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Zelensky svela le carte: ecco il “Piano in 20 Punti”. Pace vicina e conto salato per l’Europa?
Zelensky svela il piano in 20 punti con gli USA: pace armata, gas agli americani e il conto della ricostruzione all’Europa.

Dopo settimane di indiscrezioni, trattative sottobanco e bozze riviste, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha finalmente presentato ai giornalisti la struttura del piano di pace elaborato in tandem con gli Stati Uniti.
Non siamo più di fronte alla “Formula di Pace” massimalista dei mesi scorsi, né al mero desiderio di vittoria totale sul campo. Quello che emerge è un documento tecnico, pragmatico, a tratti cinico, nato dalla revisione di un precedente testo di 28 punti che rischiava di apparire come una capitolazione. Il nuovo framework in 20 punti, che Washington si appresta a consegnare a Mosca, rappresenta un tentativo di cristallizzare il conflitto, offrendo garanzie di sicurezza e, soprattutto, una gigantesca torta economica per la ricostruzione.
Zelensky, l’uomo che ha guidato la resistenza con la mimetica, si cala ora nei panni del negoziatore che deve vendere un compromesso difficile al suo popolo (si parla di referendum entro 60 giorni) e ai partner occidentali. Ma se per gli USA si profila un ruolo di garanti e gestori degli asset strategici, per l’Unione Europea questo piano potrebbe trasformarsi in una sfida esiziale per la propria stabilità economica e politica.
Di seguito, analizziamo nel dettaglio i 20 punti rivelati, tradotti e spiegati, per capire cosa bolle davvero in pentola.
Il Documento: I 20 Punti per la Stabilità
Il piano prevede accordi complessi: garanzie di sicurezza trilaterali (Ucraina, USA, Europa), accordi bilaterali e una roadmap economica. Ecco cosa c’è sul tavolo.
1. Sovranità indiscussa I firmatari affermano solennemente che l’Ucraina è uno stato sovrano. Un punto fermo diplomatico necessario per avviare qualsiasi dialogo.
2. Patto di non aggressione monitorato Il documento costituisce un accordo di non aggressione “pieno e indiscutibile” tra Russia e Ucraina. La novità tecnica sta nel meccanismo di controllo: sorveglianza satellitare e droni per monitorare la linea di conflitto e rilevare violazioni in tempo reale.
3. Garanzie di sicurezza L’Ucraina riceverà garanzie di sicurezza formali dagli USA e dagli Europei simile all’articolo 5 del trattato NATO.
4. Una forza armata imponente Le Forze Armate dell’Ucraina manterranno un organico di 800.000 effettivi anche in tempo di pace. Un numero enorme, che rende Kiev la prima potenza militare convenzionale d’Europa, con i costi che ne conseguono.
5. Garanzie “Articolo 5-like” (con clausole) USA, NATO e stati europei forniranno garanzie simili all’Articolo 5, ma con condizioni precise:
A) Se la Russia invade, scatta la risposta militare coordinata e il ripristino delle sanzioni globali.
B) Se l’Ucraina invade la Russia o apre il fuoco senza provocazione, le garanzie decadono.
C) (Clausola rimossa: prevedeva compensazioni agli USA per le garanzie, un’apertura di Trump).
D) Restano validi gli accordi bilaterali già firmati con circa 30 paesi.
6. Formalizzazione russa La Russia dovrà recepire la sua posizione di non aggressione nelle leggi nazionali e farla ratificare dalla Duma di Stato.
7. L’ingresso nell’Unione Europea L’Ucraina diventerà membro UE in tempi certi. Zelensky punta al 2027 o 2028. “L’adesione all’Unione Europea è anche la nostra garanzia di sicurezza”, ha detto Zelensky. Tuttavia, ha ammesso che al momento questa tempistica è una discussione bilaterale USA-Ucraina, senza una conferma formale da Bruxelles. Un dettaglio non da poco.
