Attualità
ADESSO VI SPIEGO IL JOBS ACT E I MOTIVI CHE HANNO INDOTTO MATTEO RENZI AD IMPORRE LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO (di Giuseppe PALMA)
Non mi fermo neppure a ferragosto! Quindi, fosse solo per solidarietà nei confronti di uno che ama per davvero il suo Paese, dovete leggere questo mio articolo. L’ho scritto per Voi!
Sarò schietto, breve e diretto, in modo tale che tutti possano finalmente comprendere cos’è il Jobs Act, per quale motivo è stato adottato e quali sono (saranno) i suoi effetti.
Partiamo dal presupposto, tutt’altro che secondario, che la riforma del mercato del lavoro si è resa necessaria (se non addirittura indispensabile) a causa di una moneta unica totalmente sbagliata: l’€uro, essendo un accordo di cambi fissi, rende impossibile a ciascuno Stato dell’Eurozona di fare ricorso -in periodi di recessione – alla leva della svalutazione monetaria (obiettivo ugualmente raggiunto col Quantitative Easing che, tuttavia, è cosa ben diversa dalle svalutazioni competitive del passato che riguardavano il singolo Stato e la singola moneta). Cio’ detto, allo scopo di tornare ad essere competitivi, non potendo svalutare la moneta ciascuno Stato della zona €uro è costretto a SVALUTARE IL LAVORO, quindi a ridurre i salari e a contrarre le garanzie (contrattuali e di legge) del lavoratore!
Se avete ben compreso questo concetto, vi sarà molto più semplice capire il Jobs Act e il perché Matteo Renzi ha imposto al Parlamento – a ritmi serrati – la sua approvazione (per giunta attraverso lo strumento della Legge delega).
Il Jobs Act (Legge n. 183/2014 più i successivi decreti attuativi del marzo 2015) è un contratto unico a tempo indeterminato e a tutele crescenti che però di INDETERMINATO ha solo il nome, infatti si tratta di un contratto a “PRECARIETA’ GENERALE E A VITA”. E adesso vi spiego il perché:
A) Nel caso dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo (es. cause economiche) il datore di lavoro potrà liberamente licenziare il lavoratore senza rischiare di dover essere obbligato – nel caso in cui il giudice del lavoro accertasse e dichiarasse l’illegittimità del licenziamento – a reintegrarlo! L’unica tutela di cui gode il lavoratore è quella cosiddetta obbligatoria (risarcitoria) che oscilla da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mensilità, soluzione addirittura peggiorativa rispetto a quella prevista dalla Legge Fornero (Legge n. 92/2012) che, oltre a non abrogare del tutto la tutela reale (reintegro), prevedeva una migliore tutela obbligatoria per il lavoratore (da 12 a 24 mensilità);
B) Nel caso dei licenziamenti per giustificato motivo soggettivo o per giusta causa (es. licenziamenti disciplinari) il giudice del lavoro – qualora accertasse e dichiarasse l’illegittimità del licenziamento – può accordare al lavoratore (al pari di quanto avviene per i licenziamenti per g.m.o.) la sola tutela obbligatoria (sempre nella misura da 4 a 24 mensilità). L’unica ipotesi di tutela reale rimasta è quella in cui il giudice accerti l’INSUSSISTENZA del fatto materiale contestato al lavoratore (in tal caso il lavoratore, se lo richiede, ha diritto ad essere reintegrato). In caso invece di sproporzionalita’ tra fatto contestato e licenziamento, il giudice dovrà limitarsi ad accordare la sola tutela obbligatoria!
Per dirla con parole povere, il datore di lavoro potrà licenziare il lavoratore come e quando gli pare, anche perché non rischia più la condanna al reintegro (fatte salve le pochissime ipotesi residuali).
Quanto premesso rende il nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato (introdotto col Jobs Act) una vera e propria FARSA! Non esiste stabilità del lavoro se il lavoratore può essere licenziato in ogni momento senza godere della tutela reale! L’indeterminatezza della durata del rapporto lavorativo scritta nella Legge e sul contratto di lavoro è – nella sostanza – una PRECARIETA’ A TEMPO INDETERMINATO!
Nonostante questa nuova tipologia contrattuale (che svaluta il lavoro) sia in vigore dal 7 marzo di quest’anno, al 30 giugno – secondo i dati diffusi dall’ISTAT il 31 luglio – il tasso di disoccupazione è tornato a salire raggiungendo quota 12,7%, mentre quello di disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli inaccettabili (44,2%). E tutto questo nonostante il Jobs Act, il Quantitative Easing e il basso prezzo del petrolio! Circostanze che mi portano a pensare che siamo governati da incoscienti o da criminali!
E concludo: al netto della propaganda di regime, il Jobs Act fa tornare indietro il lavoro di ben 150 anni!
P.S. il PIL italiano, nel secondo trimestre 2015, registra un misero +0,2% (dopo tre anni consecutivi di recessione). La Grecia, che fino alla metà di luglio rischiava il default, registra (sempre nel T2) un PIL quattro volte superiore al nostro (+0,8%)! Mi astengo, per il momento, da ogni commento!
Giuseppe PALMA
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