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ATTACCO ALLA PASTA MADE IN ITALY: da primo aprile sparisce la denominazione di produzione, arriva quella di materia prima

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Un brutto pesce d’aprile per la pasta “Made in Italy“. Dopo un pasticciaccio nella definizione delle etichette se fino al 31 marzo sarà obbligatorio indicare l’origine della Pasta e della materia prima utilizzata, quando supera il 50%, dal primo aprile invece sarà necessario fornire queste indicazioni solo ed esclusivamente se la confezione viene a trarre in inganno il consumatore.

Per spiegare meglio, dal primo aprile, in attuazione dell’articolo 26 del Regolamento 1169/11, i produttori dovranno indicare il luogo di produzione della pasta solo se specificamente indicato  o “Evocato” sulla confezione e non corrispondente con l’origine della materia prima contenuta. Quindi se prima bastava indicare “Prodotta in Italia” o meno, ora bisogna vedere se l’italianità è richiamata sulla confezione e quindi indicare anche l’origine della materia principale.

Una bella grana, anche perchè non siamo autosufficienti nella produzione di grano duro, come si può vedere dalla seguente tabella sulla produzione interna ed importazione

Quindi la normativa si complica in tre modi:

  • bisogna definire quando sia o non sia rilevante la provenienza italiana;
  • quindi bisogna vedere  se il luogo di produzione coincide con quello di provenienza della materia prima
  • quindi bisogna indicarli entrambi, se differenti, e molte società italiane non hanno la possibilità di comprare grano italiano.

Non bastava indicare “MAde in Italy” ?


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