Attualità
Alternativa per l’Europa, una Confederazione Europea
Ricevamo e pubblichiamo questo intervento interessante ed originale di Marcello Caroti
Quando si iniziò a parlare dell’Euro, oltre agli entusiasti (come me), vi erano non pochi commenti nella stampa che esprimevano seri dubbi circa la fattibilità del progetto. L’argomento principale era che una sola moneta non avrebbe consentito di gestire una politica monetaria adatta a tutti i membri del club. Questi dubbi erano sensati ma furono ignorati dalle autorità europee e non impedirono che si proseguisse nel progetto dell’unione. Io penso con ragione perché non era questo il problema. I veri problemi furono completamente ignorati, chi vi scrive non ne ha mai sentito parlare ed è per questo che si è deciso a scrivere questo articolo.
Quando hanno pensato all’Euro le autorità europee non hanno previsto il fallimento (default) degli enti pubblici europei: stati, regioni, provincie, comuni, eccetera.
La realtà, su questo pianeta, è che tutte le entità che possono fare debiti possono andare fallite e inoltre, sempre su questo pianeta, tutto ciò che può succedere prima o poi succederà.
Lo stato federale americano ha previsto una legislazione per gestire queste situazioni che richiedono leggi molto diverse rispetto al fallimento delle società private: il Capitolo 9. E’ normale in America che stati, contee o città facciano ricorso al Capitolo 9 per essere protette dai loro creditori.
E’ una facile osservazione notare che nei loro 150 anni di vita la Grecia è fallita 8 volte e l’Italia 3 (o 4 non ricordo); cioè si sono trovate, più volte, in tali difficoltà finanziarie che non hanno pagato i loro debiti. Noi non sappiamo degli altri paesi ma ci sembra che quasi tutti, nelle loro storia secolare, abbiano fatto default una o più volte. Questa amnesia degli europei è ancor più sbalorditiva se si considera che entrando nell’Euro si aumentava a dismisura la probabilità di un fallimento di quei paesi che erano abituati a svalutare le proprie monete.
Il fallimento di stati sovrani provoca un contenzioso che va avanti per anni a costi molto elevati e nella più completa mancanza di “certezza del diritto”. Ci sono degli hedge fund che acquistano il debito di stati falliti a prezzi irrisori e iniziano una serie di cause contro lo stato fallito fino a farsi pagare cifre importanti.
Quanto sopra è per mandare un avviso agli europei: non fate i pazzi, può costare molto caro.
Ma il problema è che la pazzia oramai è stata fatta: l’euro ha tolto ai paesi europei la possibilità di stampare valuta senza dar loro la possibilità, in caso di default, di essere protetti dai propri creditori per mezzo di una procedura di fallimento amministrata a livello europeo.
Dobbiamo inoltre aggiungere che quando vari soggetti si costituiscono in una associazione ove mettono assieme tutti i loro averi e tutti i loro debiti, è pratica corrente che alcuni professionisti che godono della fiducia di questi attori, facciano l’inventario dei loro averi e, soprattutto, dei loro debiti.
Anche questo gli europei non l’hanno fatto. Non è stato costituito, iniziando qualche anno prima dell’euro, un ente e una procedura che controlli e certifichi i debiti di tutte le amministrazioni pubbliche europee consolidandole a livello nazionale; ci si è fidati di quello che “si sapeva” e questo ha consentito all’Italia e alla Grecia di mentire, imbrogliare, nascondere con manovre finanziarie oscure e pericolose la loro pessima situazione finanziaria. Così sono riusciti a entrare: tutti questi imbrogli per arrivare a vincere … una colossale fregatura!
L’ultima mancanza degli europei è stata non aver centralizzato presso la banca centrale europea tutte le funzioni di sorveglianza di tutte le banche europee prima di lanciare l’Euro. E’ semplicemente logico che in presenza di una moneta comune tutte le funzioni di sorveglianza delle banche devono essere eseguite da un solo ente europeo e in base a una sola normativa europea. Infatti è successa una cosa prevedibile e cioè gli stati in crisi hanno cercato di scaricare sulle banche i loro problemi finanziari obbligandole a comprare i loro titoli, in questo modo hanno messo in pericolo la solidità delle banche e hanno drenato i finanziamenti dall’economia produttiva aggravando la crisi. C’era da aspettarselo, i governi disperati fanno cose disperate: questa è una ricetta per un disastro finanziario di dimensioni storiche.
