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Torniamo alle basi: mercati ed economia sono fenomeni sociali, non matematici

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I mercati non sono guidati dalle fredde previsioni degli economisti, spesso errate, non sono un fenomeno matematico, ma sono essenzialmente un fenomeno sociale. Questa affermazione oggi è stata confermata, parzialmente, dal boom del social investing, dalle piattaforme che hanno reso diretto e democratico l’investimento, eppure spesso si parla del “Giudizio del mercato” come fosse quello di un professorino che con il regolo fa i conti dice giusto o sbagliato. Invece il mercato risponde, nel breve periodo, soprattutto ad un appello non perfettamente razionale, ma legato a ottimismo, capacità di comunicazione e sentire sociale.

Questa osservazione veniva fatta già da John Maynard Keynes nella sua “Teoria generale sull’occupazione, gli interessi e il denaro” in cui diceva:

Gran parte delle nostre attività dipendono dall’ottimismo spontaneo piuttosto che da un’aspettativa matematica, sia essa morale o edonistica o economica. La maggior parte, probabilmente, delle nostre decisioni di fare qualcosa di positivo… può essere presa solo come risultato di uno spirito animale, di un impulso spontaneo all’azione piuttosto che all’inazione, e non come risultato di una media ponderata di benefici quantitativi moltiplicati per probabilità quantitative. L’impresa fa solo finta di essere attuata principalmente dalle affermazioni del suo stesso prospetto….Solo un po’ più di una spedizione al Polo Sud, si basa su un calcolo esatto dei benefici a venire. Quindi, se gli spiriti animali si affievoliscono e l’ottimismo spontaneo vacilla, lasciandoci dipendere da nient’altro che da un’aspettativa matematica, l’impresa si affievolisce e muore; anche se i timori di perdita possono avere una base non più ragionevole di quella di un’impresa che si è già sviluppata in passato.

Quindi le attività e i mercati finanziari che alimentano sono guidate da aspettative ottimistiche se va bene, ma anche pessimistiche, se la visione del futuro è pessimistica e il settore pubblico non riesce a trasmettere la necessaria fiducia. Ovviamente, nel tempo, le incongruenze economiche avranno il loro peso e richiederanno un riequilibrio, ma, nel breve periodo, esiste una certa flessibilità di azione che dipende anche dalla capacità delle autorità di comunicare in modo adeguato il proprio operato.

Il problema è quindi avere delle autorità e degli operatori adeguati, e questo ormai sta diventando sempre più difficile da ottenere.

 

 


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