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Anche la Slovacchia studia i reattori nucleari modulari finanziati dagli USA. Perché è impossibile da noi

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Il Ministero dell’Economia e Slovenské elektrárne, la società elettrica nazionale,  hanno firmato un memorandum di cooperazione con una serie di partner del settore energetico per sostenere lo sviluppo di piccoli reattori modulari (SMR) in Slovacchia, anche attraverso la richiesta di finanziamenti da parte del Progetto Phoenix degli Stati Uniti.
Gli altri firmatari del memorandum sono stati US Steel Košice, il Sistema di Trasmissione Elettrica Slovacco, VUJE, l’Ufficio di Supervisione Nucleare e l’Università Tecnica Slovacca di Bratislava.

Ora sarà presentata una richiesta di finanziamento al Progetto Phoenix del governo statunitense, annunciato l’anno scorso dall’inviato americano per il clima John Kerry alla COP27, che ha l’obiettivo di “accelerare la transizione energetica pulita globale fornendo assistenza tecnica per sostenere il processo decisionale sulla conversione di una o più centrali elettriche a carbone in una produzione di energia nucleare SMR sicura e a zero emissioni di carbonio”.

Il progetto Phoenix è una forma astuta di colonizzazione economica e tecnologica americana mascherata da ecologismo: con la scusa del calo di emissione di CO2 tramite l’applicazione di progetti nucleari a tecnologia statunitense, comee gli SMR; il governo finanzia la propria industria nucleare e la spinge verso progetti innovativi che la tengono all’avanguardia, il tutto con il beneplacito della UE.

La Commissione ha invitato i Paesi dell’Europa orientale e della regione eurasiatica a presentare domanda di partecipazione entro il 15 giugno 2023. Il progetto rientra nel programma Foundational Infrastructure for the Responsible Use of Small Modular Reactor del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, in collaborazione con il programma pubblico-privato Small Modular Reactor del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, “che mira a promuovere la cooperazione transatlantica per lo sviluppo degli SMR in Europa e in Eurasia”.

Secondo il Ministero dell’Economia della Repubblica Slovacca, insieme a Slovenské elektrárne, che possiede le centrali a carbone di Vojany e Nováky, la richiesta congiunta è per una sovvenzione di 2 milioni di euro (2,16 milioni di dollari).

Branislav Strýček, amministratore delegato di Slovenské elektrárne, ha dichiarato: “Garantire una quantità sufficiente di energia stabile per la Slovacchia e allo stesso tempo proteggere l’ambiente sono gli obiettivi principali di noi operatori del settore energetico”. Ciascuno dei firmatari del memorandum possiede importanti capacità, che stiamo combinando per essere in grado di raggiungere questi obiettivi. Crediamo che la costruzione di nuove tecnologie, tra cui i piccoli reattori modulari, sia parte della soluzione al nostro fabbisogno energetico. La firma del memorandum è il primo passo per iniziare a capire se queste tecnologie sono adatte alla Slovacchia.

“La domanda di elettricità crescerà, sia da parte delle famiglie che dell’industria. Le fonti rinnovabili sono una parte importante del nostro futuro energetico, ma sono le tecnologie nucleari a garantire forniture stabili e sicure alla rete. I piccoli reattori modulari non sono destinati a sostituire le fonti nucleari esistenti. Dovrebbero sostituire le centrali a carbone ed essere un’altra fonte di un mix energetico stabile e privo di emissioni di carbonio e dell’autosufficienza della Slovacchia”.

La Slovacchia ha quattro reattori nucleari – le unità 1 e 2 di Mochovce e le unità 3 e 4 di Bohunice – in funzione commerciale, che generano metà dell’elettricità del Paese. L’unità 3 di Mochovce è stata collegata alla rete a febbraio, mentre l’unità 4 è in costruzione. All’inizio di quest’anno è stata presentata all’Autorità di regolamentazione nucleare slovacca una richiesta di autorizzazione per la costruzione di una nuova centrale nucleare vicino all’attuale impianto di Bohunice, da parte di Jadrová Energetická Spoločnosť Slovenska, una joint venture tra la società slovacca di gestione dei rifiuti radioattivi JAVYS e l’azienda ceca ČEZ.

Secondo Slovenské elektrárne, la decarbonizzazione dell’industria, l’aumento dell’elettrificazione e la chiusura delle centrali a carbone “faranno sì che la Slovacchia abbia bisogno di circa 2,6 TWh di elettricità in più all’anno” e un SMR potrebbe contribuire a soddisfare questa domanda.

Quindi, con l’astuto aiuto finanziario americano, la Slovacchia studia l’applizazione di SMR, reattori nucleari modulari, che dovrebbero garantire una fornitura economica di energia tecnologicamente avanzata, con la generazione di posti di lavoro altamente qualificati. Questa forma di progetti sarebbe disponibile anche in Italia. Perché non viene applicata? Perché fra NINBY e disoccupati protestatari di professione ci vorrebbero dieci anni di discussione prima di realizzare qualcosa. …

 


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