Economia
Von der Leyen: oggi una sentenza sul Pfizergate ci dirà se è completamente senza controllo
Ursula von der Leyen, al centro del caso Pfizergate, continua a sfidare la trasparenza. Le sue trattative opache con Pfizer sollevano gravi interrogativi sulla collusione con Big Pharma e sull’assenza di controlli efficaci.

Esistono controlli seri sulla donna che dirige la Commissione europea, oppure le si permette di fare tutto quello che vuole?
Questa è la vera domanda a cui una sentenza a lungo attesa del Tribunale dell’UE per oggi potrebbe dare una piccola risposta. Il caso “Pfizergate” è diventato il simbolo dei punti ciechi istituzionali nel cuore dell’UE e, in particolare, intorno al suo funzionario più potente, Ursula von der Leyen.
Il caso in sé si basa su un cavillo legale, dalle ricadute importanti: Se la Commissione abbia sbagliato a respingere la richiesta di un giornalista di accedere ai messaggi di testo che la von der Leyen ha scambiato con Albert Bourla, l’amministratore delegato della società farmaceutica Pfizer, durante le trattative sull’acquisto dei vaccini in Europa al culmine della crisi Covid-19 nel 2021.
Le ripercussioni però sono molto più ampie e sollevano profonde preoccupazioni sulla responsabilità nell’Unione europea.
“Il caso Pfizergate è l’esempio più evidente della costante discrepanza tra l’applicazione della trasparenza da parte della Presidente e la sua retorica”, ha dichiarato Nick Aiossa, responsabile della ONG Transparency International Europe. “Questo ha portato a una cultura che ha messo l’ostruzione al di sopra della responsabilità”.
È passato meno di un anno da quando i 27 governi dell’UE e il Parlamento europeo hanno appoggiato l’assegnazione alla von der Leyen di un secondo mandato quinquennale alla guida della Commissione. E mentre nelle capitali non c’è molta voglia di cambiare le carte in tavola, nei corridoi del potere di Bruxelles si percepisce un senso di frustrazione nei confronti del suo stile di leadership.
Il processo decisionale importante sta diventando sempre più centralizzato. Lei e un gruppo ristretto di consiglieri, in gran parte tedeschi, gestiscono lo spettacolo e tengono sotto controllo tutti i messaggi e le comunicazioni. Il tutto sena alcuna garanzia non solo di democrazia, ma anche di trasparena e di rispetto degli interessi non strettamente germanici.

European Commission President Ursula von der Leyen talks to journalists during a joint news conference with European Council President Charles Michel during an EU summit in Brussels, Thursday, Feb. 1, 2024. The leaders of the 27 European Union countries sealed a deal on Thursday to provide Ukraine with a new 50 billion-euro ($54 billion) support package for its war-ravaged economy after Hungary backed down from its threats to veto the move. (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
La sentenza del tribunale non cambierà nulla di tutto ciò. Ma, se dovesse essere contraria alla Commissione, potrebbe sferrare un duro colpo e obbligare almeno a un minimo di pubblicità per le sue decisioni.
La cultura che emerge da questo caso mostra una Von der Leyen Regina assoluta della UE, che decide su temi estremanete rilevanti senza consulatazioni, a porte chiuse, nell’interesse di pochi e sotto influenza di gruppi di potere osculri.
Politicamente e finanziariamente
I difensori della Von der Leyen affermano che ha fatto ciò che era necessario in un momento di crisi, assicurando dosi di vaccino a 27 Paesi quando erano in gioco vite umane.
La questione non è se ciò che ha messo in moto fosse giusto o sbagliato. Pochi negano che la posta in gioco dell’accordo sui vaccini fosse enorme, sia politicamente che finanziariamente. Alla fine i Paesi membri hanno firmato, ma i dettagli non sono mai stati resi noti, nemmeno alla Corte dei Conti.
Pfizer avrebbe aumentato i prezzi durante le trattative e l’UE si è ritrovata con milioni di dosi in eccesso, molte delle quali sono state poi distrutte. Alcuni governi, riluttanti a pagare per altri vaccini, sono stati poi citati in giudizio da Pfizer in base allo stesso accordo.
In tutto questo, la trasparenza è stata difficile da ottenere. La stessa Von der Leyen non ha mai commentato il contenuto dei messaggi. All’interno della sua stessa amministrazione, nessuno sembra averle chiesto formalmente di farlo, e questo è altrettanto grave perché indica come nessuno abbia veramente a cuore la corrrettezza all’interno dela commissione.
Alcuni ritengono che le critiche alla von der Leyen siano esagerate e sottolineano il suo mandato molto forte a Bruxelles.
“A prescindere dal suo stile personale o dalla struttura strettamente controllata del suo gabinetto, ora dispone di una base politica di cui nessun precedente presidente della Commissione ha mai goduto”, ha dichiarato Didier Georgakakis, politologo francese e visiting professor al College of Europe, parlando dello stile di leadership della von der Leyen. “Quando si tratta di controlli ed equilibri, l’UE dispone di uno dei sistemi più avanzati. C’è lo stato di diritto, sostenuto da un tribunale indipendente, e il Parlamento europeo”.
Una evidente mancanza di trasparenza
La mancanza di trasparenza è evidente. Von der Leyen non ha mai commentato il contenuto dei messaggi. La Commissione, interrogata sul processo di ricerca dei documenti, ha risposto in modo evasivo, ammettendo di non sapere chi ha preso la decisione. Questa reticenza ha suscitato sconcerto, persino tra i funzionari europei, che hanno espresso dubbi sulla loro capacità di controllare il Presidente.
Le critiche non si limitano ai giornalisti. L’Ombudsman europeo ha parlato di cattiva amministrazione. La Corte dei Conti ha denunciato l’ostruzione all’accesso ai documenti. Eppure, von der Leyen continua a operare senza ostacoli, rafforzando ulteriormente il suo potere.
La recente modifica delle linee guida sulla trasparenza, che introduce una “presunzione di non divulgazione” per determinati documenti, è un ulteriore segnale allarmante. Invece di promuovere la trasparenza, la Commissione sembra voler proteggere il proprio operato dal controllo pubblico.
Solo la politica le permette di abusare dei propri poteri, insieme ad uno statuto europeao che garantisce una tutela penale e amministrativa per i funzionari che non ha pari a livello nazionale. Eppure non si vedono cortei di indignati di sinistra nei singoli stati, perché il suo potere ne è l’espressione. Intanto la il presidente della commissione continua a fare quel che vuole, senza alcun controllo.
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