Politica
Il capitalismo di Renzi
In un nostro recente tweet, abbiamo affermato che la manovra di Renzi risulti essere filo-capitalista. Ora vogliamo spiegarne il perché.
Innanzitutto una piccola premessa: recentemente ho scritto un trattato politico, in cui tra le tesi principali vi era che lo scopo dello stato debba essere quello di spingere verso la maggiore distribuzione possibile del potere tra gli individui che lo compongono. Il maggiore potere possibile, significa garantire la massima libertà negativa e positiva senza danneggiare quella degli altri. E’ molto diverso dall’uguaglianza tipica di un regime comunista, dove viene imposta con forza dall’alto senza rispettare la diversità individuale; nella democrazia integrata da me sostenuta invece si vuole semplicemente garantire il massimo potere possibile, potere che serve per creare la propria libertà che inevitabilmente sarà diversa da quella degli altri.
Detto questo possiamo sostenere che una manovra politica, che sia economica, sociale o di qualsiasi altro genere può essere definita giusta o meno in base al fatto che spinga verso un’estensione del potere individuale e verso una sua ottimale redistribuzione. Di conseguenza, a livello economico, esistono due tipi di manovre ingiuste: la manovra di tipo capitalistico che amplia o mantiene le differenze patrimoniali e reddituali garantendo una maggiore concentrazione del potere in favore dell’élite capitalista e la manovra di tipo statalista che amplia la concentrazione di potere a favore delle oligarchie burocratiche e politiche. Un sano libero mercato è danneggiato da ambedue le tendenze ( eh sì, anche l’eccesso di capitale è dannoso per il libero mercato).
Una manovra veramente utile per la stragrande maggioranza della popolazione dovrebbe tendere all’incremento di quella uguaglianza delle condizioni con la quale Tocqueville descriveva l’America di inizio ‘800, dove gli individui potevano godere di un capitale facilmente disponibile e di uno stato non invadente. Per comprendere meglio se una manovra tende o meno verso questa liberale uguaglianza, credo sia utile usare l’espediente dell’orfano. L’orfano può essere visto come un nuovo membro della società che non dispone di nessun tipo di supporto patrimoniale e familiare e che quindi parte assolutamente da zero. Una manovra condivisibile dovrebbe quindi non rendere la vita dell’orfano più difficile di quella che è e dovrebbe tendere e/o spingere alla diminuzione delle differenze tra l’orfano ed ad esempio i figli di un capitalista o di un politico. E’ importante la parola tendere perché altrimenti avremmo un’uguaglianza forzata di cui abbiamo già storicamente visto gli effetti negativi.
Ora, osservando la manovra di Renzi si può facilmente dimostrare che questa è una manovra capitalista che quindi contribuisce a mantenere la concentrazione di potere in favore del capitale (in realtà è anche una manovra statalista perché mantiene l’eccessiva concentrazione di potere a favore dello stato).
Stendiamo un velo pietoso sulle coperture fantasiose che porteranno sicuramente ad un futuro aumento delle tasse. Analizziamone, invece, i punti principali alla luce delle predette considerazioni:
1) Abolizione TASI sulla prima casa anche sulle case di lusso: TENDENZA CAPITALISTA Sappiamo di andare controcorrente ma crediamo con forza che abolire la tassa patrimoniale sulla prima casa renda più difficile la vita per l’orfano perché questa misura favorisce una ripresa dalle quotazioni immobiliari e quindi il valore del capitale immobiliare. Per l’orfano (che rappresenta anche tantissimi giovani che magari vorrebbero avere una casa o una famiglia) diventa più difficile acquistare casa se i prezzi salgono di nuovo ( eh sì, i prezzi indicano scarsità non abbondanza) e quindi dovrà rinunciare al suo proposito o dovrà indebitarsi o pagare affitti più alti. Inoltre la tassa patrimoniale sulla casa aveva fortemente riequilibrato i prezzi fuori controllo, alimentati dalla recente e criminale bolla creditizia che a sua volta ha alimentato un settore delle costruzioni che non avrebbe dovuto crescere dato che abbiamo già una sovrabbondanza di abitazioni. Una crescita del settore che ovviamente si è poi schiantata in maniera molto dolorosa, come tutte