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Economia

Una Mossa improvvida del Giappone porta confusione nei titoli USA

In una mossa inopportuna il ministro delle finanze giapponese Katsunobu Kato mette sul piatto delle trattative con gli USA i titoli di stato americani in possesso di Tokio. Una mossa sprovveduta, che ha scosso il titolo USA per un attimo, ma che sarebbe incredibilmente controproducente

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Una gaffe incredibile  del ministro delle finanze giapponese Katsunobu Kato, ha portato un po’ di confusione sui titoli di stato a stelle e strisce. Il politico nipponico ha detto ad alta voce, e apertamente, quello che non si dice mai e al massimo si lascia intendere in via privata.

Rivolgendosi a una domanda in un programma televisivo di Tokyo, venerdì, il ministro delle Finanze giapponese Kato ha detto che i 1.100 miliardi di dollari del Paese in mano al Tesoro – i più alti di qualsiasi altro creditore estero – potrebbero essere una “carta di negoziazione” nei colloqui commerciali con Washington, ma “se usarla o meno è una decisione diversa”. In altre parole, il Giappone minaccia di vendere alcuni o tutti i suoi 1.100 miliardi di dollari di obbligazioni in caso di imposizione di dazi.

Ovviamente una mossa del genere potrebbe essere una “carta”… e come abbiamo visto in modo così vivido l’8 aprile, quando i rendimenti sono esplosi al rialzo in mezzo a una furiosa liquidazione di operazioni di base e/o di dumping sia da parte della Cina che del Giappone, è già stata usata come “carta”.

In realtà la vendita dei titoli è un’arma smussata e di scarsa efficacia, anzi controproducente. Una vednita di massa può, oltre che far infuriare Trump, costringere la Federal reserve a riattivare il QE e allinearsi con il presidente, acquistando titoli di stato nuovamente.

Oppure, come ha lasciato intendere ieri il Tesoro, in mancanza di una monetizzazione del debito da parte della Fed, il Bessent potrebbe espandere drasticamente il programma di riacquisto del Tesoro e assorbire tutti gli ordini di vendita provenienti da Tokyo e/o Pechino. Inoltre un calo nel valore dei titoli a stelle a strisce porterebbe perdite per le banche centrali e le istituzioni che li posseggono: Tokio si sparerebbe sul piede.

Banconote giapponesi

Banconote giapponesi

In breve, questo è il pulsante nucleare per il Giappone… ma dopo una mossa del genere le trattative sarebbero molto interessanti: Tokio dovrebbe trattare con un Trump furioso, a ragione, dopo aver cercato di sapotare gli Stati Uniti. Una posizione difficile da tenere.

Inoltre una situazione non amichevole con il Giappone potrebbe spingere gli USA a schiacciare il proprio pulsante nucleare. il Giappone è potentemente esposto verso il dollaro: la Federal Reserve concede della linee di swap in dollari alle banche centrali per poter pompare dollari nei momenti di necessità, in modo da stabilizzare i cambi. La Federal Reserve potrebbe chiedere alle controparti meno amichevoli di “Coprire” maggiormente queste linee, obbligando quindi il Giappone a trovare qualche centinaio di miliardi di dollari dal mattino alla sera. Buona fortuna!

Perché se il Giappone dovesse iniziare a scaricare Treasuries, certo – i rendimenti saliranno per qualche giorno – ma poi la Fed/Tesoro interverrà per comprare tutta l’offerta in eccesso, ma non prima che Trump ordini una richiesta di margini di finanziamento globale in dollari a controparti come il Giappone, cosa che Tokio non potrebbe fare.

Quindi no, la realtà è che il Giappone non ha una merce di scambio a lungo termine , a meno che la sua élite politica non sia così stupida da credere di poter minacciare gli Stati Uniti puntando proprio alla cosa di cui il Giappone ha disperatamente bisogno, la valuta di riserva mondiale.

Intanto però, come ha detto Tsuyoshi Ueno, ricercatore esecutivo dell’Istituto di ricerca NLI, pochi minuti dopo le dichiarazioni in TV, “i commenti di Katsunobu Kato sui Treasury statunitensi potrebbero essere interpretati come una pericolosa provocazione del governo USA”. Le parole ostili sono state dette, e hanno avuto effetto sui titoli USA:

I titoli di stato USA sono un fattore di stabilità per le istituzioni finanziarie giapponesi, oltre ad essere ben redditizie. in una situazione normale né il govverno né le istituzioni finanziarie penserebbero mai alla loro vendita.  Ueno ha osservato che, sebbene il Giappone non abbia mai venduto facilmente i suoi titoli di Stato statunitensi, il fatto che ora stia cercando attivamente altre opzioni è una prova della sua disperazione. Tra l’altro una mossa del genere ptorebbe avere degli effetti sul cambio Yen Dollaro pesanti, con una svalutazione imprevista della valuta giapponese.

 

Altri sono rimasti altrettanto perplessi: uno sconcertato Daisaku Ueno, chief currency strategist di Mitsubishi UFJ, ha affermato che, dato che sono in corso trattative tra il massimo rappresentante commerciale giapponese Akazawa e il segretario al Tesoro statunitense Bessent, la dichiarazione è stata probabilmente fatta per evitare confusione, con l’obiettivo di giocare sul sicuro. Sfortunatamente, la dichiarazione si è rivelata l’esatto contrario, minacciando potenzialmente di far deragliare qualsiasi accordo, il che sarebbe un risultato catastrofico per Tokyo.

Di solito in una trattativa diplomatica e commerciale si va “Parlando piano e con un grosso bastone“, come diceva Theodore Roosevelt, uno che di diplomazia se ne intendeva. Qui il Giappone ha fatto l’esatto opposto: ha parlato ad alta voce e pota con se un bastone che non è poi così grosso.


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