Attualità
Un grande politico: il suo programma per i cittadini, contro oligarchi e grande capitale.
Oggi vi proponiamo il grande discorso che Franklin Delano Roosevelt pronunciò in occasione dello Stato dell’Unione dell’ 11 gennaio 1944. Roosevelt, già troppo malato per andare al balcone come suo solito, promise nel discorso radiofonico ai suoi concittadini – ancora in guerra – una Seconda Carta dei Diritti. Questa doveva completare in campo economico la prima Costituzione e promuovere concretamente quella ricerca della felicità che enunciava ma non garantiva effettivamente a tutti i cittadini. Roosevelt avrebbe voluto vararla rapidamente per legge e in seguito incardinarla nella Costituzione del 1787 come Emendamento, ma la morte lo colse un anno dopo.
Molti ritengono che la Carta di Roosevelt, rimasta lettera morta in USA per la sua morte un anno dopo, sia stata l’ispirazione delle Costituzioni dei paesi sconfitti, dall’Italia al Giappone.
Come tutti i grandi discorsi presidenziali è breve ed essenziale – al contrario delle ampollose lezioncine retoriche di fine anno che noi italiani ben conosciamo. Eccovelo, in traduzione esclusiva di Scenari Economici:
“È nostro dovere ora iniziare a disporre i piani e determinare la strategia per conquistare una pace duratura e l’istituzione di uno standard di vita americano più alto che mai prima. Non possiamo essere contenti, non importa quanto elevato sia quel tenore di vita generale, se una qualche frazione del nostro popolo – che sia un terzo o un quinto o un decimo – è mal nutrito, mal vestito, malato, male alloggiato e insicuro.
Questa Repubblica ebbe il suo inizio, e raggiunse la sua attuale forza, sotto la protezione di certi diritti politici inalienabili, tra cui il diritto alla libertà di parola, alla libertà di stampa, al libera culto, al processo con giuria, alla libertà da perquisizioni e confische irragionevoli. Erano i nostri diritti alla vita e alla libertà.
Poiché la nostra nazione è cresciuta in dimensioni e statura, tuttavia – con l’espansione della nostra economia industriale – questi diritti politici si sono rivelati inadeguati per assicurarci l’uguaglianza nella ricerca della felicità.
Siamo giunti a una chiara consapevolezza del fatto che la vera libertà individuale non può esistere senza la sicurezza economica e l’indipendenza. “Gli uomini bisognosi non sono uomini liberi”. Le persone affamate e senza lavoro sono la sostanza di cui sono fatte le dittature.
Ai nostri giorni queste verità economiche sono state accettate come ovvie. Abbiamo accettato, per così dire, una seconda Dichiarazione dei diritti in base alla quale una nuova base di sicurezza e prosperità può essere stabilita per tutti, indipendentemente dalla stazione, dalla razza o dal credo.
Tra questi ci sono:
1. Il diritto a un lavoro utile e remunerativo nelle industrie o negozi o fattorie o miniere della nazione;
2. Il diritto a guadagnare abbastanza per fornire cibo e vestiti adeguati e svago;
3. Il diritto di ogni agricoltore di allevare e vendere i suoi prodotti a un ritorno che darà a lui e alla sua famiglia una vita decente;
4. Il diritto di ogni uomo d’affari, grande e piccolo, di commerciare in un’atmosfera di libertà dalla concorrenza sleale e dal dominio dei monopoli in patria o all’estero;
5. Il diritto di ogni famiglia a una casa decente;
6. Il diritto a cure mediche adeguate e l’opportunità di raggiungere e godere di buona salute;
7. Il diritto ad una protezione adeguata dai timori economici della vecchiaia, della malattia, dell’incidente e della disoccupazione;
8. Il diritto ad una buona educazione
Tutti questi diritti rappresentano la sicurezza. E dopo che questa guerra è stata vinta, dobbiamo essere pronti ad andare avanti, nell’attuazione di questi diritti, a nuovi obiettivi di felicità e benessere umani.
Il ruolo legittimo dell’America nel mondo dipende in gran parte dal modo in cui questi e altri diritti simili saranno messi in pratica per tutti i nostri cittadini. Perché se non c’è sicurezza qui a casa non può esserci pace duratura nel mondo“.
Forte. Consiglio a tutti i politici di stamparlo e tenerlo nel taschino – specialmente ai sedicenti “popolari” e agli autoproclamati “democratici”.
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