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TikTok, la fumata bianca (forse): accordo USA-Cina per salvare l’app. Ma il diavolo è nei dettagli.

TikTok si salva: accordo raggiunto tra USA e Cina. La proprietà passa a un’entità americana per motivi di sicurezza, ma Pechino non molla il controllo sull’algoritmo. Ecco cosa c’è dietro la tregua nella guerra tech.

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Logo di TikTok

Sembra essere arrivata una svolta, forse quella definitiva, nel lungo braccio di ferro tra Washington e Pechino su TikTok. Lunedì, funzionari statunitensi e cinesi hanno annunciato di aver raggiunto un accordo quadro per trasferire la proprietà dell’app, popolarissima con i suoi 170 milioni di utenti americani, a un’entità a controllo statunitense.

Una notizia che suona come una tregua armata nella guerra commerciale e tecnologica che da anni innervosisce i mercati globali. La conferma finale, o la smentita, è attesa per venerdì, quando il Presidente USA Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping si confronteranno in una chiamata diretta.

Il Segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, parlando da Madrid al termine di due giorni di negoziati, ha ammesso che la scadenza del 17 settembre, che avrebbe potuto portare al blocco dell’app negli Stati Uniti, ha agito da catalizzatore, spingendo i negoziatori cinesi a più miti consigli. Questa scadenza, ha aggiunto, potrebbe ora essere estesa di 90 giorni per finalizzare i dettagli tecnici.

Qual è il vero nocciolo della questione?  Bessent lo ha chiarito con una franchezza quasi brutale: “A loro interessano le caratteristiche cinesi dell’app, che considerano uno strumento di soft power. A noi non interessano le caratteristiche cinesi. A noi interessa la sicurezza nazionale“. Una dichiarazione che riassume perfettamente la divergenza di vedute: da un lato la proiezione culturale e l’influenza globale, dall’altro il timore, molto concreto, che i dati degli utenti americani possano finire nelle mani del governo cinese, diventando uno strumento di spionaggio o di propaganda.

Dall’altra parte, il capo negoziatore cinese, Li Chenggang, ha definito le preoccupazioni americane come “bullismo unilaterale”, ribadendo che gli USA non possono chiedere alla Cina di risolvere i loro problemi mentre continuano a “sopprimere le aziende cinesi”. Toni molto duri, che, comunque, non hanno impetido un accordo.

foto illustrativa. AI

L’accordo, quindi, è un delicato esercizio di equilibrismo. Ma cosa prevede concretamente? I dettagli sono ancora fumosi e proprio lì si nascondono le insidie.

  • Controllo vs Proprietà: Si parla di “controllo statunitense”, ma questo non esclude che una quota di minoranza possa rimanere in mani cinesi. Alla domanda diretta, Trump ha risposto: “Non abbiamo ancora deciso”.
  • L’Algoritmo, il Sacro Graal: Il vero cuore di TikTok non è l’interfaccia, ma il suo potentissimo algoritmo di raccomandazione. La casa madre ByteDance lo cederà completamente o si limiterà a concederlo in licenza? Un funzionario cinese ha suggerito che l’accordo potrebbe riguardare una licenza sui diritti di proprietà intellettuale. Un dettaglio non da poco, che determinerebbe chi detiene realmente il controllo tecnologico della piattaforma.
  • Il paradosso di Trump: L’attuale amministrazione, che ha costruito la sua fortuna politica anche grazie a una comunicazione aggressiva sui social, si trova in una posizione ambigua. Trump stesso, che ha spinto per la cessione, ha ammesso che l’app lo ha aiutato a vincere le scorse elezioni e vanta un seguito personale di 15 milioni di follower. La Casa Bianca ha persino aperto un account ufficiale il mese scorso. Chiudere TikTok avrebbe significato un autogol politico, alienandosi milioni di giovani elettori.

Nel tempo diversi gruppi industriali USA hanno espresso interesse in TikTok, da Microsoft a Amazon, e non è stato rivelato chi sarà la controparte dell’accordo, se raggiunto, sempre che il controllo non resti federale, almeno per una fase di transizione.

Questo accordo non nasce nel vuoto. È solo l’ultimo capitolo di una saga fatta di dazi, blocchi alle esportazioni di semiconduttori (con la Cina che ha appena aperto un’indagine anti-monopolio contro Nvidia, in un tempismo non casuale) e pressioni sugli alleati. L’incontro di Madrid è stato il quarto in quattro mesi, un segnale che, nonostante le ostilità, i canali di comunicazione restano aperti perché un disaccoppiamento totale sarebbe disastroso per entrambi.

La telefonata di venerdì tra i due leader sarà quindi cruciale. Non solo per TikTok, ma anche per discutere un potenziale incontro di persona. Secondo alcune fonti, la delegazione USA avrebbe messo in chiaro che senza un’intesa sull’app, nessun vertice autunnale sarebbe stato possibile. Un modo elegante per dire: prima risolviamo questo problema, poi parliamo del resto. La guerra fredda tecnologica ha trovato una tregua. Resta da vedere se sarà duratura o solo una pausa strategica prima della prossima battaglia.

Ora vedremo che succederà venerdì foto illustrativa

Domande e Risposte

1) Perché questa notizia è così importante al di là dell’uso quotidiano di un’app?

La vicenda di TikTok è un caso di studio della nuova guerra fredda tra USA e Cina, che non si combatte con i missili ma con i byte. L’importanza risiede nel precedente che crea: è la prima volta che una piattaforma digitale globale di enorme successo, di origine cinese, viene costretta a cambiare “nazionalità” per motivi di sicurezza nazionale. La notizia definisce i nuovi confini della sovranità digitale, dove il controllo dei dati e degli algoritmi che influenzano l’opinione pubblica è diventato un asset strategico tanto quanto le risorse energetiche o le armi.

2) Quali sono le ricadute pratiche immediate di questo accordo?

Per i 170 milioni di utenti americani, la ricaduta immediata è la continuità del servizio: l’app non verrà bloccata. Per l’economia, si evita un’ulteriore escalation nella guerra commerciale che avrebbe potuto avere ripercussioni sui mercati. A livello geopolitico, l’accordo abbassa temporaneamente la tensione, dimostrando che anche tra rivali è possibile trovare compromessi pragmatici quando gli interessi (in questo caso, politici ed economici) convergono. Tuttavia, non risolve la sfiducia di fondo, che rimane il tema centrale delle relazioni sino-americane.

3) Cosa si intende per “soft power” e perché la Cina ci tiene tanto?

Il “soft power” è la capacità di un Paese di influenzare gli altri non con la forza militare o economica (“hard power”), ma attraverso la propria cultura, i propri valori e la propria politica estera. TikTok, con la sua capacità di dettare tendenze globali, musica, e stili di vita per centinaia di milioni di giovani, è un potentissimo strumento di soft power. Per Pechino, perdere il controllo su questo canale significa rinunciare a un veicolo di influenza culturale unico nel suo genere, capace di proiettare un’immagine della Cina diversa e più accattivante nel mondo.

E tu cosa ne pensi?

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