Attualità
Scontro USA-UE sulla Censura: L’ultimatum di Washington all’Irlanda, “o libertà di parola o niente visti”
Washington invia un avvertimento diretto all’Irlanda, sede dei colossi tech USA in Europa. La nuova politica dell’amministrazione Trump imporrà restrizioni sui visti per chiunque censuri la libertà di parola, sfidando le leggi UE.

Washington traccia una linea rossa invalicabile e la punta direttamente contro il cuore normativo dell’Europa. Con una mossa che alza drasticamente la tensione tra le due sponde dell’Atlantico, funzionari del Dipartimento di Stato americano hanno avvertito l’Irlanda, sede europea dei giganti tech come Google, Meta e Apple: se oserete imporre censure che limitano la libertà di parola, i vostri funzionari dovranno dire addio ai visti per gli Stati Uniti.
L’avvertimento non è un’indiscrezione, ma una politica ufficiale che riflette la determinazione dell’amministrazione Trump nel proteggere quello che considera un diritto sacro e un pilastro della sovranità americana: il Primo Emendamento. Dublino si trova ora in una morsa drammatica, stretta tra le pressioni di Bruxelles per l’implementazione di rigide leggi sul “discorso d’odio” entro il 7 luglio e la minaccia senza precedenti di Washington.
La Politica di Trump: Proteggere i Cittadini USA dalla Censura Estera
La nuova dottrina americana è chiara e intransigente. Un comunicato ufficiale del Dipartimento di Stato ha annunciato una “nuova politica di restrizione dei visti” per i funzionari stranieri responsabili di censurare la libertà d’espressione protetta negli Stati Uniti. Il messaggio è un macigno geopolitico: “È inaccettabile che funzionari stranieri chiedano alle piattaforme tecnologiche americane di adottare politiche di moderazione dei contenuti globali o di impegnarsi in attività di censura che vadano oltre la loro autorità e si estendano fino agli Stati Uniti. Non tollereremo invasioni della sovranità americana”.
Questa posizione muscolare è un marchio di fabbrica dell’amministrazione Trump, che vede l’Europa e il Regno Unito come un “focolaio di censura digitale”. L’obiettivo primario è proteggere i cittadini americani ovunque si trovino, impedendo che governi stranieri possano minacciarli o limitare il loro diritto di espressione su piattaforme americane, anche quando queste operano in Europa.
L’Irlanda nel Mezzo della Tempesta
La scelta di recapitare il messaggio a Dublino non è casuale. Essendo il quartier generale europeo di Big Tech, l’Irlanda è il campo di battaglia dove le normative UE, come il controverso Digital Services Act (DSA), vengono applicate. Gli USA temono che queste leggi, nate per combattere disinformazione e odio online, si trasformino in uno strumento per silenziare opinioni legittime, colpendo di fatto i propri cittadini e le proprie aziende.
Il giornalista irlandese Patrick O’Donoghue ha confermato l’incontro tra i funzionari dei due paesi, descrivendo un’Irlanda “in un vicolo cieco”. Da un lato c’è l’Unione Europea, che secondo un report del MCC Brussels ha investito 650 milioni di euro in progetti per combattere il “discorso d’odio“, un terzo in più rispetto ai fondi per la ricerca sul cancro. Dall’altro, un’amministrazione americana disposta a “usare il proprio peso” per difendere la libertà di parola su scala globale.
La decisione che prenderà l’Irlanda avrà “profonde implicazioni” sulle sue relazioni con Washington. L’ultimatum è stato lanciato. La battaglia per il futuro della libertà di parola online è appena entrata nella sua fase più critica, con gli Stati Uniti pronti a usare l’arma dei visti per difendere i propri principi e la propria sovranità digitale.
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