Economia
Attacco USA in Iran a mercati chiusi: Fiato Sospeso per Lunedì. Petrolio, Oro e Dollaro sull’Orlo del Caos
L’attacco USA all’Iran a mercati chiusi crea massima allerta. Lunedì si rischia un’impennata del petrolio e una corsa all’oro. L’analisi degli scenari, dal blocco di Hormuz alla pace. Per ora è un regalo ai paesi produttori di petrolio

Un attacco diretto degli Stati Uniti contro l’Iran, annunciato da Donald Trump, scuote le fondamenta geopolitiche globali. L’operazione, avvenuta deliberatamente di domenica a mercati chiusi, getta un’ombra di drammatica incertezza sulla riapertura degli scambi di domani. Gli investitori di tutto il mondo trattengono il fiato: l’evoluzione della crisi nelle prossime ore determinerà una settimana ad altissima tensione sui listini.
Domani, alla riapertura dei mercati, potremmo assistere a tre reazioni immediate e violente:
- Impennata del Petrolio: È lo scenario più probabile. Gli analisti prevedono un’apertura in forte rialzo per il greggio. L’impatto sul prezzo del petrolio è la preoccupazione maggiore, poiché un suo aumento si tradurrebbe istantaneamente in una nuova fiammata inflazionistica, mettendo a rischio la fiducia dei consumatori e allontanando la prospettiva di un taglio dei tassi d’interesse. Venerdì sera la chiusura era stata sui 74 dollari per il WTI, a seconda delle evoluzioni potremmo toccare anche i 90 Usd.
- Corsa ai Beni Rifugio: Nei momenti di massima incertezza, gli investitori fuggono verso la sicurezza. Ci si attende un rafforzamento deciso dell’oro e degli altri metalli preziosi, considerati l’ultimo baluardo contro il caos geopolitico. Negli ultimi giorni, all’annuncio delle due settimane massimo di attesa, si erano normalizzati, ma l’oro potrebbe riprendere la sua corsa
- Dollaro Bivio: Il destino del dollaro americano è più ambiguo. Potrebbe inizialmente beneficiare della sua natura di bene rifugio, ma la sua debolezza di fondo registrata quest’anno potrebbe portare a un suo indebolimento complessivo di fronte a una crisi di questa portata.
Tutto dipenderà dalla prossima mossa di Teheran. Il mondo si trova davanti a un bivio: da una parte, il rischio di un’escalation catastrofica con il tentativo dell’Iran di chiudere lo Stretto di Hormuz, il punto di passaggio di circa un quinto del petrolio mondiale. Uno scenario da incubo che, secondo le analisi di Oxford Economics, potrebbe spingere il petrolio fino a 130 dollari al barile, innescando una crisi economica globale.
Ad essere un poco cinici potremmo dire che, senza la chiusura di Hormuz, l’attacco USA è un regalo all’Arabia Saudita, ai Paesi del Golfo e anche alla Russia, perché l’aumento del prezzo del Petrolio aiuterà questi paesi ad allegerire le pressioni sui propri bilanci. Da questo punto di vista cinico probabilmente dovrebbero augurarsi che l’offensiva duri ancora qualche giorno, se non qualche settimana.
Dall’altra parte, non si esclude che la dimostrazione di forza americana possa spingere l’Iran, ora privo della sua leva negoziale nucleare, a cercare un’intesa di pace con Israele e gli Stati Uniti. In questo caso, dopo un iniziale shock, i prezzi potrebbero stabilizzarsi. Comunque domani sarà una giornata particolarmente tesa, perché, anche nella migliore delle prospettive, ci vorrà qualche giorno per la de-escalation.
Per ora, la reazione iraniana sembra diretta verso Israele e non contro le basi americane, ma l’equilibrio è fragilissimo e la situazione può precipitare da un momento all’altro. Le prossime ore saranno decisive per capire quale dei due futuri ci attende.
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