Esteri
Lo swap sino-russo funziona e dunque gli strumenti di pressione finanziaria su Mosca diventano sterili. Il petrolio inizia la risalita…
Lo swap sino-russo è operativo, ossia le pressioni al ribasso sulla moneta di Mosca resteranno sterili non costituendo più una minaccia per la liquidità del sistema ex sovietico (come spiegato in un precedente intervento*). Siamo forse all’epilogo di questo confronto finanziario tra Occidente e Russia, a cui si è alleata la Cina.
Leggiamola fino in fondo: la pressione sulla liquidità del sistema russo è stata determinata anche via svalutazione del rublo, che però è semplicemente un side effect del non avere più a disposizione valuta pregiata per mantenere l’equilibrio economico nella casse di Mosca. In effetti lo strumento di pressione non era il crollo del rublo, che rifletteva solo la debolezza del paese, ma piuttosto il crollo delle materie prime soprattutto energetiche con annessa limitazione di disponibilità di valuta pregiata (…). Ora, visto che lo strumento di pressione principe verso Putin – il crollo del prezzo del petrolio indotto soprattutto dall’OPEC il cui maggior stakeholder è il principale alleato USA, l’Arabia Saudita, la vera causa del turmoil attuale – di fatto è stato neutralizzato grazie alla liquidità di emergenza derivante dall’accordo valutario sino-russo (swap), alla fine non serve più. Anzi, peggio, a seguito dello swap ci sarà una salita del dollaro (leggasi, la pressione su Mosca si trasformerà grazie a detto swap in un boomerang che metterà sotto pressione gli utili delle compagnie USA esportatrici a seguito della salita del dollaro) minando a termine la competitività americana. Aggiungiamoci che il crollo dei prezzi delle materie prime energetiche in generale – il crollo dell’oil ha trascinato al ribasso tutto il comparto – fa male anche ai partners dell’Occidente ed alla stessa America (andate a chiedere ai texani ed agli arabi…) -, dunque probabilmente ha fatto il suo tempo.
Quale è la conclusione? Sono due, una di mercato, l’altra geopolitica. Per la prima, ieri il petrolio a fronte della sfida valutaria di Putin che ha tagliato i propri tassi di interesse, è salito del 7% in un giorno!!! A carro, abbiamo visto l’impennata delle valute petrolifere, corona norvegese in testa.
La seconda conclusione, quella geopolitica, è più complessa. Possiamo dire che se le ipotesi fatte sopra sono vere l’Occidente ha perso a l’alleanza sino-russa ha vinto. Punto e finito. In realtà andando a vedere in dettaglio chi ha vinto è stata la Cina che si è garantita contratti di materie prime a lungo termine a prezzi di realizzo, fungendo a termine da vero contro-dominus rispetto agli USA. Anche la Russia a suo modo ha vinto – certamente a livello politico -, ma a costo di elevate tensioni economiche ed a uno sconto sui prezzi energetici a Pechino per i prossimi 10 o 20 anni. Chi ha perso sono certamente gli USA ed i suoi petro-alleati soprattutto nelle vesti dei petrolieri globali (quindi anche le compagnie petrolifere occidentali, per l’Italia tutto il sistema incentrato su ENI) e dei partners arabi, tutti a combattere una guerra economica che certamente poco hanno capito e a cui poco hanno creduto, oltre tutto partecipando solo per supportare diligentemente il proprio referente americano [in ogni caso i ricchissimi USA si riprenderanno presto, solo per l’aspetto sopra citato]. Dove gli USA rischiamo molto sta invece negli effetti duraturi dello swap, se lo swap sino-russo andrà fino in fondo il dollaro schizzerà minando la competitività della aziende a stelle e strisce; inoltre – più grave – si saranno gettate le basi per una nuova valuta di riferimento sino-russa per lo scambio globale delle materie prime, ossia la fine del dollaro rischia di essere iniziata: non c’è che dire, se tutto questo è vero Obama rischia di aver fatto un capolavoro, al contrario però. Vedremo i prossimi capitoli, di novità ne arrivano ogni giorno…
Per quanto riguarda noi possiamo dire che l’Europa ha perso, e molto: il South Stream non si farà, il Nord Stream non verrà raddoppiato [leggasi, incertezza nel supply energetico a lungo termine], i capitali russi stanno rimpatriando e la domanda di beni europei è stata drasticamente ridotta dai consumatori russi in un periodo di crisi per bassa domanda sistemica: ricordiamolo sempre, l’Europa ha bisogno sia di domanda per i propri prodotti che di materie prime sul lungo termine per produrli, la mossa di sfidare Mosca la pagheremo per i prossimi 20 anni…
Qualcuno negli USA deve iniziare a rendersi conto che la politica estera occidentale degli ultimi 3 anni ha fatto un disastro. Per intanto, se quanto sopra è vero, aspettiamoci – approfittandone – una riscossa dei mercati azionari mondiali in quanto l’oil continuerà la sua corsa al rialzo, soprattutto il comparto legato al petrolio…
Che fesseria rischiamo di aver fatto, noi Occidentali (europei in particolare)…
Mitt Dolcino
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*https://scenarieconomici.it/sta-succedendo-mercato-dei-cambi-rischio-guerra-possibile-sconfitta-finanza-occidentale/
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