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Carrefour in Francia scaccia PepsiCo: aumenti dei prezzi non giustificati

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I prodotti di alcuni marchi famosi sono ormai introvabili nei supermercati Carrefour in Francia, e questo come parte di un tentativo da un lato di combattere l’inflazione dall’altro di dare un’immagine di prezzo positiva alla catena francese.

Il gruppo della distribuzione commerciale ha deciso di eliminare dai propri scaffali tutti i prodotti dell’americana Pepsico, che produce marchi noti come Pepsi e 7UP perché ha giudicato ingiustificati gli aumenti della multinazionale, al termine di una trattativa conclusasi male.

Il metodo può sembrare brutale, ma non è senza precedenti. Fa parte delle tensioni abbastanza regolari tra la grande distribuzione e i produttori, ma in questo caso il gioco appare molto più serio. Solitamente queste strategie durano poco,, qualche settimana al massimo, ma non è detto che il gruppo della distribuzione non voglia fare di queste bevande un esempio per tutti i produttori.

Una comunicazione aggressiva sugli scaffali.

Gli esempi non mancano. I prodotti per la pulizia Rainett sono stati gradualmente ritirati dagli scaffali di Leclerc, Carrefour, Intermarché e Casino nel 2022, senza che venissero effettuati nuovi ordini una volta esaurite le scorte. La scorsa estate, le bottiglie Ricard sono state gradualmente ritirate dai negozi Leclerc. Lo stesso è accaduto a settembre in alcuni negozi Intermarché per le acque Evian, Badoit e Volvic, di proprietà del gruppo Danone.

Ogni volta, davanti agli scaffali vuoti sono stati affissi manifesti aggressivi che accusavano il produttore di richiedere aumenti di prezzo insostenibili a scapito dei consumatori. In un genere leggermente diverso, ma con la stessa filosofia, Intermarché ha attaccato Findus, Knorr e Le Petit Marseillais lo scorso novembre per la “shrinkflation”, che consiste nel ridurre la quantità di un prodotto senza abbassarne il prezzo, sempre con manifesti sugli scaffali.

Il governo è intervenuto peggiorando la situazione

Quest’anno le cose sono poi rese particolarmente complicate perché il governo francese è intervenuto modificanto i tempi di conclusione dei contratti commerciali, rendendo le trattative brevissime per legge, secondo quanto trapela dagli operatori del settore agrolimentare.

L’accorciamento dei tempi per il raggiungimento di un accordo – fino al 15 gennaio anziché fino al 1° marzo per le aziende più piccole e fino al 31 gennaio per i grandi gruppi – significa che le discussioni sono automaticamente più serrate. “Se prima c’erano fino a dodici cicli di negoziazione con ciascun rivenditore, ora ne avremo solo tre o quattro”, afferma una piccola azienda alimentare che desidera rimanere anonima.

I tempi più brevi si sono poi scontrati duramente con da un lato il desiderio della distribuzione commerciale di migliorare i propri margini, a fronte di costi aumentati di distribuzione, dall’altro l’industria che si è trovata nella necessità di aumentare i prezzi per far fronte agli aumenti dei propri costi. Ci sono prodotti, come cioccolato e olio d’oliva, in cui i prezzi internazionali hanno richiesto notevoli aumenti. Poco tempo e  interessi contrastanti hanno portato a incidenti come quello pepsico.


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