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Trump cambia le regole: gli USA vogliono diventare azionisti in una società del litio
Svolta a Washington: lo Stato non si limita a prestare soldi, ma vuole una fetta della torta. Ecco perché l’amministrazione Trump sta per diventare azionista in un gigante del litio, sfidando il dominio cinese.

Sembra che l’interventismo statale, quello fatto in modo strategico, stia tornando di moda a Washington, almeno nelle materie prime strategiche. L’amministrazione Trump sta valutando una mossa piuttosto audace: acquisire una partecipazione azionaria in una grande società quotata in borsa, la Lithium Americas Corp. (LAC). Non un salvataggio, ma un investimento mirato nel cuore della catena di approvvigionamento di un minerale critico.
La decisione arriva dopo una profonda rivalutazione di un prestito da ben 2,3 miliardi di dollari, inizialmente approvato dall’amministrazione Biden nel 2024. Questo finanziamento colossale era destinato a coprire la maggior parte dei costi per la costruzione di un impianto di lavorazione del litio in Nevada, presso la miniera di Thacker Pass, uno dei più grandi giacimenti del paese.
Il ripensamento e la nuova strategia
Perché cambiare idea su un progetto già approvato? La risposta sta nel pragmatismo e in un’analisi dei rischi. Secondo quanto riportato dal Washington Free Beacon, Greg Beard, un consulente senior dell’ufficio prestiti del Dipartimento dell’Energia, ha messo in guardia sul fatto che il progetto potrebbe faticare a trovare clienti. Il motivo è semplice e si chiama concorrenza: il litio cinese, molto più economico, rischia di dominare il mercato, rendendo l’investimento americano potenzialmente infruttuoso.
Di fronte a questo scenario, l’amministrazione Trump non ha fatto marcia indietro, ma ha cambiato le carte in tavola. Secondo due fonti vicine al dossier citate da Reuters, Washington sta cercando di ottenere una partecipazione azionaria fino al 10% nella società come parte integrante della negoziazione del prestito.
Un funzionario della Casa Bianca ha riassunto la filosofia dietro l’operazione in modo lapidario: il Presidente Trump sostiene il progetto e vuole che abbia successo, ma deve anche essere “equo per i contribuenti”. E poi la frase chiave: “non esistono soldi gratis”. Una massima che, a quanto pare, questa volta si vuole applicare alla lettera. Nello stesso tempo è chiaro che una ricapitalizzazione rafforza la società molto più mche un prestito. La partecipazione del 10% porrebbe lo Stato Federale fra gli azionisti di controllo.
La reazione del mercato e il quadro generale
La reazione degli investitori non si è fatta attendere. Dopo la diffusione della notizia, il titolo di Lithium Americas Corp. è schizzato verso l’alto, guadagnando un impressionante 60% nelle contrattazioni after-hours. Questo segnale è inequivocabile: il mercato non vede l’ingresso dello Stato come una minaccia, ma come una garanzia. La partecipazione pubblica de-rischia l’investimento e assicura un sostegno politico e finanziario di lungo termine. Oggi vedremo l’effetto nel pomeriggio sulla quotazione reale, ma qui, da Zerohedge, possiamo vedere l’effetto sul mercato after-hours.
Questa operazione si inserisce in una tendenza più ampia che vede un rafforzamento del cosiddetto “complesso industrial-governativo” americano. Non si tratta di un caso isolato, ma segue altri interventi strategici, come gli accordi con colossi del calibro di Intel nel settore dei semiconduttori e con la US Antimony per i metalli strategici.
Il governo americano sta per diventare uno dei principali azionisti di una società che, per ironia della sorte, annovera tra i suoi investitori anche la Banca Nazionale Svizzera. Un intreccio tra finanza globale e politica industriale che segna un nuovo capitolo nelle relazioni tra Stato e mercato.
Domande & Risposte
1) Perché il governo USA vuole diventare azionista invece di limitarsi a concedere un prestito?
La mossa riflette un cambio di strategia verso una “politica industriale attiva”. Invece di erogare fondi pubblici a fondo perduto o prestiti a basso rischio per lo Stato, l’amministrazione vuole partecipare ai potenziali profitti. Se la Lithium Americas avrà successo, grazie anche al sostegno pubblico, i contribuenti americani otterranno un ritorno economico diretto attraverso la loro quota azionaria. È un modo per proteggere l’investimento pubblico e condividere i frutti di un’operazione strategica per l’autonomia nazionale nelle materie prime critiche.
2) Questa operazione non è una forma di statalismo che va contro i principi del libero mercato?
Dipende dal punto di vista. Più che di statalismo classico, si potrebbe parlare di “capitalismo di Stato” o di un approccio da venture capitalist pubblico. Lo Stato non nazionalizza né assume il controllo gestionale, ma agisce come un grande investitore privato, puntando su un settore strategico per la sicurezza nazionale e la transizione energetica. L’obiettivo non è sostituire il mercato, ma indirizzarlo e renderlo più robusto contro la concorrenza estera, in particolare quella cinese, garantendo al contempo un beneficio economico per la collettività.
3) Quali sono le implicazioni per un investitore privato che possiede azioni di Lithium Americas?
L’immediata reazione del mercato (+60%) suggerisce che gli investitori vedono questa mossa in modo estremamente positivo. La partecipazione del governo viene interpretata come un sigillo di approvazione e una forte garanzia contro il fallimento del progetto. Riduce il rischio politico e finanziario, aumenta la credibilità della società e segnala che il progetto è considerato di importanza strategica nazionale. Per un azionista, questo significa maggiore stabilità e un potenziale di crescita del valore del proprio investimento nel lungo periodo, supportato dalla più grande potenza economica mondiale.

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