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Turchia manda ultimatum all’Armenia: «Non può aspettare 30 anni per restituire in Nagorno Karabakh»

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Ankara esce allo scoperto sulla questione del Nagorno Karabakh. Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha avuto  una conversazione telefonica che ha avuto  con il suo omologo russo, Sergey Shoigu, nella quale ha messo in luce”la necessità del ritiro dell’Armenia dalle terre azerbaigiane occupate”, facendo riferimento allaa repubblica autonoma del Nagorno Karabakh, abitata principalmente da una popolazione armena e sorta di enclave nel territorio azero. Inoltre si è parlato della recente situazione militare e degli attacchi fra le due parti.

Akar ha sottolineato che “l’Azerbaijan non può aspettare altri 30 anni“, sottolineando il sostegno della Turchia all’Azerbaigian nella sua mossa per “riprendere il controllo delle sue terre“. Praticamente si tratta di un vero e proprio ultimatum. I turchi stanno buttando tutta la propri forze nel conflitto al fianco degli azeri, e questo si sta vedendo nell’andamento dei combattimenti.

Nonostante Russia e Armenia mantengano un patto formale di difesa reciproca, gli analisti vedono poca utilità  per la Russia nel pesare troppo a fondo nella disputa territoriale di lunga data: in generale l’Armenia si presenta come un riottoso alleato, mentre l’Azerbaigian come un buon vicino.

Quello che interessa a Putin non è solo chi è attaccato, ma anche chi attacca. L’Azerbaigian, al contrario di Moldova e di Georgia, non ha ripudiato l’amicizia con Mosca, con cui condivide una comune visione storia sul ruolo nella seconda guerra mondiale. Allo stesso modo non si è unita alla Nato, come la Georgia, nè ha un governo filoeuropeista, come la Moldova, quindi perchè disturbarsi più di tanto? Nello stesso tempo Pashinyan, il presidente armeno, pur essendo un formale alleato, lascia una completa libertà di stampa, con voci molto critiche verso Putin e , soprattutto, ha lasciato mano libera alle varie ONG filo occidentali, fra cui quelle di Soros, visto come il fumo negli occhi a Mosca. Al di là dell’impiego della Wagner e di qualche aiuto militare, perchè Putin dovrebbe impegnarsi più di tanto contro l’Azerbaigian.

Inoltre alla Russia interessa lasciare fuori dai propri fronti di impegno gli USA, ed è per questo che ha deciso di non intervenire eccessivamente nè in Siria nè in Libia: alla fine fa i propri affari senza interferenza americana. Se si impegnasse troppo obbligherebbe la Turchia ad accettare l’aiuto USA e la sua stretta influenza. Per questo, anche nel Caucaso, spinge per un accodo fra le due parti, ma, in questo caso, è la Turchia in una posizione più offensiva. Se Baku ed Ankara non esagerano però e se non avvengono fatti eclatanti, stile Srebreniza, difficilmente vedremo un intervento diretto russo.

Ah, e l’europa deve imparare che se vuole influenzare i proteggere un governo amico non bastano le parole, ma deve mandare i carri armati. Se i francesi ed i tedeschi non vogliono spendere, meglio che si astengano dal fare i gradassi.


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