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Vietati i licenziamenti collettivi per cessata attività. Servirà un po’ di prigione economica?

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Come riporta Italia Oggi abbiamo una proposta un po’ particolare per fermare le delocalizzazioni: il divieto di licenziamento collettivo anche in caso di chiusura dell’attività aziendale.

Secondo quanto trapela dal progetto di legge allo studio contro le delocalizzazioni le aziende che vorranno chiudere, prima di licenziare, dovranno ottenere un via libera per licenziare dovranno veder approvato il “Piano per limitare le ricadute occupazionali”. Senza l’approvazione di questo piano la società dovrà versare un “Ticket di licenziamento” maggiorato di dieci volte, per una cifra che può raggiungere anche i 90 mila euro a dipendente, oltre a non poter accedere per cinque anni a nessun contributo pubblico. La norma verrà a interessare tutte le aziende con oltre 250 dipendenti o rami aziendali, e scatterà indipendentemente dal numero dei dipendenti coinvolti.

Questo fa parte della creazione di un “Diritto di allerta” che viene a coprire i dipendenti a tempo indeterminato delle aziende con oltre 250 rapporti di questo tipo e che viene  quindi ad acquisire una specie di “preavviso extra”. L’azienda dovrà comunicare il piano entro 90 giorni dalla sua implementazione e il piano stesso verrà considerato entro 30 giorni.

L’idea sarebbe buona e basata su buone intenzioni, ma, come si suol dire, di queste è lastricata la strada per l’inferno. Questi sono alcuni dei problemi che potrebbero sorgere:

  • prima di tutto il limite di 250 dipendenti rischia di dare un incentivo al nanismo aziendale degli investitori esteri;
  • il fatto di considerare solo i contratti a tempo indeterminato fa si che le aziende al limite aumenteranno la quota dei contratti a tempo determinato;
  • la norma è in contrasto con l’affermazione di voler invitare investimenti stranieri, per i quali sarebbe necessaria una eliminare, non incrementare, i vincoli burocratici;
  • naturalmente i motivi di crisi economica sono esclusi dalla tutela. Una multinazionale può creare questi problemi dal nulla;
  • perché ci siamo fatti sfuggire, in  Italia ed Europa, la più interessante azienda al mondo, la TSMC (Semiconduttori, una specie di pozzo di petrolio) che ha investito negli USA?
  • Dato che le aziende italiane delocalizzano soprattutto per usufruire dei vari paradisi fiscali europei (Irlanda, Paesi Bassi, Lussemburgo,) perché non pensare a una legislazione che fermi questo cancro?

Insomma buone intenzioni, mezzo migliorabile. per evitare che le aziende scappino ci vuole un po’ di prigione, o meglio di potere dissuasivo, ma bisogna anche dare dei motivi positivi per restare. questo richiederebbe un approccio diverso, di carattere macro economico.

 

 

 

 


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