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Economia

Acciaio in Rianimazione: Il Parlamento Britannico approva il Salvataggio d’emergenza di British Steel

Il parlamento britannico si riunisce in emergenza e approva una legge che permette di nazionalizzare Birtish Steel, salvando gli ultimi altoforni britannici

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La Camera dei Comuni britannica, convocata in una sessione straordinaria durante le vacanze pasquali, ha approvato sabato una legge d’emergenza per salvare British Steel, l’ultimo produttore di acciaio grezzo del Regno Unito. L’intervento si è reso necessario per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Scunthorpe, nel nord dell’Inghilterra.

La nuova legge conferisce al Ministro del Commercio e dell’Industria, Jonathan Reynolds, l’autorità di assumere temporaneamente il controllo della gestione dell’azienda. L’obiettivo primario è garantire il pagamento degli stipendi ai circa 3.000 dipendenti e riattivare gli ordini di materie prime indispensabili per mantenere operativi i due altiforni dell’impianto.

La crisi è precipitata a causa delle azioni della proprietà cinese di British Steel, il gruppo Jingye, che gestisce l’impianto dal 2020. Jingye aveva dichiarato lo stabilimento finanziariamente insostenibile, citando “difficili condizioni di mercato”, crescenti costi ambientali e l’impatto dei dazi sull’acciaio imposti dagli Stati Uniti. Nelle ultime settimane, Jingye ha annullato ordini cruciali di minerale di ferro, portando gli altiforni sull’orlo dello spegnimento – un’eventualità grave, dato che il loro riavvio è estremamente complesso e costoso.

Scunthorpe , acciaieria, fonte Wikipedia Alan Murray Rust

Questa mossa ha messo sotto pressione il governo del Primo Ministro Keir Starmer, spingendolo a richiedere il rientro dei parlamentari per approvare la legislazione. Secondo il ministro Reynolds, l’intenzione di Jingye “era quella di annullare gli ordini esistenti e non pagare nessuno”. Un modo inaccettabile di comportarsi, anche perché, in passato, l’azienda ha ricevuto notevoli contributi pubblici.

Da tempo era in corso un negoziato teso tra Jingye e il governo riguardo agli aiuti statali. Londra aveva offerto 500 milioni di sterline in sussidi, ma Jingye ne richiedeva il doppio, minacciando altrimenti la chiusura. Il gruppo cinese afferma di aver investito oltre 1,2 miliardi di sterline da quando ha acquisito British Steel e di subire perdite giornaliere per circa 700.000 sterline.

Sebbene il governo stia cercando attivamente una soluzione privata a lungo termine, Reynolds ha ammesso che una nazionalizzazione temporanea è “probabile” per assicurare la continuità produttiva nell’immediato.

La potenziale chiusura di Scunthorpe avrebbe avuto conseguenze significative: il Regno Unito sarebbe diventato l’unico paese del G7 senza capacità autonoma di produzione di acciaio convenzionale grezzo, con gravi ripercussioni per settori chiave come l’edilizia, la difesa e le infrastrutture ferroviarie (British Steel è il principale fornitore di binari del Paese). Evitare questa dipendenza da fonti estere è stata una priorità trasversale per tutte le forze politiche. Già l’anno scorso, l’importante acciaieria di Port Talbot, in Galles, aveva cessato la produzione convenzionale.

“Non possiamo e non resteremo mai inerti mentre la sopravvivenza di uno degli ultimi altoforni della Gran Bretagna è messa a rischio”, ha affermato Reynolds.

Durante il dibattito parlamentare, è stato riportato che gli operai dello stabilimento di Scunthorpe avrebbero impedito l’accesso ai dirigenti di Jingye ad aree chiave dell’impianto, mentre manifestavano per la salvaguardia dei loro posti di lavoro.


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