Se la genesi dell’Euro è stata una follia, la reazione degli europei ai problemi che ne sono seguiti non è stata migliore. A nessuno è venuto in mente di analizzare le origini dell’euro per tentare di comprendere le cause del disastro: evidentemente i nostri eurocrati non vogliono neanche contemplare la possibilità che loro si possano sbagliare. Tutti hanno dato la colpa a qualcun altro e spesso con ragione ma è inutile dare la colpa a qualcuno quando si usa uno strumento strutturalmente viziato.
Noi preferiamo illustrare una certa evoluzione di pensiero che si sta affermando in Europa.
Ogni tanto sentite dire che “c’è bisogno di più Europa!”. Questi slogan servono a nascondere l’incapacità degli europei di comprendere il problema che dovrebbero risolvere e a mascherare un progetto che vorrebbe costringere i paesi finanziariamente solidi a finanziare i paesi finanziariamente deboli. Vorrebbero mettere in piedi una struttura che possa forzare un sistematico trasferimento di ricchezza verso i paesi ladri e spreconi. Questo è chiamato “solidarietà” e, incredibile ma vero, gli eurocrati pretendono essere questo il “federalismo”.
In poche parole, il modello verso il quale l’Europa vorrebbe avviarsi è il Modello Italia, perché questa è la struttura della repubblica italiana. Per le persone sane di mente questa non è solidarietà, questo è un sistema per allevare popoli di parassiti cronici.
Nonostante il disastro prodotto dal “modello Italia” in Italia gli eurocrati pretendono essere questa la giustificazione profonda dell’Unione Europea, questo è il vero scopo del federalismo: aiutare i più “deboli”!
Per le persone sane di mente questa è l’etica dei pervertiti.
Questo (la cosiddetta “solidarietà”) è un problema culturale ed etico che è stato prodotto da duemila anni di cristianesimo e quindi non è facile da affrontare e molto difficile da curare, comunque, come potete vedere non è una patologia specifica degli italiani. Quindi, non solo l’Europa non spinge l’Italia sulla strada del buon governo ma, addirittura, la vuole imitare.
Un altro elemento particolarmente offensivo è il pretendere che questa struttura sia la realizzazione del federalismo. E’ esattamente il contrario.
Il federalismo è una struttura politico-amministrativa, uno sviluppo culturale, una convinzione etica che consente a popoli simili ma con alcune differenze esistenziali di associarsi in una struttura statale senza perdere la propria individualità e senza rinunciare alla ricerca e sperimentazione di formule proprie di buon governo.
Per fare questo è indispensabile che ognuno sopporti le conseguenze delle proprie azioni.
In una struttura federale ogni livello politico-amministrativo deve avere una capacità impositiva compatibile con le funzioni che deve servire e deve avere una certa autonomia nella ricerca dei metodi di governo in modo che ognuno possa sperimentare politiche diverse. E’ ovvio che questo comporta che alcune di queste entità possano andare fallite, cioè si trovino nella impossibilità di rimborsare i debiti contratti. E’ quindi indispensabile che sia costituita una procedura per gestire queste evenienze in modo che il costo di questo fallimento cada interamente sull’entità che è andata fallita e sui suoi creditori, non sui contribuenti delle altre entità. Sono necessarie leggi e tribunali che regolino queste procedure, ma è innanzitutto indispensabile che l’Unione Europea si dia delle regole ferree e inequivocabili che proibiscano di scaricare i problemi finanziari di una qualunque entità politico-amministrativa sulla comunità o sugli altri stati.
In altre parole, l’Europa deve abolire quella schifezza che chiamano “solidarietà”.
L’Europa questo non lo ha fatto prima di lanciare l’Euro. Sembra che, in un delirio di onnipotenza, gli eurocrati abbiano deciso che con l’Euro nessun paese europeo potrà più fallire perché loro farebbero intervenire la “solidarietà” e questo paese sarebbe salvo. Di fatto la Grecia è andata fallita e lo ha fatto malamente attraverso decisioni “politiche” al di fuori della legge perché non c’è alcuna legge; e così gli eurocrati pensano si possa andare avanti.
In effetti la Merkel avrebbe suggerito che tutti i paesi Euro debbano sottoporre i propri bilanci a un qualche sciamano europeo che, essendo dotato di poteri magici, dovrebbe approvare o meno i bilanci in modo che nessuno andrebbe più fallito. Noi ci vergogniamo a commentarla, anche perché non sappiamo quali punizioni verrebbero inflitte ai paesi lazzaroni, bacchettate sulle dita o dietro la lavagna con la faccia al muro? Questo è quello che ci si può aspettare da una brava signora allevata nella Germania comunista.
Sembra che l’Europa sia avviata verso un neo-statalismo ottuso, arrogante e ignorante solamente per salvare l’Euro.
