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Tutela privacy, dal Grande Fratello alle aziende GDPR compliant

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foto da openculture.com

Big brother is watching you”. Dopo quasi 70 anni dalla sua pubblicazione, possiamo affermarlo senza ombra di dubbio: 1984, il celeberrimo romanzo di George Orwell, è stato più profetico che mai. La situazione reale ai giorni nostri, infatti, non è molto distante da quella descritta nel libro. Basti pensare al caso di Cambridge Analytica, soltanto l’ultimo di una lunga serie di intrusioni non autorizzate. La vicenda ha mostrato a tutto il mondo la naturalezza con cui un colosso mondiale può rendere disponibili i nostri dati sensibili per scopi elettorali.

La tutela della privacy è una tematica delicata, una continua fonte di dibattiti e discussioni. Le nuove normative comunitarie incideranno sensibilmente sull’attività quotidiana di migliaia di enti ed aziende che raccolgono dati sensibili per motivi commerciali.

Di fronte al diritto di ogni persona a mantenere riservata una parte più o meno consistente della propria vita, l’Europa ha risposto con il “Regolamento generale per la protezione dei dati”, più conosciuto come GDPR, acronimo di General Data Protection Regulation. Il regolamento è entrato in vigore già nel 2016, ma sarà effettivamente attivo ed efficace a partire dal 25 maggio 2018.

Cosa prevede il GDPR per le aziende che raccolgono e trattano dati?

  • nuove sanzioni per gli inadempienti parametrate al fatturato globale;
  • riservatezza come impostazione predefinita su tutti i nuovi prodotti o servizi;
  • soluzioni customizzate per ogni differente tipologia di trattamento;
  • diritto all’oblio.

La metà delle aziende italiane, stando ai dati raccolti a gennaio 2018, non ha ancora attivato un piano di adeguamento. Le associazioni di categoria hanno richiesto proroghe e molte PMI si sono affidate a consulenti esterni.

Nonostante le sanzioni possano risultare fatali, gli analisti prevedono che sarà il mercato stesso ad imporre un veloce adeguamento. Una sorta di selezione naturale: al momento di definire a chi richiedere la fornitura di un qualsiasi prodotto o servizio, i clienti dovranno infatti decidere se scegliere chi offre il prezzo più basso oppure un fornitore GDPR compliant. Gli esperti non hanno dubbi: che si tratti di un e-commerce o di una società di recupero crediti, i consumatori tenderanno – nel medio e lungo periodo – a scegliere i soggetti che dimostrano di rispettare le regole in tema di privacy e big data.

Riusciranno le PMI italiane ad adeguarsi per tempo? Ai posteri l’ardua sentenza.


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