Difesa
Torna in mare il costosissimo Zumwait, ed armato con missili ipersonici
Il cacciatorpediniere super innovativo Zumwalt torna in mare dopo 14 mesi di lavoro. Eliminato l’inutile cannone da 155 mm vengono montati missili ipersonici che ne ampiano le capacità. Però resta un costoso prototipo
Nell’universo delle costruzioni navali militari, poche imbarcazioni hanno catturato l’immaginazione e sollevato dibattiti quanto l’USS Zumwalt (DDG-1000).
Questo mostro d’acciaio, lungo quasi 190 metri, rappresenta più di un semplice mezzo navale: è un esperimento tecnologico, un banco di prova dell’innovazione militare statunitense che ha sfidato ogni convenzione tradizionale del concetto di nave da guerra.
Doveva essere la nave più innovativa del XXI secolo, con tecnologie Stealth incluse, invece si è rivelata la più problematica e meno efficiente.
Ora, dopo 14 mesi di lavori di aggiornamento, torna in mare dotata di un nuovo armamento sia come cannoni, sia come missili, avendo finalmente a sua disposizione missili ipersonici.
La genesi di un progetto ambizioso
Agli albori del suo concepimento, nel tardo anni ’90, la classe Zumwalt nasceva con aspirazioni grandiose. La Marina statunitense immaginava una flotta di 32 unità rivoluzionarie, capaci di rivoluzionare il concetto di warfare navale.
L’obiettivo iniziale era creare un cacciatorpediniere stealth che potesse fornire supporto di fuoco anfibio con precisione chirurgica, utilizzando tecnologie all’avanguardia che avrebbero fatto apparire le altre navi come relitti di un’era obsoleta. Anche le dimensioni erano fuori dalla norma, con un dislocamento di 14000 tonnellate che lo rendeva molto più simile a un incrociatore.
Il mezzo doveva diventare la struttura fondante della Marina USA, con 32 navi di questa classe. In realtà non è andata così male che ne sono state realizzate solo 3.
L’evoluzione dei costi: Un viaggio economico scioccante
Un primo problema è stato legato all’enormità dei costi. Nel 1998, l’investimento preventivato era di 1,3 miliardi di dollari per nave. Vent’anni dopo, nel 2020, ogni unità era schizzata a oltre 9 miliardi di dollari – un aumento di quasi il 700% che ha fatto storcere il naso ai più stretti scrutatori dei bilanci della difesa.
Ecco il primo problema che ha portato alla sua cancellazione: costa troppo per quello che fa.
Tecnologia e problematiche: Un matrimonio travagliato
Lo Zumwalt è nato con caratteristiche tecniche che lo rendono unico e che avrebbero dovuto segnarne l’assoluta, totale, superiorità rispetto a tutti i concorrenti:
- Un sistema di propulsione elettrica integrata da 78 megawatt. Si trattava della prima nave “Ibrida” moderna, dopo l’esperimento fallito delle corazzate americane dl secolo precedente, e anche in questo caso produrre l’enroem quantità di energia elettrica necessiaria per farlo funzionare ha costituito un problema
- Design stealth che riduce drasticamente la segnabilità radar;
- Capacità di movimento e posizionamento estremamente avanzate
- Sistema di lancio verticale con 80 celle per missili multitipo, cioè in grado di lanciare sia missili Standard anti aerei sia missili Anti Nave.
Eppure, proprio questi elementi di straordinarietà hanno contribuito alle sue difficoltà. I cannoni originali da 155mm, gli Advanced Gun Systems (AGS), sono diventati rapidamente un simbolo di inefficienza. Le munizioni necessarie per il fuoco di supporto anfibio – Long-Range Land Attack Projectiles (LRLAP) – costavano letteralmente una fortuna: 800.000 dollari l’una.
Un costo così elevato ha reso di fatto impossibile l’acquisto di munizioni sufficienti, vanificando l’intera concezione iniziale dell’armamento. La nave non poteva essere armata, e una nave da guerra disarmata è inutile.