Noi pensiamo che questo neo-statalismo non salverà comunque l’Euro perché questa cosiddetta “solidarietà” non può durare a lungo in Europa. In Italia è durata così tanto per due caratteristiche tipiche dell’animo italiano: un feroce nazionalismo e una cultura catto-comunista fradicia.
In Europa non esiste un nazionalismo europeo e la cultura dominante in Europa, che si potrebbe definire cristiano-progressista, è molto meno opprimente e paralizzante del catto-comunismo. Non pensiamo che i paesi nordici siano disposti a dissanguarsi né che i paesi meridionali siano disposti a sopportare il degrado delle loro economie e ridursi a fare i terroni dell’Europa tirando a campare con la “solidarietà” dei nordici.
I paesi meridionali sono fortemente nazionalisti e orgogliosi e i nordici sono molto attenti al denaro e ai propri diritti: entrambi non accetteranno questa situazione per molto tempo.
Il dramma che vediamo in questa evoluzione del pensiero europeo è che non solo non salverà l’Unione Monetaria ma distruggerà l’Unione Europea.
Il problema di fondo dell’Europa è l’ostilità degli europei verso il federalismo.
Uno dei problemi è che gli europei sono gli eredi di Napoleone e del Kaiser, loro adorano comandare, ordinare, progettare, decidere. Detestano e diffidano nel loro intimo di un sistema che lascia alle realtà locali l’iniziativa e la possibilità di cercare per conto proprio una migliore formula di governo: “dove andremo a finire con tutta questa libbertà!”
Un altro problema è che gli europei sono vittime di una cultura cristiano-progressista che considera anatema un sistema che automaticamente premia i migliori e penalizza i peggiori fino al fallimento. E’ una cultura che aborrisce le differenze e ha un culto religioso per un governo che faccia diventare tutti uguali. In fondo loro disprezzano la ricerca del benessere e del successo economico, loro detestano il danaro: “lo sterco del demonio!”.
A questa ostilità emotiva va aggiunta l’incapacità intellettuale di capire che un sistema federale, mettendo in competizione i vari stati consente di imitare i migliori con enorme vantaggio per tutti. I paesi falliti si possono riprendere e conquistare anche loro un posto al sole.
Noi qui non vogliamo negare che sistemi dirigisti o statalisti hanno avuto, in certe circostanze, dei notevoli successi. Ma in questa circostanza, una Unione Europea, solo una struttura confederale può funzionare. Decine di paesi che sono stati indipendenti e sovrani da secoli non possono essere impacchettati in una struttura dirigista o statalista: non può funzionare.
Purtroppo l’Unione Europea è iniziata malamente senza un progetto di confederazione perché i paesi aderenti non avrebbero accettato un programma che avesse previsto una sostanziale perdita di sovranità e così, alla fine dopo 50 anni, hanno messo assieme un’unione talmente impicciona, oppressiva e liberticida che nessuna confederazione avrebbe mai prodotto.
L’Euro è una follia che questa Unione Europea non si poteva permettere perché non è partito da una struttura confederale già costituita e collaudata.
L’Unione Europea è iniziata perché gli europei vi hanno contribuito con un enorme capitale politico di “buona volontà”. Di fronte alla tragedia delle due guerre mondiali hanno trovato la forza per iniziare un percorso verso un’unione che eliminasse per sempre la possibilità di una guerra. Per avere un’idea di quanta “buona volontà” fosse necessaria considerate che questo non è mai stato fatto in tutta la storia dell’umanità. Pensate, nessuno lo ha mai fatto prima di noi!
Purtroppo la buona volontà non è sufficiente, è indispensabile anche un poco di cervello e gli europei questo cervello non ce l’hanno e non sono riusciti a selezionare una classe politica sufficientemente evoluta da comprendere il federalismo. Quello che sta succedendo è che questi eurocrati stanno distruggendo l’enorme capitale politico di “buona volontà” degli europei e non sarà facile ricostruirlo se non ci avviamo sulla strada giusta. Sognavamo un robusto cavallo da lavoro e quello che oggi abbiamo sotto i nostri occhi è una balena spiaggiata.
Purtroppo nessuno in Europa ha riflettuto su quanto successo per analizzare le cause del disastro e quindi non esiste alcuna voce che reclami un federalismo. Eppure nel bel mezzo dell’Europa c’è un paese ove la confederazione è stata sperimentata con un notevole successo: la Svizzera. Pensate che funziona da mille anni nonostante si trovi nel centro dell’Europa, una posizione decisamente pericolosa. Possibile che a nessuno sia venuto in mente di studiarla e imparare?
