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Analisi e studi

Toghe sporche: possibile che Mattarella non ne sapesse nulla? Cosa si può fare per fermare lo strapotere giudiziario? (di P. Becchi e G. Palma su Libero)

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Li hanno beccati con le mani nella marmellata. Ma visto che sono giudici, allora si possono pure leccare le dita. Da quando la politica ha abdicato di fronte alla magistratura, correva l’anno 1992, siamo costretti a fare i conti con la vera casta, quella dei giudici. Impunita e, col beneficio del dubbio, anche corrotta.

E’ il caso dello scandalo che ha colpito l’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia.

Secondo le ricostruzioni di questi giorni, Palamara – unitamente ad alcuni membri del Consiglio Superiore della Magistratura, seppur a vario titolo – si sarebbe interessato alla nomina “pilotata” delle procure rimaste vacanti, tra cui la scelta del successore di Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma.

Ad un incontro segreto avvenuto la sera del 9 maggio in un albergo a Roma vi avrebbe partecipato anche Luca Lotti, renziano di ferro ed ex ministro dello sport del governo Renzi, indagato proprio dalla Procura di Roma sul caso Consip.

Nel documento in cui viene comunicato l’avvio dell’azione disciplinare nei confronti dei cinque consiglieri del CSM coinvolti (Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina), il Procuratore della Cassazione Riccardo Fuzio definisce la riunione del 9 maggio “perfettamente programmata”, adducendo che la volontà di Lotti “abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti”.

Un bel casino che ha portato alle dimissioni di Palamara (da membro dell’ANM) e all’autosospensione dei consiglieri del CSM a vario titolo coinvolti, quattro dei quali si sono anche dimessi (Spina, Lepre, Morlini e Cartoni).

Una domanda ci pare lecita: possibile che Mattarella non ne sapesse nulla? Il Presidente della Repubblica, stando al dettato costituzionale, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, anche se è un ruolo formale visto che le funzioni effettive spettano al vice-presidente, in questo caso David Ermini (in quota Pd), quello a cui Lotti avrebbe voluto dare “un messaggio forte”.

Di fronte allo scandalo, il Presidente della Repubblica ha chiesto – dopo quasi un mese – di tenere elezioni suppletive per il 6 e 7 ottobre dei consiglieri del CSM dimissionari, ma si tratta di una soluzione talmente blanda da far passare ancora una volta il messaggio di una casta che tenta di auto-proteggersi e di farla franca.

Il Capo dello Stato usa il pugno di ferro quando si tratta di porre il veto (illegittimo, del resto) alla nomina di eventuali ministri dell’economia che in passato si erano permessi di criticare l’euro, mentre cerca di risolvere con elezioni suppletive la corruzione che dilaga tra le toghe più alte?
Si pensi a come il problema “corruzione” sia affrontato in modo differente tra politica e magistratura.

E’ bastato un avviso di garanzia ad Armando Siri (neppure rinviato a giudizio) che un terribile fuoco di sbarramento lo ha costretto alle dimissioni, mentre di fronte al “caso Palamara” si tenta di risolvere il tutto con parziali elezioni suppletive.

Ricordiamo alcune cose. Sergio Mattarella fu eletto Presidente della Repubblica nel gennaio 2015 su decisione dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ciò produsse la fine del Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi.
Mattarella, che nel corso della Seconda Repubblica ha fatto parte dei governi di centrosinistra (vicepresidente del consiglio del governo D’Alema I e ministro della difesa del governo D’Alema II), non è proprio un personaggio di primo pelo.

Egli poteva rappresentare, quantomeno nelle intenzioni di chi ne ha voluto l’elezione al Colle, una garanzia nei confronti di determinati equilibri non solo politici, ma anche nell’ambito dell’ordinamento giudiziario.
Congetture le nostre? Può darsi, ma il dubbio resta.

Pensare di cavarsela indicendo elezioni suppletive limitate ai membri dimissionari del CSM, è l’ennesimo tentativo di coprire un problema di fondo che regna nel nostro Paese da quasi trent’anni: lo strapotere dell’ordine giudiziario, che dagli anni Novanta in poi ha illegittimamente determinato alcune fasi del processo democratico del Paese.

A questo punto viene seriamente da chiedersi se sia ancora opportuno tenere in vita il CSM, organo di autogoverno della magistratura costituzionalizzato nel 1946-1948, che avrebbe dovuto garantire l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario dopo il ventennio fascista.
Ne prendemmo le orme dall’esperienza giuridica napoleonica, ma non per questo dobbiamo necessariamente continuare sulla stessa strada se ci rendiamo conto che è quella sbagliata. In Germania, ad esempio, non esiste un Consiglio Superiore della Magistratura, ma nessuno ha mai messo in dubbio l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati tedeschi. Solo che in Germania i giudici fanno i giudici e non i politici.

L’unica vera riforma del CSM sarebbe quella di abrogarlo, ovviamente modificando la Costituzione, proponendo al contempo una radicale riforma della giustizia.
Un organo di autogoverno, sostanzialmente immune come il CSM, porta i magistrati stessi ad auto-proteggersi attraverso forme di associazionismo sindacale che vede nell’Associazione Nazionale Magistrati quella più influente, non solo all’interno dell’ordine, ma anche nei rapporti con la politica.

Sul punto, l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga aveva le idee chiare:
La battaglia contro la magistratura è stata perduta quando abbiamo abrogato le immunità parlamentari che esistono in tutto il mondo, e quando Mastella – da me avvertito – si è abbassato i pantaloni scrivendo sotto dettatura di quella associazione, tra sovversiva e di stampo mafioso, che è l’Associazione Nazionale Magistrati”.

Fino a quando continueremo a tenere abbassati i pantaloni?

(di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 15 giugno 2019)

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Europa, quo vadis? La sfida sovranista alle elezioni europee“, di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, prefazione di Antonio Maria Rinaldi, Paesi edizioni: https://www.amazon.it/Europa-vadis-sovranista-elezioni-europee/dp/8885939104/ref=mp_s_a_1_1?keywords=europa+quo+vadis&qid=1560620131&s=gateway&sprefix=Europa+quo+vadis&sr=8-1

 

 

 


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