Esteri
Stati Uniti revocano designazione terrorista a HTS, nonostante tutto: l’incontro Trump-Jolani e le implicazioni per la Siria
Gli Stati Uniti revocano la designazione di gruppo terrorista a Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), tra polemiche per l’incontro Trump-Jolani. Un’analisi delle implicazioni per la Siria, le minoranze cristiane e i colloqui con Israele. Scopri la verità dietro la decisione di Washington.

Gli Stati Uniti hanno annunciato lunedì di aver formalmente revocato la designazione di organizzazione terroristica straniera al gruppo siriano Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), ironia della sorte quasi due mesi dopo che il presidente Trump ha incontrato il suo leader, il presidente ad interim autoproclamato della Siria, Ahmad al-Sharaa (ex Abu Mohammad al-Jolani).
Non è solo ironico, ma scandaloso che Trump abbia incontrato un terrorista designato dagli Stati Uniti durante il suo tour nel Golfo mentre si trovava in Arabia Saudita. Se un singolo cittadino americano avesse fatto lo stesso, sarebbe stato probabilmente indagato e perseguito dall’FBI. Ma Sharaa è l’“ex” membro di al-Qaeda in Siria che ha contribuito a rovesciare Bashar al-Assad, e questo è apparentemente tutto ciò che interessa a Washington.
Il memorandum del Dipartimento di Stato appena pubblicato, firmato dal Segretario di Stato Marco Rubio, recita quanto segue: “In consultazione con il Procuratore Generale e il Segretario del Tesoro, con la presente revoco la designazione del Fronte al-Nusra, noto anche come Hay’at Tahrir al-Sham”.
Il memorandum è in realtà datato 23 giugno, ma è entrato in vigore al momento della pubblicazione.
Ricordiamo che Trump era arrivato al punto di elogiare al-Sharaa come un “giovane attraente” che ha “una reale possibilità di fare un buon lavoro”. All’epoca non si faceva alcun riferimento alla protezione di alcune delle chiese più antiche del mondo e della numerosa comunità cristiana siriana.
Il risultato di questo “buon lavoro” è stata finora una campagna militare contro gli alawiti vicino a Latakia, nonché attacchi contro chiese, tra cui l’attentato suicida del mese scorso contro la chiesa ortodossa di Sant’Elia a Damasco, che ha causato almeno 25 morti, tra cui bambini. Un gruppo affiliato a Hayat Tahrir al-Sham ha rivendicato la responsabilità dell’attentato.
Perché i leader cristiani occidentali non si esprimono con maggiore forza sulla situazione delle chiese siriane insanguinate? Semplicemente perché non hanno nessun coraggio, neanche di difendere se stessi.
Trump non solo ha revocato le sanzioni contro la Siria post-Assad, ma sta anche incoraggiando un riavvicinamento storico e la normalizzazione con Israele:
Da quando è salito al potere, Sharaa ha ammesso che il suo governo sta conducendo “colloqui indiretti” con Israele, e la scorsa settimana le autorità siriane si sono dette disposte a cooperare con Washington per reintrodurre l’accordo di disimpegno del 1974 con Israele.
Parlando lunedì scorso, l’inviato speciale degli Stati Uniti in Siria e Libano, Tom Barrack, ha affermato che “il dialogo è iniziato” tra i due paesi.
Sharaa rischia di incontrare l’opposizione della sua base e della popolazione siriana in generale su un possibile accordo di normalizzazione, dato che Israele continua a condurre una guerra contro i palestinesi affamati e assediati a Gaza.
Purtroppo, il messaggio della Casa Bianca sembra essere che la Siria dovrebbe dare priorità alla fine del lungo conflitto con Israele, ma non si è quasi fatto alcun riferimento ai massacri perpetrati contro le antiche popolazioni cristiane, alawite e druse della Siria. Quindi se il governo siriano fa la pace con Israele è un buono, nonostante non faccia niente per proteggere le minoranze interne. Evidentemente queste ultime hanno un peso inferiore per Washington.
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