Le uniche voci che si levano contro l’Unione Monetaria lo fanno per chiedere di uscire (o far uscire qualcun altro). Questa è una follia, uscire per fare cosa? Se non si è compresa la causa del disastro, a cosa serve uscire? Si pensa forse di tornare a vent’anni fa e riprendere il serpentone monetario? O addirittura tornare a cinquant’anni fa per ritrovarci tutti da soli? Chi propone di uscire dovrebbe dirci quale nuova forma di Unione si dovrebbe costruire dopo essere “usciti”. Il fior fiore della intellighenzia economica mondiale sta versando fiumi d’inchiostro per proporre il metodo migliore per uscire o far uscire gli indesiderati, ma nessuno ci dice per poi fare cosa. Purtroppo questo dibattito è viziato dal fatto che oggi la sola forza che tiene assieme questa unione è la paura di uscire. Infatti il dramma è che lasciare l’unione è complicato e comunque molto traumatico: un salto nel buio che fa paura perché l’Euro è una trappola gigantesca da dove è molto difficile uscire.
A questo punto a noi non resta che suggerire come uscire da questa impasse nel modo meno traumatico possibile ma non per ritrovarci da soli, l’uscita deve essere finalizzata a realizzare una nuova unione.
Immaginiamo per un attimo l’Utopia, cioè che gli europei siano diventati svizzeri, abbiano recepito i principi etici che sono alla base di un’organizzazione confederata e si siano liberati della loro “solidarietà”.
I paesi tripla A escono da questa unione e iniziano un nucleo di Confederazione Europea con un’altra valuta, l’Euro 2.0. Sono i paesi solidi che devono lasciare questa unione, non i deboli. L’uscita dei paesi forti non provoca l’effetto domino e loro possono permettersi il costo del cambio di valuta e possono affrontare l’inevitabile rivalutazione con relativa perdita di competitività. L’Euro si svaluta sensibilmente e consente ai paesi lazzaroni di rimettere in sesto le proprie finanze; col tempo, quando saranno maturi, potranno entrare nella Confederazione Europea che sarà pur sempre una decisione politica ma sarà fatta nella completa trasparenza e sarà inutile imbrogliare. Se la Confederazione funziona con i principi esposti in questo articolo, un eventuale imbroglio sarebbe immediatamente avvertito dai mercati e questo paese andrebbe fallito velocemente.
L’utilità di una struttura confederata è che elimina l’arbitrio delle decisioni “politiche” e obbliga i lazzaroni a imitare i buoni.
Non esiste altro metodo o altra struttura che possa obbligare paesi con una finanza allegra come l’Italia o la Grecia a cambiare vita, è una evoluzione che avviene nello spazio di una o più generazioni e deve essere forzata da una struttura che non consenta di deviare dalla retta via.
La situazione dell’Italia è così speciale che necessita di un discorso a parte. Un anno fa, un bell’articolo su Der Spiegel ci ha informato di come il governo Prodi abbia imbrogliato falsificando i dati di bilancio italiani per “convincere” il cancelliere Kohl che l’Italia si stava avviando sulla retta via. Nonostante l’imbroglio fosse palese, per dei motivi che non conosciamo, il cancelliere decise comunque di far entrare l’Italia nell’Euro regalandoci così una colossale fregatura.
Il problema dell’ingresso dell’Italia era comunque impostato male perché non solo la situazione finanziaria del paese non consentiva di entrare nell’Euro ma la stessa struttura del paese era, ed è, incompatibile con una moneta comune.
E’ un fatto che al momento di entrare nell’Euro l’Italia era arrivata a essere l’ottavo paese esportatore al mondo, un successo strabiliante che è stato ottenuto con la sistematica svalutazione della lira.
Il punto è che questo successo non sarebbe stato possibile altrimenti. Questo è dovuto essenzialmente a due problemi strutturali dell’Italia: una cultura catto-comunista grottesca e un meridione rapace. La repubblica italiana è riuscita a mantenere il paese unito, sia da un punto di vista sociale che geografico, grazie a un sistematico trasferimento di ricchezza tra le classi sociali e le regioni; interrompere questo trasferimento avrebbe implicato la frattura del paese. Con l’entrata nell’Euro il declino dell’Italia era inevitabile. Il problema dell’Italia è che, a prescindere dal fatto che l’Euro sia più o meno un’idiozia, questo paese non può partecipare a nessuna unione monetaria. Anche in questo caso, se l’Europa avesse avuto una struttura confederale, sarebbe stato possibile far entrare, in tempi diversi, due o tre macroregioni italiane in un’unione monetaria.
Marcello Caroti
By GPG Imperatrice
Mail: [email protected]
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