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VA ALL’INFERNO

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Come arrivare al concetto di ‘delirio’ partendo dalle scie chimiche senza passare dal via, ma transitando per le riflessioni di uno dei più autorevoli ‘pensatori’ laici dei nostri tempi, Eugenio Scalfari e del più omaggiato rappresentante di religioni rivelate a livello mondiale, Papa Bergoglio. Pronti, start! Le scie chimiche sono un argomento tabù. Oggi, probabilmente, il tabù più gettonato tra i tromboni della grande stampa e tra i feticisti del politicamente corretto. Dire ‘scie chimiche’ significa esporsi al pubblico ludibrio. Dire a qualcuno ‘hai detto scie chimiche’ significa bollarlo alla stregua di squinternato e cretino, il prototipo del fesso del villaggio globale. Eppure, le scie d’aeroplano (chimiche o no) esistono, basta alzare la testa per vederle. Sono anche parecchie, in effetti, forse persino più numerose e persistenti di quanto non lo fossero fino a qualche tempo fa. Altrimenti detto: sono un dato empirico verificabile su cui è legittimo aprire una discussione. Ciononostante non si può. Nel dibattito consentito, le scie chimiche semplicemente ‘non esistono’, non ‘devono’ esistere e, soprattutto, non possono entrare nelle dispute verbali tra persone civili. Un po’ come la credenza negli ufo, in babbo natale, nella fatina dei dentini. Veniamo ora a Eugenio e Francesco.  Ha suscitato un certo scalpore quanto riferito dal fondatore di Repubblica a proposito della sua ultima chiacchierata con il pontefice. Aldilà della rituale e poco convincente smentita dell’ufficio stampa vaticano, non c’è motivo per dubitare che – al netto di qualche virgolettato di troppo – il senso delle risposte del papa cattolico al papa laico della sinistra italiana sia stato riportato da quest’ultimo in modo corretto. Bene, tenetevi forte. Ecco una delle ‘lucidissime’, ‘positivistiche’, ‘sensate’ domande rivolte dall’uno all’altro: “Lei mi ha parlato invece di anime buone e ammesse alla contemplazione di Dio. Ma le anime cattive? Dove vengono punite?”. In ventuno parole, almeno due concetti (‘anime’ e ‘Dio’) che dovrebbero far inorridire un laico impenitente come Scalfari,  ma soprattutto una domanda che neanche il più infoiato cultore delle scie chimiche oserebbe porre (si vergognerebbe di farlo!): “Dove vengono punite le anime cattive?”. Quasi fosse possibile, in spregio al ferreo approccio scientista e iper-logico imperante oggi nella opinionistica di grido (la stessa che vorrebbe mandare al rogo chi si interroga sulle scie chimiche), chiedere lumi a qualcuno su una categoria dello spirito, per definizione kantianamente inattingibile, come l’inferno. Eppure, Scalfari lo fa. E Bergoglio risponde come se fosse reduce da una dantesca scampagnata nei regni inframondani: “Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”. Riassunto: le scie d’aereo sono un fatto, proliferano sulle nostre teste, ma è vietato indagare sulla loro effettiva consistenza. L’inferno è, a voler essere generosi, un’ipotesi con la stessa dignità ‘scientifica’ della reincarnazione, ma i vertici dell’intellighenzia illuminista e della religione universale ne discorrono come di un luogo reale. In questo delirante contesto, i Ministri dell’Informazione Seria e Documentata non battono un colpo. Facciamolo noi, allora. Delirio per delirio, scie chimiche tutta la vita.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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