8. Il pacchetto di sviluppo globale (La “Roadmap per la prosperità”) Qui si entra nel vivo degli interessi economici, con un forte sapore americano:
A) Fondo per investimenti in industrie ad alta crescita (Tech, AI, data center).
B) Gas: USA e aziende americane investiranno nella modernizzazione e gestione delle infrastrutture del gas ucraino (tubature e stoccaggio). Ovviamente ne avranno un ritorno economico.
C) Ricostruzione congiunta di città e quartieri residenziali.
D) Priorità allo sviluppo infrastrutturale.
E) Risorse naturali: Espansione dell’estrazione di minerali critici.
F) Supporto finanziario speciale della Banca Mondiale.
G) Nomina di un “Amministratore della Prosperità”: un esperto finanziario globale di alto livello supervisionerà il piano. Una sorta di commissariamento tecnico della ripresa.
9. Il conto della ricostruzione: 800 Miliardi Creazione di fondi multipli per mobilitare 800 miliardi di dollari, la stima dei danni di guerra. L’obiettivo è chiaro: far pagare qualcuno, possibilmente gli asset russi o i contribuenti occidentali.
10. Libero scambio con gli USA Accelerazione dei negoziati per un accordo di libero scambio (FTA) tra Kiev e Washington. Interessante vedere come questo punto si integrerà con le normative UE.
11. Stato non nucleare L’Ucraina ribadisce l’impegno a non dotarsi di armi nucleari, rispettando il Trattato di Non Proliferazione.
12. Il nodo di Zaporizhzhia (Punto critico) Washington propone una gestione congiunta della centrale nucleare (33% Ucraina, 33% Russia, 33% USA) con supervisione americana. Kiev si oppone alla presenza russa e propone una joint venture USA-Ucraina (50/50 sulla distribuzione elettrica). Zelensky insiste sulla smilitarizzazione totale dell’area. Sarà anche ricostruita la diga sul fiume Dnipro.
13. Educazione e tolleranza Introduzione di corsi scolastici in entrambi i paesi per promuovere la tolleranza e combattere i pregiudizi. L’Ucraina adotterà le norme UE su minoranze linguistiche e tolleranza religiosa.
14. Il Donbas e le linee del fronte (Punto critico) Riconoscimento della linea del fronte “de facto” al momento della firma.
A) Creazione di potenziali “Zone Economiche Libere” (ZES).
B) Ritiro russo dalle parti occupate di Dnipropetrovsk, Mykolaiv, Sumy e Kharkiv.
C) Forze internazionali lungo la linea di contatto.
D) Rispetto della Convenzione di Ginevra. Zelensky ha chiarito che c’è disaccordo: i russi vogliono il ritiro ucraino dal Donetsk, gli americani cercano una formula (“ZES potenziali”) per congelare la situazione senza cessioni formali che, eventualmente, saranno discusse in seguito.
15. Diplomazia obbligatoria Impegno a non usare la forza per modificare i confini territoriali.
16. Libertà di navigazione La Russia non ostacolerà l’uso commerciale del Mar Nero e del fiume Dnipro. Smilitarizzazione della penisola di Kinburn.
17. Comitato umanitario Scambio di prigionieri “tutti per tutti”, liberazione dei civili detenuti e dei bambini deportati.
18. Elezioni L’Ucraina dovrà tenere elezioni presidenziali “il prima possibile” dopo la firma dell’accordo.
19. Il “Consiglio di Pace” a guida Trump L’accordo sarà legalmente vincolante. L’attuazione sarà monitorata da un Consiglio di Pace presieduto da Donald Trump. Un dettaglio che conferma il peso specifico del tycoon nella stesura. Violazioni porteranno a sanzioni.
20. Cessate il fuoco immediato Le armi taceranno non appena l’accordo sarà firmato da tutte le parti.
Analisi: La Pace Americana e il Problema Europeo
Questo piano, sebbene necessiti ancora di rifiniture sostanziali (specialmente sui punti 12 e 14), ha il merito di riportare la discussione sul piano della realtà. Mette in secondo piano, quasi ridicolizzandoli, tutti i “volenterosi” europei – da Macron ai baltici – che fino a ieri parlavano di inviare truppe sul terreno. La pace, o la tregua armata, si fa tra Washington e Mosca, con Kiev che cerca di salvare il salvabile.
