duro colpo alle ambizioni degli Stati Uniti per un’ondata di energia nucleare per combattere il cambiamento climatico e facendo crollare le azioni di NuScale del 20. % che diventa oltre il 30% se confrontato con gli ultimi massimi. .
Nel 2020, il Dipartimento dell’Energia ha approvato 1,35 miliardi di dollari in 10 anni per l’impianto, noto come Carbon Free Power Project, soggetto a stanziamenti del Congresso. NuScale ha ricevuto circa 600 milioni di dollari dal dipartimento dal 2014 per supportare la progettazione, la concessione di licenze e la localizzazione del progetto.
NuScale aveva pianificato di sviluppare il progetto di sei reattori da 462 megawatt con la Utah Associated Municipal Power Systems (UAMPS) e di lanciarlo nel 2030. Si trattava di un grosso progetto per generare complessivi 2,7 GW, ma diverse città si sono ritirate dal progetto a causa dell’aumento dei costi e questo ha portato quindi alla cancellazione del progetto.
John Hopkins, presidente e amministratore delegato di NuScale, ha dichiarato in un comunicato che la società continuerà, insieme agli altri clienti nazionali e internazionali, a portare sul mercato la tecnologia americana dei piccoli reattori modulari (SMR) e ad aumentare le basi di produzione nucleare degli Stati Uniti.
NuScale spera di costruire SMR in Romania, Kazakistan, Polonia e Ucraina. Quelli in Ucraina ovviamente sono messi in dubbio dalla situazione militare nell’area, e comunque la possibilità di conflitti militari con al Russia pone in pericolo la realizzazione di moti di questi progetti.
Si prevedeva che l’impianto di NuScale nello Utah sarebbe stato il primo SMR a ottenere una licenza per la costruzione dalla Nuclear Regulatory Commission degli Stati Uniti. Ma NuScale ha affermato che sembra improbabile che il progetto disponga di un sostegno dalle amministrazioni locali sufficiente per proseguire verso la distribuzione.
NuScale ha dichiarato a gennaio che il prezzo indicativo per l’energia prodotta dall’impianto era di 89 dollari per megawattora, in aumento del 53% rispetto alla stima precedente di 58 dollari per MWh, sollevando preoccupazioni sulla disponibilità a pagare dei clienti. Il problema è che la domanda di nuovi reattori è stata tale da portare ad aumenti dei costi molto elevati, che hanno falsato le previsioni iniziali dei costi di produzione. Magari NuScale, visto che produce modularmente, o così vuole fare, dovrebbe iniziare a pensare a spostare la produzione dove i costi sono minori, ad esempio in certi paesi europei.
La cancellazione di questo grande ordine ha avuto delle forti conseguenze sulle quotazioni previste del titolo NuScale, che ha perso un 20% in poco tempo nelle quotazioni dei future, ma oltre il 30% se confrontato con i massimi dei giorni scorsi:
La scorsa settimana era stato toccato perfino il livello di 3,63 dollari ad azione, mentre i future ora parlano di 2,18.
Ora sta a NeScalee riuscire a sostituire l’ordine perso con altri progetti, e quanto prima. Il problema dei prezzi rischia di essere il freno principale al ritorno del nucleare di nuova generazione.
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