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Assange è libero, ma perché fu imprigionato?

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La foto rappresenta Rafael Correa e Julian Assange, con l’Ambasciata dell’Equador a Londra sullo sfondo.

Assange è libero, ma perché fu imprigionato?

Perché tra le tante Ambasciate di Londra Assange si rifugiò in quella dell’Ecuador?

Perché il presidente Correa gli concesse asilo politico ammettendo ipso facto che Assange era perseguitato? Da chi? Perché?

Perché il nuovo presidente dell’Ecuador gli tolse asilo e lo fece catturare dalla polizia britannica? Assange non era più un perseguitato politico?

Siamo proprio sicuri che la crociata USA-UK contro Assange fosse motivata solo dalle informazioni rese pubbliche da Wikileaks?

Vediamo di inquadrare i fatti partendo dal carismatico Presidente dell’Ecuador negli anni che precedettero la cattura di Assange.

Rafael Vicente Correa Delgado nasce a Guayaquil il 6 aprile 1963 da una famiglia cattolica e viene educato in un seminario dai Salesiani. Studia alla facoltà di economia in Ecuador, Belgio e USA dimostrando che le politiche di riforme strutturali neo-liberiste (meno Stato più mercato) operate in sud-America negli anni ottanta non solo non avevano portato crescita economica ma avevano impoverito la popolazione[1].

Nel 2005 è nominato Ministro delle Finanze del governo di Alfredo Palacio e si batte per ridurre la povertà del paese svincolandolo dalla dipendenza dagli USA.

In disaccordo con Palacio su come gestire i redditi petroliferi, i rapporti con FMI e Banca Mondiale, dopo quattro mesi si dimette. Essendo il politico che riscuoteva la maggior fiducia degli ecuadoriani (o equatoriani – italianizzato), l’anno dopo Correa fonda il partito Alianza Pais – Patria Altiva y Soberana (Alleanza Paese – Patria Orgogliosa e Sovrana) che propugna idee socialiste e la sovranità politica ed economica del paese. In particolare, Correa è contrario alla decisione, assunta nel 2000, di adottare il dollaro americano come moneta ufficiale dell’Ecuador[2], accusa le società petrolifere di trattenere l’ottanta per cento dei fatturati, vuole limitare i depositi off-shore delle banche e dei privati, ridurre il debito verso l’estero incrementando il commercio con gli stati sud-americani e riducendo quello con gli USA. In aperto contrasto con le politiche neoliberiste degli altri partiti, Correa persegue la supremazia del lavoro umano sul capitale. Nessuno dubiti della nostra opzione preferenziale per i poveri: siamo qui per quello. Hasta la victoria siempre![3]

Il 4 dicembre 2006 Correa è dichiarato Presidente e il successivo 15 gennaio si insedia.

Da sempre contrario al pagamento del debito pubblico perché contratto da regimi militari, e quindi non funzionale al benessere della popolazione, in aperto contrasto col Washington Consensus (le direttive del FMI, Banca Mondiale e Amministrazione federale Usa per i paesi in via di sviluppo) nel febbraio del 2007 Correa e il ministro dell’economia Ricardo Patino dichiarano che il governo non avrebbe rinnovato gli accordi sul debito col FMI[4].

L’immediata conseguenza fu il crollo del valore dei titoli di Stato equatoriani, con conseguente crisi monetaria, aggravata successivamente dalla crisi dei titoli USA del 2008.

Il 12 dicembre 2008 Correa dichiara ufficialmente la bancarotta dell’Ecuador provocata dal debito immorale contratto dalle giunte militari precedenti e si dichiara pronto ad accettarne le conseguenze.[5]. Le conseguenze non si fecero attendere: FMI, Banca Mondiale e Tesoro degli USA lo denunciano alla giustizia americana. Il processo, che avrebbe dovuto assurgere a simbolo della impossibilità di sottrarsi alla cricca del Washington Consensus e al volere di FMI, Banca Mondiale e Governo USA, si risolse in una manciata di minuti. La difesa dell’Ecuador chiese al giudice con quale diritto gli USA pretendevano che il governo eletto dell’Ecuador pagasse i debiti contratti dai precedenti governi tirannici quando gli Stati Uniti stessi, dopo aver occupato l’Iraq, non avevano ripagato i debiti contratti da Saddam Hussein perché giudicati debiti immorali. All’affermazione seguì un plico di documenti e di comunicazioni intercorsi tra i tre soggetti accusatori comprovanti quanto affermato dalla difesa. Al giudice non rimase altro che chiudere il processo per assenza di reato.

Ed ecco la domanda: chi aveva fornito a Correa i documenti che incastravano la triade nordamericana?

Sì, proprio lui, Julian Assange, il quale attraverso quelle carte dimostrava che gli USA stessi adottavano un doppio standard, ricorrendo alla scappatoia del debito immorale quando faceva comodo loro.

Le conseguenze della decisione di Correa sono sui giornali di tutto il mondo: il governo equatoriano riacquistò il 91% dei propri titoli di stato pagandoli dal 30 al 35% del valore nominale, con un risparmio di svariati miliardi prontamente investiti in opere pubbliche e sociali.

Forte dell’appoggio popolare, alle elezioni dell’aprile 2009 Correa otterrà il 52% dei voti[6].