Il ruolo degli Stati Uniti emerge con prepotenza strategica: garantiscono la sicurezza, ma si prendono la gestione delle infrastrutture energetiche (gas) e delle risorse minerarie (punto 8). È un do ut des classico: protezione in cambio di asset reali.
Ma cosa succede all’Unione Europea e ai volenterosi?
Qui lo scenario si fa complicato, se non addirittura cupo per Bruxelles. L’ingresso dell’Ucraina nell’UE (punto 7), previsto per il 2027/2028, è una bomba a orologeria per l’assetto comunitario.
Il collasso della PAC: L’Ucraina è una superpotenza agricola, con costi di produzione inferiori a quelli dei Paesi dell’est sum produzioni simili. Il suo ingresso drenerà la quasi totalità dei fondi della Politica Agricola Comune, mettendo in ginocchio l’agricoltura francese, rumena e polacca. Chi pagherà i sussidi agli agricoltori europei quando i fondi andranno tutti a est?
I costi di coesione: Con un paese da ricostruire (800 miliardi di danni) e un PIL pro capite molto basso, l’Ucraina assorbirà la maggior parte dei fondi di coesione, trasformando paesi oggi “riceventi” (come molti dell’Est Europa e del Sud Italia) in “contributori netti”.
L’incognita politica: Il piano impone elezioni subito dopo la pace (punto 18). Zelensky è popolare ora, ma la storia insegna che i leader di guerra spesso perdono le elezioni di pace (Churchill docet). Cosa accadrebbe se, tra 5 o 10 anni, a Kiev salisse al potere un governo meno europeista o, paradossalmente, più incline a riallacciare rapporti pragmatici con una Russia post-Putin? L’UE si troverebbe con un membro di grosse dimensioni, armato fino ai denti (800.000 soldati, punto 4), e politicamente instabile. Se ci si lamenta di Slovacchia e Ungheria, cosa si dirà di un paese che è tre volte ciascuno di questi? Il rischio è letteralmente di implosione.
In conclusione, questo piano potrebbe essere l’unica via d’uscita dal bagno di sangue, ma il prezzo politico ed economico per l’Europa rischia di essere molto più alto di quello pagato dagli Stati Uniti. Washington fa affari e presiede i consigli di pace; Bruxelles rischia di dover pagare il conto della festa.
Domande e Risposte
1. Questo piano garantisce davvero la fine della guerra o è solo una pausa? È molto probabile che si tratti di un congelamento del conflitto, simile allo scenario coreano. La presenza di un esercito ucraino di 800.000 uomini e il mantenimento delle linee del fronte de facto suggeriscono che entrambe le parti si preparano a una lunga “pace armata”. La stabilità dipenderà dalla deterrenza (garanzie USA) più che dalla fiducia reciproca.
2. Chi pagherà gli 800 miliardi necessari per la ricostruzione dell’Ucraina? Il piano parla di “mobilitazione” di fondi. Una parte arriverà probabilmente dagli asset russi congelati (se ci sarà accordo legale), ma il grosso sarà a carico degli istituti internazionali e, inevitabilmente, dell’Unione Europea attraverso i fondi di pre-adesione e coesione. Gli USA parteciperanno principalmente tramite investimenti privati in settori profittevoli (energia, tech).
3. Perché il punto 19 menziona specificamente Trump? La menzione di Trump come presidente del Consiglio di Pace indica che il piano è stato elaborato tenendo conto del probabile cambio di amministrazione USA o della forte influenza repubblicana. È un segnale a Mosca: il garante non è l’amministrazione uscente, ma la futura leadership americana, considerata dal Cremlino un interlocutore più pragmatico e transactional.








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