Economia
Thyssen-Krupp: la crisi dell’acciaio tedesco che insegue il sogno “Verde”, ma intanto licenzia
La Thyssen Kupp è in subbuglio, fra la necessità di passare all’acciao “verde”, costosissimo, e i piani di ristrutturazione dell’amministratore delegato Lopez. E i sindacati tedeschi iniziano a protestare
L’acciao tedesco oscilla e trema: Miguel Angel Lopez Borrego, da giugno 2023 capo del consiglio di amministrazione di Thyssenkrupp, doveva portare il gruppo siderurgico verso acque più tranquille. Non ci è riuscito. I segnali fanno presagire una tempesta. Nel frattempo la sfiducia dei lavoratori del gruppo siderurgico è massima nel proprio attuale amministratore.
Thyssenkrupp: azienda in crisi o faro?
Robert Habeck , ministro federale dell’Economia, si trova ad affrontare difficoltà con l’obiettivo di trasformare l’industria tedesca in un futuro rispettoso del clima, quindi decarbonizzato.
È qui che le strade di Habeck e Lopez si incrociano. Perché la divisione acciaio della Thyssenkrupp è stata scelta come progetto guida. Se qui fosse possibile produrre ghisa dal minerale di ferro e fare a meno del carbone dannoso per il clima, questo sarebbe il segnale che il verde Habeck ha ragione e che si può rendere ecologico tutto il ferro.
Ovviamente tutto si può fare, anche far sfociare il Pò nel golfo di La Spezia, purchè si spenda una quantità adeguata di denaro, e qui iniziano i guai tedeschi.
Sovvenzioni contro gli alti prezzi dell’energia e la concorrenza straniera
La ghisa può essere prodotta teoricamente senza carbone con l’uso dell’idrogeno e un moderno sistema di riduzione diretta. Però c’è un problema: costa molto, moltissimo. I governi federale e statale della Rurh mettono due miliardi di soldi pubblici, tasse dei cittadini, nel progetto, e perfino convincono la Commissione che non sono aiuti pubblici.
Ora però c’è il dubbio sull’adeguatezza di questi fondi, anche in un’ottica di costo dell’acciaio rsultante. Il metallo prodotto in Oriente, con tecniche tradizionali, costa una frazione rispetto a quello prodotto dall’idrogeno in Germania. Inoltre l’utilizzo d’energia è enorme. Perché comprare un acciaio carissimo e, alla fine, non così conveniente neanche per il clima?
Lopez non è responsabile di queste decisioni, ma intanto è li, e non fa nulla per cambiarle
Il capo dell’azienda Lopez coinvolge il miliardario
Lopez è sicuro di fare la cosa giusta. Ha portato a bordo il miliardario ceco Kretinsky; ora detiene il 20% delle azioni della divisione acciaio. E potrebbe presto salire al 50%.
Con lui e nuovi investitori Lopez vuole tentare la strada della decarbonizzazione, ma vuole farlo in modo brutale, scorporando la divisione acciaio dalla società, fondendola con le acciaierie ceche, quindi partire con una nuova società dopo un bel giro di licenziamenti di lavoratori tedeschi, una durezza che, ovviamente, non piace ai sindacati e che gli ha dato una nomea di amministratore duro e senza scrupoli.
Però questo è il progetto del governo. Lopez è un semplice strumento.
Litigi nel consiglio di sorveglianza e nel consiglio di amministrazione
Alla fine di agosto l’ex vicecancelliere della SPD Sigmar Gabriel , che guidava il consiglio di sorveglianza della Thyssen, ha gettato esasperato la spugna parlando di “Bullismo” di Lopez, che ha licenziato brutalmente il capo della divisione acciaio.
Non bisogna lasciarsi intimidire dal calore e dalle braci nell’industria siderurgica. Ciò vale sia per il piano dirigenziale che per il turno presso l’altoforno. Ma elaborare un piano sostenibile per la Thyssenkrupp nell’attuale tumulto sembra più difficile che mai. Sempre che il piano sia possibile, dal punto di vista economico, e che non diventi l’ennesima piramide innalzata in nome del dio Verde.
A questo punto solo soldi pubblici possono salvare l’acciaio tedesco e permettegli di tentare la transizione Verde, almeno in teroia. perché l’unica altra acciaeria che sta tentando una transizione green, in Svezia, è la H2 Green Steel, rinominata Stegra, ma si appoggia sull’energia nucleare abbondantemente prodotta nel paese nordico. La Germania ha rinunciato al nucleare in nome del sogno verde, deve appoggiarsi alle centrali nucleari francesi, sempre che l’energia fornita da queste centrali sia conveniente.
Un disastro, che costerà molto al contribuente tedesco, per realizzare un qualcosa che non si sa se potrà neppure essere utile o economicamente sostenibile. Però i Verdi hanno preso questo impegno, e lo porteranno a termine a qualsiasi costo. Non stupitevi se stanno dimezzando i voti.
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