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Economia

Trump vuole sostituire l’imposta sul reddito con i dazi sull’import e la deregolamentazione. La UE è nei guai grossi

Trump ribadisce che vuole tagliare le imposte personali sul reddito usando alti dazi all’import, anche per rilanciare l’industria USA. A questo accompagnerebbe una deregolamentazione dei settori produttivi. La UE ne sarebbe spazzata via

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L’ex presidente Donald Trump ha trascorso gran parte della campagna presidenziale a studiare nuovi modi, a volte non sperimentati, per ridurre le tasse. Nella lunga e interessante intervista concessa a Joe Rogan, e che vi alleghiamo  ha affrontato la possibilità di eliminare, o quasi, le tasse sul reddito e di sostituirle con dai sulle importazioni. Una scelta che manderebbe rapidamente in crisi la UE e, insieme ad altre probabili decisioni, porterebbe alla fine dell’Unione. ;Ma di questo parleremo alla fine dell’articolo.

Ecco l’intervista a Joe Rogan, che vedete anche in apertura dell’articolo:

Alla domanda se gli Stati Uniti potrebbero potenzialmente porre fine a tutte le imposte federali, Trump ha detto che il Paese potrebbe tornare alle politiche economiche della fine del XIX secolo, quando non c’era alcuna imposta federale sul reddito. 

“C’erano molti dazi non c’era un’imposta sul reddito”, ha detto Trump. “Ora abbiamo tasse sul reddito, e abbiamo persone che stanno morendo. Pagano le tasse e non hanno i soldi per pagarle”.

In questa intervista  Trump ha confermato l’idea, già espressa a giugno,  di sostituire le entrate federali derivanti dalle imposte sul reddito con il denaro ricevuto dai dazi doganali. Trump non ha fornito dettagli specifici su come funzionerebbe, e non è chiaro se voglia eliminare tutte le imposte federali. 

L’idea di Trump , detta chiaramente, è che siano i produttori esteri, che tolgono posti di lavoro per gli americani, a pagare le tasse, come avveniva alla fine del XIX secolo. Il candidato ha direttamente citato il presidente McKinley, che, anche per rilanciare il sistema industriale americano, aveva lanciato questo tipo di tasse sull’import. L’Idea è che Apple deve pagare tasse altissime per far produrre i proprio prodotti all’estero, allora li farà produrre negli USA:

Da quello che si è intuito intende tagliare solo le imposte federali sui redditi personali, mentre per le aziende ha un’idea ancora più dirompente: tagliare quasi completamente le regolamentazioni che limitano la loro attività, a iniziare da quelle per gli obblighi climatici, pur mantenendo quelle a tutela di acqua e aria.

 

Un’affermazione di principio che potrebbe avere delle ricadute pesanti.

Difficilmente scomparirà l’imposta del reddito in modo completo, che neppure i repubblicani vogliono, ma le Camere, che probabilmente saranno a maggioranza del partito di Trump, potrebbero accettare un mix di aumenti dei dazi e di tagli delle tasse. Del resto la bilancia commerciale USA è potentemente in negativo

Le importazioni sono risultate pari a oltre 340 miliardi di dollari nel solo mese di agosto

Sono cifre impressionanti, ma neppure dazi al 20% potrebbero compensare le imposte sui redditi che valgono 1900 miliardi di dollari, ma potrebbero portare a una riduzione consistente per le classi medie, anche se, ovviamente, dazi sull’import verrebbero a ridurlo, per cui  questi valori si ridurrebbero.

Sostituire le imposte sul reddito con le tariffe invertirebbe la progressività del sistema fiscale degli Stati Uniti. In generale, le imposte sul reddito sono progressive, il che significa che gli americani con un reddito maggiore pagano un’aliquota fiscale più alta. Le tariffe, che impongono una tassa sui prodotti importati negli Stati Uniti, sono regressive. Aumentano i prezzi di articoli importati come abbigliamento e generi alimentari, gravando maggiormente sugli americani a basso reddito che spendono una percentuale maggiore del loro reddito per questi beni. Questo problema però potrebbe essere risolto lasciando imposte sul reddito solo per i redditi più elevati, alleviando o esentando completamente le classi medie e popolari. Politicamente sarebbe un grande risultato.

Le conseguenze delle parole di Trump su economia e UE

Ovviamente una decisione del genere non sarebbe senza conseguenze economiche. Nel breve termine un forte aumento dei dazi condurrebbe a una fiammata inflazionistica, perché molto prodotti importati non sarebbero immediatamente sostituibili con prodotti nazionali USA, per cui comunque il prezzo dei dazi si riverserebbe sul pubblico.

Nel medio periodo avremmo però effettivamente un incremento della produzione nazionale, industriale e primaria, e questo comunque condurrebbe a un’inflazione per aumento di attività economica, inflazione “Buona”, legata all’aumento del PIL.

I problemi maggiori sarebbero sulle relazioni internazionali: i rapporti con Cina, India e altri paesi emergenti si farebbero più complessi, e questa è la vera partita che Trump dovrebbe giocare per limitare l’isolamento internazionale per gli USA: Anche con il patto di libero scambio nord americano ci sarebbero problemi, visto che la Cina sta installando fabbriche cacciavite in Messico.

La UE probabilmente non sopravviverebbe al colpo,  e per due motivi:

  • Prima di tutto ora l’export verso gli USA, come vedete nell’immagine qui sottostante, è uno dei pochissimi capitoli attivi che tiene in piedi la UE stessa. Riducendo questo export salterebbe la stabilità economica della UE (la crescita ce la siamo dimenticata da un po’ di tempo). I singoli paesi,  a  questo punto, cercherebbero accordi singoli, nel tentativo di renderli meno gravosi, magari appoggiandosi a una vicinanza politica
  • Però sarebbe il secondo punto, esplicitato nell’intervista, a mettere in ginocchio la UE: per le aziende Trump punta maggiormente a una totale deregolamentazione, piuttosto che a una riduzione del carico fiscale. mantenendo comunque  le norme legate alla salute delle persone, tutta la fuffa woke-climatica- burocratica verrebbe cancellata o fortissimamente limitata. Su questo campo la per l’Unione, nata con l’obiettivo di regolare, legiferare e sopprimere, la concorrenza di un sistema industriale statunitense liberato dai laccioli burocratici, sarebbe veramente devastante, più di un taglio nei prezzi.

Sarà interessante vedere la Commissione implementare la normativa CBAM verso un paese che importa dalla UE più di quello che esporta. Anche in questo settore la scelta di Trump porterà a un’accelerazione della de-industrializzazione europea, con le principali aziende che sposteranno gli hub produttivi internazionali dalla UE agli USA, e non parliamo solo di alta tecnologia, ma anche di beni di consumo banali.

Presto gli stati europei saranno costretti a scegliere fra UE e sopravvivenza. Qualcuno sceglierà comunque la UE.


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