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Alternativa per l’Italia: approfondimento dei punti programmatici. 1. Ripristino delle originarie garanzie costituzionali

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Poiché riteniamo che il programma del movimento Alternativa per l’Italia meriti un’approfondimento per poterne valutare pienamente il valore e le implicazioni, inizia da oggi un ciclo di post dedicati ai singoli punti.

1. Ripristino delle originarie garanzie costituzionali

La questione è semplice: con l’entrata nell’Europa e nell’euro l’Italia ha dovuto fare una scelta implicita: continuare a perseguire e sostenere il programma sociale ed economico della Costituzione, o seguire e sostenere il diverso assetto previsto dai Trattati europei. Come ormai dovrebbe essere chiaro a molti, le due cose sono inconciliabili ed antitetiche: non è possibile sostenere la UE e contemporaneamente difendere la nostra Costituzione. Chiunque asserisca il contrario, come molti politici fanno, o è totalmente all’oscuro di quanto chiede la nostra Carta fondamentale, o è in malafede.

Il dettato degli articoli fondamentali e segnatamente 1, 2, 3, 4, 9 e 11 e quelli della parte economica (dal 35 al 47) per essere attuati hanno bisogno di uno Stato che coordina, controlla e regola l’attività dei singoli, delle banche e degli imprenditori nell’interesse della crescita economica e sociale del Paese, hanno bisogno di spesa pubblica per la promozione delle arti, delle scienze, per lo sviluppo dell’istruzione e soprattutto perché sia  garantito il lavoro. Sono articoli che chiamano alla cooperazione fattiva tutti i cittadini e che impongono un limite allo sfruttamento del lavoro dipendente, attraverso il concetto di dignità dello stesso e soprattutto della sua remunerazione, che non può mai essere inferiore ad un livello che permetta la formazione di una famiglia ed il suo decoroso mantenimento.

La costituzione prevede uno Stato con pieni poteri fiscali e sovranità monetaria, uno Stato che ha un programma da attuare, ovvero eliminare le disuguaglianze, i vincoli e gli ostacoli alla piena realizzazione dell’individuo ed alla sua partecipazione attiva alla vita sociale, politica ed economica del Paese. Uno Stato che può decidere liberamente di limitarsi per il fine della pace e fratellanza fra i popoli, ma che non può cedere i propri poteri ad un Ente sovrastatale, poiché deve garantire il perseguimento della crescita e della piena occupazione e per far ciò deve essere libero di decidere la propria politica fiscale ed economica. Il fulcro dell’attività democratica di decisione e regolamentazione è quindi il Parlamento, dove le diverse forze rappresentate discutono e trovano una sintesi per emanare le regole della vita sociale ed economica.

La Costituzione vuole che il risparmio sia tutelato, perché frutto del lavoro, e che l’attività bancaria sia effettuata a favore e non contro il risparmiatore e l’investitore. Vuole che le tasse rispettino la capacità del contribuente di partecipare ai costi dei servizi per la comunità e non siano un peso intollerabile che colpisce qualsiasi evento possa avere una valenza economica.

Tutto questo è in insanabile contrasto con quanto vuole l’Europa.

Per i Trattati gli Stati ed i cittadini devono competere l’un l’altro per prevalere, lo Stato non deve intervenire ed aiutare, neanche in momenti di difficoltà, le banche centrali, guidate dalla BCE devono perseguire la stabilità dei prezzi, anche se questo contrasta con l’interesse dei loro Paesi, il rigore dei conti diventa un principio astratto che piega a sé ogni politica di sviluppo. Il lavoratore deve essere adattabile al ciclo economico ed il suo salario è solo una voce nei costi di produzione che deve essere flessibile e scendere quando è quanto serve. In nome delle regole di bilancio si devono sacrificare posti di lavoro, crescita economica, diritti sociali dei più deboli, sanità, istruzione, giustizia. La politica ed i Governi non sono altro che una cinghia di trasmissione di leggi e regole decise dai burocrati europei e devono agire con velocità sacrificando la democraticità della discussione e della successiva emanazione di una legge da parte del Parlamento: da qui l’abolizione di Camere e la trasformazione del potere legislativo in un’assemblea di mera ratifica.

Come si vede sono due concezioni diverse ed antitetiche: quello che Alternativa per l’Italia vuole è ridare il suo posto di legge fondamentale a quel sistema che garantisce il migliore e più armonico sviluppo sociale e personale dei cittadini italiani.

E non è difficile capire qual’è.


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