Lo smacco subito dagli USA in qualche modo andava lavato e il 30 settembre 2010 le forze di sicurezza della Policia Nacional de Equador occupano gli aeroporti e il Palazzo del Parlamento. Correa dichiara lo Stato di Emergenza e accusa quei settori della polizia di Colpo di Stato. Ferito da un colpo di arma da fuoco, Correa si rifugia in ospedale dove riceve l’appoggio del capo dell’esercito. La sera stessa l’esercito, che gli è rimasto fedele, si scontra con i rivoltosi, libera il presidente che poco dopo si affaccia alla balconata del palazzo presidenziale e parla alla folla[7]. Il tentativo di tornare alla situazione ante Correa costò 8 morti e 274 feriti.

Col 57,17% dei voti l’otto febbraio 2013 Correa viene eletto Presidente per la terza volta e resterà a capo dell’Equador fino al 2017, quando verrà sostituito dal suo vice Lenin Moreno che, invece di continuare le politiche popolari di Correa, inizierà un piano neoliberista e cercherà l’abbraccio mortale con gli USA.

Cosa ha prodotto la politica socialista e di remissione del debito pubblico di Correa:

  • Tra il 2005 e il 2015 la povertà è diminuita dal 36,7% al 22,5%;
  • l’Indice di Gini, ovvero lo squilibrio tra la popolazione più ricca e più povera, è passato da 0,55 a 0,47;
  • l’Ecuador è diventato uno dei paesi più progressisti del sud America;
  • la spesa pubblica annuale è passata da 2 milioni a 150 milioni;
  • la spesa sanitaria è aumentata di cinque volte;
  • sono stati costruiti nuovi ospedali;
  • gli stipendi sono aumentati;
  • la mortalità infantile si è ridotta dal 24,4 per mille a 18,3 per mille;

Nel 2020 Rafael Correa è stato condannato ad otto anni di carcere per corruzione; vive in Belgio dove ha ottenuto asilo politico (la moglie è belga, anche i tre figli vivono in Belgio).

E Julian Assange?

Nel 2012, capito che a Londra stanno per catturarlo, chiede aiuto all’ex ministro del Tesoro dell’Ecuador Ricardo Patino, ora ministro degli esteri, che gli concede rifugio nell’Ambasciata di Londra.

Con l’avvento al potere di Lenin Moreno crollano gli appoggi diplomatici e Assange viene ceduto agli USA in cambio di un prestito di 4,2 miliardi che il FMI concede all’Ecuador.

L’Ecuador, che non ha una propria moneta ma usa il dollaro statunitense, ha ottenuto un prestito dal Fondo monetario internazionale. Non si può ottenere un prestito dal Fmi senza l’approvazione degli Stati Uniti, ha dichiarato John Shipton”[8], padre di Julian Assange.

Per rimarcare l’inversione di rotta Moreno ha anche concesso agli USA la base militare che Correa aveva loro tolto.

La “storia segreta” dei rapporti tra Correa e Assange dimostra che la libertà di parola e di informazione sicuramente infastidisce ma che il vero pericolo per i detentori del potere è perdere il controllo del Debito Pubblico, la leva monetaria che imprigiona gli stati, i popoli e obbliga i governanti ad accettare i diktat finanziari; ma dimostra anche che, volendo ci si può liberare dalle catene del debito perché tutti i popoli possono rifiutare il pagamento di debiti e interessi contratti da governi tirannici che non hanno realizzato il bene popolare[9].

Galileo Ferraresi e Leopoldo Salmaso

© agosto 2024 Leo & Leo

[1] Rafael Correa, Three essays on contemporaneous Latin American development. PhD thesis. University of Illinois at Urbana-Champaign, USA.

[2] La Repubblica di Ecuador mantenne il peso (moneta coloniale spagnola) dall’anno dell’indipendenza (1830) fino al 1884, quando passò a una moneta nazionale, il sucre che mantenne fino al 2000, anno in cui fu costretta ad adottare il dollaro USA come unica soluzione offerta dal FMI per uscire dalla grave crisi finanziaria.

[3] Rafael Correa, discorso del 27 aprile 2009.

[4] Pimental, Lester, “Ecuador, Calling Debt `Illegitimate,’ May Repay 40%”, Bloomberg.com, 18 gennaio 2007

[5] Anthony Faiola, Calling Foreign Debt ‘Immoral,’ Leader Allows Ecuador to Default, in The Washington Post, 13 dicembre 2008

[6] Stella Spinelli, Vittoria storica: Correa rieletto al primo turno, in PeaceReporter, 27 aprile 2009.

[7] Ecuador, rivolta forze dell’ordine. Correa ferito denuncia tentativo golpe, in Il Corriere della Sera, 30 settembre 2010. Ecuador declares state of emergency amid ‘coup attempt’, su bbc.co.uk, BBC News, 1º ottobre 2010.

[8] Quito, 29 aprile 2019 13:03 – Agenzia Nova

[9] Altre informazioni sul Debito Pubblico e Immorale e su come non pagarlo in: Galileo Ferraresi, Rimetti a noi i nostri debiti, e gli interessi, Youcanprint, Lecce, 2023


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