La rinascita: Missili ipersonici e nuova strategia
Dopo 14 mesi di profondi riammodernamenti, la USS Zumwalt sta rinascendo sotto forma di piattaforma per missili ipersonici Intermediate-Range Conventional Prompt Strike (IRCPS) “Dark Eagle”. Questa trasformazione non è solo un aggiornamento tecnico, ma una ridefinizione strategica completa. Con questo armamento lo Zumwalt si viene a proporre come l’avversasrio delle navi-missili cinesi “Carrier killer” anche essi ipersonici.
I missili ipersonici: Un salto tecnologico
I nuovi missili rappresentano il futuro della guerra a distanza. Caratterizzati da una velocità superiore a Mach 5, questi vettori possono:
- Raggiungere quote e velocità estremamente elevate, sicuramente superiori ai Mach 5, anche se non si conosce la velocità massima raggiungibile. Anche la gittata è interessante e suopera i 2700 km.
- Seguire traiettorie imprevedibili, quindi diventare difficilmente intercettabili;
- Penetrare anche i sistemi di difesa più avanzati, grazie al fatto che il veicolo di rientro è dotato di ali e ha avuto uno sviluppo iniziato negli anni ottanta con i prototipi Sandia Winged Energetic Reentry Vehicle Experiment (SWERVE)
- Colpire obiettivi strategici con precisione chirurgica
Ogni Zumwalt potrà ospitare fino a 12 missili, distribuiti in quattro tubi larghi che sostituiscono gli obsoleti cannoni originali, il tutto senza richiedere altre modifiche strutturali: i tubi si adattano perfettamente agli spazi precedentemente occupati dai cannoni da 155 mm e dai relativi caricatori e magazzini proiettili.
Il resto dell’armamento, cioè i missili anti aerei e anti nave, integrati da missili Tomahawk, sono rimasti invariati, mantenendo quindi intatte le restanti capacità della nave.
Una risposta strategica o un enorme spreco?
Questa evoluzione non avviene in un vuoto geopolitico. L’implementazione degli Zumwalt con capacità ipersoniche è parte di una strategia più ampia di modernizzazione militare, che vede gli Stati Uniti rispondere alle sfide poste da potenze come Russia e Cina. Adesso, almeno in toeria, gli USA possono rispondere alle minacce antinave degli avversari strategici.
La Marina punta a schierare completamente la classe Zumwalt entro il 2028, con tutte e tre le navi completamente equipaggiate. C’è però un problema non secondario: le navi di questa classe sono solo tre.
Quindi la nave è modernissima, magari può, ora , essere anche estremamente efficiente nel proprio ruolo, ma è esigua: i numeri sono troppo bassi per poterle permettere di svolgere un vero ruolo di dissuasione strategica. Con tre sole navi non si spaventa nessuno, anche perché le capacità di attacco complessive sono, oggettivamente, scarse.
La nave può essere vista come l’esempio dell’evoluzione della teoria e della tecnologia militare statunitense degli ultimi venti anni: la ricerca di una superiortà assoluta sull’avversario, a qualsiasi costo, sia dal punto di vista dei prezzo economico dell’investimento sia della sua complessità tecnica e della sua avulsione dal mondo commerciale.
Questo ha portato alla realizzazione di navi e/o prototipi di aerei e altri mezzi molto innovativi, ma anche estremamente complessi, e quindi fragili e difficili da manutenere: questa è la storia dello Zumwalt, ma anche de F-35 e del F-.22. Mezzi eccezionali, ma costosi, quindi rari, e scarsamente attivi. Inoltre si tratta di mezzi che ignorano la necessità di una produzione industriale su vasta scala, magari per far fronte a un eventuale conflitto che ne porti all’usura e alla distruzione.
Questo è il vero punto debole di ogni progetto USA: si tratta di prodotti avulsi dall’industria di massa, costosi figli di un’industria che vive di se stessa e dei potenti fondi pubblici a lei destinati, ma incapaci di esere prodotti in modo economicamente conveniente e in volumi sufficienti. Sono armi da vetrina, ma occhio a volerli usare con chi un complesso industriale lo ha veramente, cioè la Cina.
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