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Venezuela: niente più invii di petrolio in Europa. L’ennesima mossa autolesionista della Commissione Europea, che vuole la fine dell’economia UE
Il Venezuela aveva ripreso le spedizioni verso l’Europa dopo 2 anni di sanzioni statunitensi, in base a un accordo che permetteva di scambiare il petrolio con la riduzione del debito delle aziende statali. Purtroppo il governo del Paese ha ora sospeso le spedizioni, affermando di non essere più interessato agli accordi sul petrolio in cambio del debito e di volere invece combustibili raffinati dai produttori italiani e spagnoli in cambio del greggio.
Le raffinerie del Venezuela stanno lottando per rimanere in funzione a causa della mancanza di investimenti e di riparazioni. I carburanti raffinati aiuterebbero il paese a rimettersi in piedi in termini di energia e industria. Alcune delle operazioni di estrazione di petrolio pesante del Venezuela necessitano di diluenti importati per poter continuare a funzionare. L’UE ha dichiarato che al momento non ha intenzione di eliminare le restrizioni sull’accordo “petrolio in cambio di debito”, una mossa poco lucida e autolesionista che ci priva di una fonte energetica abbondante, conveniente e subito disponibile.
Le sanzioni contro il Venezuela e il calo degli investimenti hanno strangolato l’industria petrolifera venezuelana, la cui produzione complessiva è scesa del 38% a luglio rispetto a un anno fa. Le mosse iniziali di Joe Biden per riaprire i colloqui con Maduro hanno alimentato le speranze che il petrolio venezuelano tornasse a fluire, compensando le ristrettezze dei mercati globali e l’aumento dei prezzi. Questo discorso era importante soprattutto per la UE che vuole mettere al bando il petrolio russo dal prossimo anno.
Se ciò dovesse accadere e non si riuscisse a trovare una fonte di energia regolare per colmare il vuoto lasciato dalle sanzioni russe, i prezzi aumenterebbero vertiginosamente nell’UE. Non solo, ma con i Paesi europei che acquistano forniture energetiche ovunque le trovino, le fonti disponibili si ridurranno anche per tutti gli altri Paesi, compresi gli Stati Uniti. Preparatevi a un’ulteriore impennata dei prezzi del petrolio e dell’energia con il ritorno del freddo invernale.
Alla fine la Commissione si dimostra, costantemente, la peggiore nemica dei cittadini europei.
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