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Argentina: controllo dei prezzi inutile se si stampano troppi soldi…

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L’Argentina ha introdotto in sistema di controllo dei prezzi nel tentativo di limitare l’Inflazione. Un tentativo perfettamente inutile, quando si sabota il tutto con una politica monetaria non lucida.

Come nota Daniel Lacalle i “controlli sui prezzi” non abbassano l’inflazione e non l’hanno mai fatto. Generano solo scarsità di beni, miseria e azzeramento degli investimenti.

L’Argentina sarebbe  un paese ricco e aveva una base industriale, ma è stato impoverito fino alla miseria dalla politica monetaria e fiscale più eccessiva e  di confisca del Sud America. Al punto che, pur essendo un Eldorado ricco di gas e petrolio, rischia di non avere le risorse finanziarie minime per poterlo estrarre.

A marzo si stima che l’inflazione mensile raggiungerà il 5%, mentre l’inflazione annuale supererà il 52%. ecco un grafico che presenta bene la situazione

Il presidente Fernandez afferma che ” 40 punti di inflazione sono nostri e 10 sono per la guerra in Ucraina“. Però con la guerra in Ucraina l’Argentina, esportatore e produttore di grano, soia, mais e carni, dovrebbe non impoverirsi, ma arricchirsi. Sarebbe poi sufficiente investire e sfruttare le risorse energetiche presenti, magari in collaborazione con terzi, per poter evitare, o limitare, l’inflazione energetica. Però ciò non accade.

Il problema sono i sussidi popolari finanziati dalla stampa incontrollata di valuta. La monetizzazione della spesa pubblica completamente ipertrofica è la causa dell’inflazione, perché non collegata alla crescita della ricchezza reale, ma solo all’opera della pressa.. L’aumento dell’offerta di moneta in pesos – pesos stampati, massa monetaria M0 – ben al di sopra delle necessità dell’economia reale ed è la causa fondamentale dell’inflazione. Basta vedere come la massa monetari M0, cioè le banconote, siano cresciute

E confrontate questa massa monetaria con l’andamento del PIL argentino reale, non poteva andare diversamente…

Perché l’Argentina ha un’inflazione del 52%, quasi cinque volte superiore a quella dei paesi sudamericani a lei paragonabili? Per aver distrutto il peso argentino stampando senza controllo.

L’Uruguay, vicinissimo, ha un’inflazione dell’8,5%, la Colombia dell’8% e il Cile del 7,8%.
Secondo la Banca centrale argentina, al 30 marzo l’aumento della base monetaria dal 2017 è del 352%. Negli ultimi dieci anni è una cifra folle, con un incremento del 1.484%. Solo quest’anno l’aumento della base monetaria supera il 38,5%.

L’Argentina aumenta la sua base monetaria più di sette volte di più rispetto a quanto fa la Federal Reserve negli Stati Uniti e lo fa con una domanda globale, locale e internazionale in diminuzione. Questa svalutazione derivante dall’eccesso di stampa monetaria  non aiuta però gli esportatori, che non riescono a capitalizzare riserve in valuta, perché queste vengono convertite in pesos entro cinque giorni.

Il governo e la banca centrale dell’Argentina ne sono la causa. Non solo la spesa pubblica sale alle stelle senza una reale redditività economica e soffoca i settori produttivi ed esportatori con la disastrosa trappola del tasso di cambio, ovvero il furto delle riserve degli esportatori. La cosa peggiore è che ignorano la realtà empirica: la domanda di pesos dentro e fuori l’Argentina è crollata per anni, per cui stampano solo della cartaccia. Bisogna legare nuovamente il pesos all’economia reale.

 


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