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VENTI DI GUERRA FRA CINA ED INDIA

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Mentre il mondo guarda alla Corea del Nord, e noi ci divertiamo a far finta di bloccare l’immigrazione dal Nord Africa, si scalda una vera  guerra tra India e Cina

Il confine Indo- Cinese, che comprende anche il Buthan, paese con legami strettissimi con Nuova Delhi , è a sempre controverso anche perchè si estende ad altitudini dove non è facile nè mantenere posti di confine fissi nè disegnare una linea certa Questo fa si che esistano ampie aree contese fra i diversi paesi nell’area Nel 1962 scoppiò una guerra breve , ma sanguinosa, nella zona del Kashmir, che si concluse con una schiacciante vittoria cinese ed oltre 1200 morti da parte indiana, molti dei quali per il freddo e per la fatica da vita di altura: infatti mentre la Cina, seguendo le le orme della tradizione europea degli Alpini e degli Alpenjager, arruolò le truppe di frontiera fra le popolazioni locali abituate alla vita in alta montagna e le dotò di attrezzature adatte, l’India pensò di spostare i soldati dalle posizione della rovente pianura dell’Indo sottostante, con conseguenze che possiamo immaginare. Ora il Kashmir è in gran parte pachistano, ma resta zona contesa e la Cina ha iniziato ad investirvi cifre importanti nonostante le proteste di Nuova Delhi.

Questa volta la zona contesa è  però da un’latra parte e la potete vedere qui, da bloomberg, ed in un’immagine ingrandita di google maps

Per essere più precisi e dare un’idea delle dimensioni della contesa ecco le immagini più dettagliate

L’area contesa fra Buthan e Cina si chiama Altopiano di Doklam e non c’è assolutamente nulla, se non un pezzetto di strada cinese che conduce ai suoi ultimi avamposti e qualche yak disperso. La Cina ha iniziato i lavori di rifacimento della strada che lambisce la zona contesa e l’India non ha saputo fare di meglio che mandare dei soldati ad interrompere i lavori ed occupare l’area. Del resto il governo induista-nazionalista del premier Modi, che in altri tempi si sarebbe potuto definire fascistizzante, deve distrarre l’opinione pubblica interna.

Il problema è che la Cina non è l’Italia, che non ha praticamente reagito nella vicenda dei Marò, ed il governo di Pechino ha definito il fatto prima di tutto una violazione dei confini nazionali cinesi, quindi ha invitato l’India a ritirarsi, poi , nell’organo filo-overnativo Global Times, che potete leggere qui,  si sono annunciate “Limitate azioni militari” per espellere i soldati indiani dall’area contesa.

Ci sarebbe da ridere  di questa guerra da operetta, se non fosse per il rischio di degenerare in una guerra aperta fra due potenze nucleari e coinvolgere migliaia di soldati. Nel 1987 una contesa simile, anzi più grave , fu risolta da Indira Gandhi del Partito del Congresso con trattative diplomatiche, ma ora c’è Modi del partito nazionalista BJP ed un’eventuale reazione cinese difficilmente, per motivi interni, sarebbe sopportata senza reazioni. Bisogna dire che il ministro degli esteri cinese ha per ora respinto l’idea di un “Breve conflitto locale”, ma la questione resta in piedi.

Speriamo che non nasca una vera guerra da pochi metri di roccia…

 


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