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Tripoli: scontri a fuoco all’indomani delle prime spedizioni di petrolio libico

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Nella capitale libica, Tripoli, sono scoppiati scontri nella notte tra le milizie a pochi giorni dall’accordo che ha visto il Paese rilanciare la produzione e l’esportazione di petrolio dopo un periodo di interruzione per  “forza maggiore” durato mesi.

Secondo quanto riportato da diversi media locali, venerdì mattina erano stati confermati almeno sedici morti e 25 feriti, con i civili finiti nel fuoco incrociato tra due gruppi di miliziani, la Forza speciale di dissuasione (SDF/Rada) e le Brigate rivoluzionarie di Tripoli (TRB).

Sebbene al momento non sia chiaro il motivo ultimo degli scontri, i media libici ipotizzano che i combattimenti siano scaturiti dal rapimento da parte delle SDF di un membro delle TRB e dalla guerra di territorio che ha visto le SDF assumere il controllo di alcune posizioni delle TRB nella capitale.

L’aeroporto Mitiga di Tripoli è stato chiuso e i voli sono stati dirottati su quello di Misrata.

Alle prime ore di venerdì, gli scontri si sarebbero placati dopo l’intervento delle forze del Ministero della Difesa, anche se secondo Libya Observer si sentivano ancora sporadici spari nelle strade. Il Consiglio presidenziale libico ha rilasciato una dichiarazione venerdì, invitando tutte le parti a cessare il fuoco e a tornare alle loro sedi.

Alcuni media hanno accusato il primo ministro ad interim Abdul Hamid Dbeibah di essere troppo morbido nei confronti delle milizie che sono sovvenzionate dal governo attraverso i proventi del petrolio.

Gli scontri sono avvenuti dopo un apparente accordo tra il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte dell’est le cui forze controllano molte delle strutture petrolifere del Paese, e il suo ex nemico Dbeibah, il primo ministro ad interim, per sostituire la leadership della Compagnia petrolifera nazionale (NOC) e revocare la forza maggiore. Il nuovo accordo e le nuove alleanze hanno scosso le numerose milizie di Tripoli, che ora si contendono la posizione.

Mercoledì scorso, le prime navi cisterna sono arrivate in Libia per caricare il petrolio per l’esportazione, ponendo fine a una situazione di forza maggiore sui principali giacimenti e porti in vigore da aprile.

La Libia prevede ora di raddoppiare la produzione di greggio a 1,2 milioni di bpd nel giro di 10 giorni, a patto che non si verifichi un’esplosione di violenza generalizzata, mentre le varie fazioni si contendono il potere.

 


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