le bolle. Da questo punto di vista per la prima volta siamo d’accordo con Bruxelles quando dice di mantenere le tasse su proprietà e capitale e di diminuirle sul lavoro. Tassare il capitale e non il lavoro è giusto per almeno due motivi, uno teorico ed uno pratico: a) Il capitale dipende dallo Stato, il lavoro (e reddito) no: il valore del capitale che può essere liquido, immobiliare, ecc. dipende in gran parte dallo Stato che, grazie alla sua attività, lo difende dai pericoli interni ed esterni e di conseguenza ne garantisce il valore. Senza lo Stato dovremmo difendere da soli la nostra proprietà che cadrebbe nelle mani dei più forti, quindi senza Stato, il valore di cui ora godiamo non varrebbe nulla. Anche il capitale liquido non varrebbe nulla senza lo Stato che ne garantisce il corso forzoso. Idem per pacchetti azionari, licenze e altri capitali. Inoltre, senza di noi, il nostro capitale esisterebbe comunque ( i nostri soldi passerebbero ad altri, la nostra casa sarebbe venduta o ereditata e via dicendo) quindi non dipende da noi come individui. Lo abbiamo conquistato ma non creato ( a parte rari casi, tipo una persona che costruisce ex novo un’abitazione). Quindi è legittimo che lo Stato tassi un valore di cui ne garantisce l’esistenza. Tassazione che è inoltre anche coperta dallo stesso valore del capitale. Al contrario il lavoro certamente viene favorito dalla struttura e organizzazione statale ma ha bisogno dell’apporto fondamentale dell’individuo. Senza il mio impegno, esperienza, talento, ecc. non esiste lavoro e reddito. Lo Stato è un supporto ma non garantisce né può obbligarmi a lavorare. Certo potrei lavorare al minimo per garantire la mia sussistenza ma nessuno può obbligare a dare il meglio di me. Di conseguenza è molto meno legittima la tassazione sul reddito che sul patrimonio. b) La tassazione sul capitale ha effetti positivi, quella sul reddito no: sicuramente è necessaria una certa tassazione sul reddito per garantire alcuni servizi essenziali, ma sappiamo bene che oltre un certo livello (credo il 25% di pressione fiscale) gli effetti negativi superino quelli positivi. Al contrario, la tassazione sul capitale certamente come quella sui redditi, diminuisce la liquidità disponibile e quindi i consumi, ma al tempo stesso mette pressione ai proprietari che sono più spinti a vendere la proprietà e quindi contribuiscono alla discesa dei prezzi, quindi alla più facile abbondanza del capitale tassato e questo vale per tutte le tipologie di capitale. Inoltre, non ha bisogno di dimostrazione il fatto che un castello di lusso non equivale ad una prima casa di 70 mq. Personalmente, anche io usufruisco dell’abolizione della TASI ma avrei preferito che la stessa cifra mi fosse tolta dalle tasse sui redditi piuttosto che sul mio capitale che posso semplicemente vendere se non voglio più pagare la tassa mentre del mio lavoro non posso privarmi. A mio avviso, propenderei per una tassazione progressiva sul capitale e non su i redditi. Ad esempio, parlando delle abitazioni, valuterei l’intero patrimonio immobiliare e non il il numero delle case. Quindi uno che ha una casa da un milione di euro avrebbe scaglioni di tassa patrimoniale diversi, sui primi 300.000 euro da prima casa, via via crescendo. Questo metterebbe molta pressione soprattutto su quei grandi capitalisti con moltissime unità immobiliari e porterebbe i prezzi delle case a livelli molti più ragionevoli. Invito a ragionare su questo mio discorso senza pensare al fatto che si gode di questa abolizione, ma da un punto di vista imparziale.
2) Super ammortamento al 140% sugli investimenti in nuovi beni strumentali: TENDENZA CAPITALISTA. Anche questo punto è un regalo ai grandi capitalisti dato che le piccole imprese e soprattutto le ditte individuali difficilmente possono fare grandi investimenti del genere. Sarei favorevole ad una detrazione al 100% ma non capisco perché i cittadini dovrebbero pagare questo 40% in più con il quale un’impresa privata favorisce la sua propria espansione. Il libero mercato deve essere libero, i cittadini non devono pagare l’espansione di aziende private, questa deve venire con le proprie forze. Anche in questo caso, avrei dirottato le risorse ad un calo della tassazione sul lavoro.
