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Acciaio, l’UE prepara la stangata sulle importazioni, ma basterà a fermare il calo dei prezzi?

Prezzi dell’acciaio: l’UE dichiara guerra alle importazioni. Con dazi raddoppiati e quote tagliate del 47%, Bruxelles cerca di salvare le acciaierie, ma l’industria teme un monopolio e l’incognita CBAM. A pagare potrebbe essere tutta l’economia del Vecchio Continente

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Sembra regnare la calma sul mercato europeo dei coil laminati a caldo (HRC), con i prezzi che navigano a vista, sostanzialmente fermi da un paio di settimane. Le acciaierie del Nord Europa provano a tenere la linea dei 580-600 euro a tonnellata (EXW), anche se, a quanto pare, la realtà delle negoziazioni si attesta più vicina ai 570 euro.

Il problema è che, mentre a Bruxelles si discute, i porti europei (come quelli olandesi) vengono inondati da materiale d’importazione. Parliamo di consegne negoziate in estate, provenienti principalmente dal Sud-Est asiatico (Malesia, Indonesia), che sbarcano a prezzi stracciati: 490-500 euro a tonnellata (CFR). “Sta arrivando un’enorme quantità di prodotti”, ha candidamente ammesso un trader.

Per chi non fosse del mestiere, i coil laminati a caldo non sono un prodotto di nicchia. Sono la base per un’infinità di applicazioni: dall’edilizia ai tubi saldati, e servono anche come materia prima per i laminati a freddo (che viaggiano con un premium price di circa 100 euro in più). Se il prezzo di questa materia prima crolla, o se il mercato è inondato da importazioni a basso costo, l’intera filiera siderurgica europea va in sofferenza.

Questo contrasto fra prezzi d’importazione e quelli di produzione nel Nord Europa, dove, fra l’altro, l’energia costa poco, viene a mostrare il grosso problema in cui si trova l’Europa.

La “cura” della Commissione: un colpo di scure

Di fronte a questa situazione, la Commissione Europea ha deciso che è ora di tirare fuori l’artiglieria pesante. All’inizio di ottobre, l’esecutivo UE ha presentato una proposta di revisione delle misure di salvaguardia (quelle attuali scadrebbero nel 2026) che assomiglia più a un blocco navale che a una negoziazione.

Cosa prevede il piano?

  1. Raddoppio dei Dazi: L’attuale dazio all’importazione (già un robusto 25%) verrebbe raddoppiato al 50%. Un muro, che viene a imitare quello voluto da Trump per gli USA.
  2. Taglio drastico delle Quote: I volumi di importazione esenti da dazi verrebbero letteralmente falcidiati, passando dagli attuali 34,5 milioni di tonnellate a 18,3 milioni. Un taglio netto del 47%.
  3. Tracciabilità “Fusione e Colata”: Per evitare i “furbetti” che triangolano l’acciaio, l’UE vuole requisiti più stringenti per certificare dove il metallo è stato fuso e colato.

Una volta promulgata, la legislazione entrerebbe in vigore in soli 20 giorni. C’è solo un piccolo dettaglio che gli operatori di mercato si stanno chiedendo: quando voterà esattamente il Parlamento europeo? Un trader ha chiosato: “Questa è la domanda da un milione di dollari”.

Laminati d’acciao – Steel Coil

Il vero timore: il monopolio e il paradosso del CBAM

La stretta sulle importazioni non arriva sola. Dal 1° gennaio è prevista anche la piena introduzione del CBAM (Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere), la “tassa sul carbonio” alle frontiere.

L’effetto combinato di queste due misure (quote ridotte e CBAM) sta generando forte preoccupazione: il rischio è quello di creare un monopolio di fatto per le acciaierie europee. Se diventa impossibile o proibitivo importare, i produttori nostrani avranno un potere di determinazione dei prezzi quasi assoluto. Questi, già più elevati per le normative europee stringenti, saliranno alle stelle.

Ma c’è un paradosso, un classico “effetto collaterale” che la burocrazia di Bruxelles forse non ha considerato. Alcuni operatori avvertono che, se diventerà troppo costoso importare l’acciaio grezzo dall’Asia, allora si inizierà semplicemente a importare prodotti finiti (auto, elettrodomestici, manufatti) realizzati con quell’acciaio asiatico. Soffocando di fatto il commercio e la lavorazione a valle in Europa. A pagare il prezzo della sbagliata politica europea rischia di essere il settore meccanico e dei prodotti finiti in generale, con una perdita di valora aggiunto ancora maggiore.

Nel frattempo, il solo timore del CBAM – una normativa percepita ancora come poco chiara e che spaventa per possibili dazi retroattivi – sta già frenando gli acquisti. Un capolavoro di incertezza che, come al solito, non aiuta il mercato.

L’acciaio europeo rischia di distruggere l’industria europea

1. Domande e Risposte per i Lettori

D1: Cosa sono i “coil laminati a caldo” e perché sono importanti per me? R1: I “coil laminati a caldo” (HRC) sono grandi rotoli di acciaio, la materia prima base per l’industria. Anche se non li compri direttamente, la loro stabilità è cruciale. Sono usati per costruire edifici, automobili, elettrodomestici e tubature. Un prezzo troppo alto o troppo basso destabilizza l’intera manifattura europea: se costa troppo, i nostri prodotti finiti non sono competitivi; se le importazioni a basso costo invadono il mercato, le nostre acciaierie rischiano di chiudere, con un impatto pesante sull’occupazione.

D2: Perché la Commissione Europea vuole limitare così tanto le importazioni di acciaio? R2: L’obiettivo ufficiale è proteggere l’industria siderurgica europea da quella che percepisce come concorrenza sleale, specialmente da paesi con costi energetici o ambientali molto più bassi. Con prezzi d’importazione di 490€/tonnellata contro un costo di produzione europeo più vicino ai 570€, le acciaierie UE non possono competere. La Commissione sta quindi erigendo “muri” (dazi e quote ridotte) per riequilibrare il mercato e salvaguardare la produzione interna, considerata strategica.

D3: Qual è il rischio più grande di questa nuova politica UE (CBAM + Quote)? R3: Il rischio principale è duplice. Primo, si potrebbe creare un “monopolio di fatto” delle acciaierie europee che, non avendo più concorrenza estera, potrebbero alzare i prezzi a dismisura, danneggiando tutte le industrie a valle (auto, edilizia, meccanica). Secondo, potremmo assistere a un paradosso: invece di importare acciaio asiatico per lavorarlo qui, le aziende europee potrebbero semplicemente iniziare a importare il prodotto finito (es. un componente auto) fatto in Asia con acciaio asiatico, spostando il problema e perdendo ulteriore valore aggiunto.

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