Attualità
Terroristi No Tav, prosegue la caccia alle streghe di Davide Amerio.
Sbagliare è umano. Perseverare è diabolico. Così ci ammonivano i nostri nonni. In una versione più contemporanea potremmo – andreottianamente – pensare che il perseverare nell’errore è propedeutico a finalità non dichiarate.
L’immagine del No Tav “brava gente“, che però ammettono “frange violente e pericolose“, è la litania riproposta incessantemente in questi anni. Negli ultimi tempi abbiamo riso, per non piangere, di fronte al caso della studentessa di antropologia che, per compiere una ricerca sul campo del movimento No Tav (ricerca concordata con l’università), si è beccata una condanna per “concorso morale” avendo scritto, nella tesi, il pronome “noi”. Inutilmente gli avvocati hanno documentato che è usuale utilizzare il pronome “noi” quando uno studioso di antropologia partecipa, seppur solo come spettatore, a manifestazioni che sta studiando da vicino (e diversi filmati confermavano la presenza della studentessa come spettatrice e non come partecipante agli eventi). Niente da fare. Condannata (come se avesse contribuito attivamente, anche se solo “moralmente”). La giovane si è poi laureata con quella tesi ed è espatriata all’estero, manco a dirlo.
La Corte di Cassazione ha smontato da tempo, con le sue sentenze, la tesi dei Tav=Terroristi, sulla quale la Procura di Torino ha lavorato incessantemente in questi anni. Ciò che realmente continua a capitare è la manifestazione di una popolazione che è stanca di vivere in un territorio militarizzato. Da due decenni il popolo No Tav documenta l’inutilità di un opera che si collega ai progetti delle “grandi opere” diventate il “bancomat” della politica. Le cronache giudiziarie, che procedono di pari passo nel tempo, dimostrano le ragioni dei No Tav e le complicità tra politica e malavita con lievitazione enormi dei costi che ricadono sulle spalle del debito pubblico.
Costantemente il movimento agisce con azioni di disturbo (e anche di sabotaggio) nei pressi del cantiere di Chiomonte, dove si scava un tunnel geognostico. A queste azioni corrisponde una contro reazione delle Forze dell’Ordine che, non di rado, viene meno al proprio ruolo di difesa del cittadino e opera con violenza ben sproporzionata rispetto alle manifestazioni di chi protesta. Anche tutto questo è ben documentato ma non ne leggerete mai sui giornali e nemmeno ne sentirete parlare in televisione.
Il governo blatera la retorica del “discutiamo dell’opera … ma l’opera si farà comunque“. Dopodiché pretende che i No Tav si facciano prendere in giro sedendosi a tavoli di “lavoro” dove l’opzione “zero” (ovvero la rinuncia all’opera per comprovata dimostrazione della sua inutilità e dei mancati vantaggi economici calcolati con il rapporto costi/benefici) non è assolutamente contemplata né presa in considerazione. Una farsa.
Per nascondere questa, è necessario creare nell’opinione pubblica l’idea di un movimento di persone che protestano per partito preso. Non solo. Si deve insinuare che tra costoro agiscono potenziali terroristi (proprio le azioni di sabotaggio sono state definite “di terrorismo” dalla Procura di Torino, mentre di parere opposto è stata la Cassazione). Da qui a giustificare una oppressione forte e una “persecuzione” dei soggetti presunti pericolosi il passo è breve.
Negli ultimi anni arresti domiciliari e “obblighi firma” sono gli strumenti utilizzati dalla Procura per perseguire questi presunti personaggi pericolosi che serpeggiano tra le fila dei No Tav. Ora a farne le spese è stata Nicoletta Dosio, personaggio noto in Val di Susa, attivista politica da tempo immemore e una delle prime promotrici del movimento No Tav.
Nel giugno 2015 migliaia di persone, di tutte le età, sfilarono per le vie di Chiomonte ed Exilles provando a raggiungere il cantiere del Tav. Soliti tafferugli e soliti fermi. A questa manifestazione parteciparono Nicoletta e molti altri attivisti che sono ancora obbligati a presentarsi per le firme quotidiane in questura o sono agli arresti domiciliari per quei fatti contestati.
Ultimamente, la reazione dei sottoposti a procedimenti restrittivi è stata però di rifiuto nel rispettare queste disposizioni, ritenute ingiustificate e sproporzionate rispetto ai fatti. A riguardo la Dosio ha dichiarato:
“Non voglio spendere gli ultimi anni della mia vita ormai avanzata in ginocchio. Non andrò a firmare“. “Anche se la conseguenza è l’arresto in carcere; ho fatto questa scelta di violare gli arresti domiciliari perché la misura è colma. Non abbiamo paura e non ci inginocchiamo davanti a nessuno. Siamo nati liberi e liberi rimaniamo. Liberi, libere ed uguali. L’OBBEDIENZA NON È MAI UNA VIRTÙ!“
La vicenda ha scatenato una catena di solidarietà nei confronti della Dosio e degli altri attivisti soggetti alle misure. Molti cittadini si fanno fotografare con un cartello e postano la foto sui social. Sul cartello si legge:
“IO sto con chi resiste, con chi viola le imposizioni del tribunale di Torino”
La disobbedienza civile non violenta è sempre stata, in realtà, lo strumento utilizzato dal movimento No Tav. La forzatura di farlo apparire come un’accozzaglia di balordi montagnini violenti e pericolosi continua a fallire miseramente. Ma, come si dice ultimamente da questi parti, “la misura è colma!“.
Davide Amerio
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