3) Diminuzione dell’IRES al 24%: TENDENZA CAPITALISTA. Misura che dipende dalle decisioni di Bruxelles. Se da un lato il taglio all’IRES è un taglio alla tassazione sul lavoro, da un altro avrei preferito che il taglio fosse sulla tassazione dei redditi, dato che in questo modo verrebbero esclusi milioni di ditte individuali e lavoratori autonomi che sono tra i più tassati da questo Stato. Ma ovviamente il popolo delle Partite IVA non vota Renzi e quindi è stato totalmente escluso. Invece questo taglio favorisce di più qualche grande capitalista, amico di Renzi.
4) Riduzione del Canone Rai in bolletta: TENDENZA POSITIVA. Diamo il semaforo verde a questa iniziativa del governo.Tralasciamo il discorso sulla legittimità della tassa perché privo di senso (se considerate il Parlamento e lo Stato legittimo dovete accettarne le regole), tralasciamo la rabbia di chi la evadeva e quindi non potrà più evaderla, ma invece soffermiamoci sul discorso pagare tutti, pagare meno. Personalmente non ci ho mai creduto, perché se pagassimo di più, lo Stato spenderebbe di più, però in questo caso cambiando la metodologia di incasso e quindi avendo la sicurezza di aver eliminato l’evasione, la cosa funziona, perché si garantisce la diminuzione della tassa prima del cambio di metodologia. Probabilmente si poteva fare di più considerando quanto è evasa questa tassa (tipo portare il Canone a 60 euro) però ci sembra comunque una strada positiva, applicabile anche ad altri tipi di imposte, però garantendo l’intero gettito recuperato alla riduzione dell’imposta stessa.
5) Tagli alla spesa pubblica: TENDENZA POSITIVA (da vedere). Un paese come l’Italia con una spesa pubblica eccessiva, ha bisogno assolutamente di tagli alla stessa. Da valutare però se questi saranno effettivamente attuati e soprattutto è da monitorare se si abbatteranno come una scure, fornendo quindi servizi più scadenti ai cittadini o se invece colpiranno gli immensi sprechi esistenti. Da questa differenza di applicazione dipende l’esito positivo o meno di questo punto.
6) Proroga detrazione 65% risparmio energetico e 50% ristrutturazioni: TENDENZA POSITIVA. Assolutamente d’accordo sulle detrazioni sulle spese private, soprattutto quando queste portano anche a dei benefici collettivi, come il maggiore risparmio energetico ed a palazzi meno pericolosi e fatiscenti che quindi abbellirebbero le nostre città. Personalmente penso che bisognerebbe puntare ancora di più sulle ristrutturazioni dato che il settore edile non può più mirare a nuove costruzioni. Ad esempio, proporrei la detrazione del 100% su ristrutturazioni esterne e per il risparmio energetico e valuterei la formazione di una Cassa pubblica per garantire prestiti a tasso zero per i condomini che vogliono ristrutturare. Attualmente molti condomini non possono ristrutturare la propria facciata perché la spesa è eccessiva; se fossero garantiti prestiti a tasso zero quasi tutti potrebbero provvedere alle ristrutturazioni necessarie e il settore edile potrebbe rialzare la testa anche senza nuove costruzioni.
7) Abolizione flessibilità in uscita: TENDENZA STATALISTA. Abolire la possibilità di uscire in pensione prima con una retribuzione minore è una scelta che toglie potere ai cittadini e che toglie libertà, quindi la contestiamo.
8) Innalzamento soglia contante a 3000 euro: TENDENZA POSITIVA. Con una pressione fiscale come la nostra limitare l’uso del contante non può che avere effetti fortemente deprimenti sui consumi.
Nonostante nella manovra ci siano luci ed ombre, il nostro giudizio finale è tendenzialmente negativo dato che questa manovra continua ad essere filo-capitalista e statalista, il lavoro continua ad essere trascurato in favore del capitale e delle rendite di posizione. Ma del resto è normale, dato che la maggioranza di chi vota PD (pensionati, statali ed élite snob) e la maggioranza degli italiani dispone di un patrimonio per lo più immobiliare mentre chi lavora e soprattutto chi produce ricchezza netta, è la minoranza. Il problema è che questa minoranza tiene in piedi la baracca e continuando con questa linea il paese continuerà la sua lenta agonia.
by Fenrir
FONTE: HESCATON.COM
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