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Zelensky a Parigi: 100 Rafale per Kiev? Sì, ma con (molta) calma
Zelensky ottiene la promessa di 100 Rafale da Macron. Un accordo “storico”, ma la consegna richiederà anni: ecco perché l’annuncio è più politico che pratico.

La coreografia, come sempre in questi casi, è impeccabile. Inni nazionali, sorrisi (forse un po’ tesi), strette di mano e la firma di documenti definiti “storici”. Volodymyr Zelensky è volato a Parigi per incontrare Emmanuel Macron, e l’Eliseo non ha perso l’occasione per un annuncio di peso: una lettera d’intenti per il futuro acquisto da parte di Kiev di “fino a 100” caccia Rafale.
Un “grand jour”, come ha twittato Macron. E senza dubbio lo è sul piano simbolico. Ma, come spesso accade quando si parla di forniture militari complesse, è bene dare un’occhiata più da vicino a cosa significa, nella pratica, questa “dichiarazione d’intenti”.
L’annuncio: un orizzonte decennale
L’accordo firmato sul tarmac della base aerea di Villacoublay, con tanto di messa in scena militare, è appunto una “lettera d’intenti”. Non è un contratto, non è un ordine d’acquisto. È una proiezione, un impegno politico a lungo termine, ma serve a rafforzare politicamente sia Macron sia Zelens
L’Eliseo stesso, con una mossa di trasparenza che apprezzeremmo fosse più comune, ha chiarito i contorni dell’operazione: si tratta di un accordo che “si proietta su un orizzonte di una decina d’anni”.
Tradotto dal linguaggio diplomatico, significa che i 100 Rafale, ammesso che l’ordine venga finalizzato per l’intera cifra (si parla di “fino a”), non arriveranno domani. E nemmeno dopodomani. La Francia, semplicemente, non può materialmente produrre e consegnare 100 caccia multiruolo in tempi brevi.
Le linee di produzione della Dassault (proprietaria, ironia della sorte, anche de Le Figaro che ha diffuso, non causalmente la notizia) sono già sature di ordini:
- Clienti internazionali (Egitto, Qatar, India, Emirati Arabi, Indonesia…).
- Le necessità della stessa Armée de l’Air francese.
Consegnare 100 aerei da combattimento moderni richiede anni solo per la produzione, senza contare i tempi, altrettanto lunghi, per l’addestramento dei piloti e del personale di terra ucraino. Putin può essere tranquillo.
Cosa arriva (forse) prima
Se i Rafale sono il piatto forte “teorico” dell’accordo, c’è anche qualcosa di più concreto, sebbene meno appariscente:
- Bombe AASM Hammer: Ulteriori acquisizioni di queste bombe a propulsione, che si sono rivelate efficaci.
- Droni: Un termine generico che può voler dire molto o poco, ma che indica una necessità impellente sul campo.
- Sistemi di difesa aerea: Anche qui, “di nuova generazione”, ma senza dettagli specifici. Però la Francia è parte del consorzio che realizza SAMP/T, per cui, presumibilmnente, si tratta di questi strumenti.
L’annuncio sui Rafale serve quindi più a mandare un messaggio politico a Mosca (e forse a Washington) che a cambiare gli equilibri aerei nel 2025 o 2026. È un segnale che l’Europa, o almeno la sua parte a guida francese, si prepara a un sostegno strutturale e a lunghissimo termine.
La “coalizione dei volontari”
L’altro pezzo forte della visita è stato il tour all’état-major della “forza multinazionale Ucraina”, installata al Mont Valérien. Questa “coalizione dei volontari”, creata nel marzo 2025 su iniziativa ceco-franco-britannica, raggruppa 31 paesi (inclusa l’Italia) più NATO e UE. In realtà la coalizione è poi piuttosto divisa al proprio interno su quello che può, e deve, fare.
Il suo scopo è garantire il sostegno a Kiev in un contesto geopolitico mutevole, dove gli Stati Uniti appaiono “ripiegati su sé stessi” (leggi: con il fiato sospeso per le mosse di Trump, che starebbe negoziando direttamente con Putin).
In sintesi, la visita parigina di Zelensky ha avuto due volti: quello immediato e cerimoniale, e quello strategico di lungo periodo, ma senza, o con poche ricadute pratiche attuali, e una, minima di effetto immediato o quasi. I Rafale e i sistemi antiaerei avranno un effetto a lunghissimo termine, quando non avranno più effetto o, magari l’Ucraina avrà una posizione politica completamente diversa.
Domande e risposte
Cosa significa esattamente una “lettera d’intenti”? Non è un contratto vincolante. È un documento formale che attesta l’intenzione delle parti di muoversi verso un obiettivo comune, in questo caso l’acquisto futuro di aerei. Stabilisce un quadro di riferimento politico e industriale, ma tutti i dettagli finanziari, tecnici e le tempistiche reali dovranno essere negoziati in contratti specifici, che richiederanno molto tempo. È, di fatto, il primo passo di un percorso lungo anni.
Perché la Francia non può consegnare i Rafale più velocemente? Per due motivi principali: produzione e addestramento. La Dassault, che costruisce i Rafale, ha una capacità produttiva limitata e un portafoglio ordini già pieno per anni, sia per la Francia che per altri clienti internazionali. Inoltre, formare un pilota da combattimento e le squadre di manutenzione a terra per un aereo così complesso richiede come minimo 1-2 anni. Non è come comprare un’auto usata.
Che ruolo ha la “coalizione dei volontari” al Mont Valérien? Serve a strutturare e coordinare il supporto a lungo termine per l’Ucraina, rendendolo meno dipendente dalle decisioni di un singolo paese, specialmente gli Stati Uniti. Con l’incertezza politica a Washington (e le voci su negoziati separati tra Trump e Putin), la Francia cerca di posizionarsi come leader di un’iniziativa europea (e alleata) per garantire che il flusso di armi, addestramento e fondi continui in modo organizzato, indipendentemente da chi siede alla Casa Bianca.








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