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Difesa

Svizzera: 81% dei cittadini contrari a comprare i caccia F-35

In Svizzera si è formata un’ampia maggioranza nella popolazione contraria all’acuisto di 36 caccia F-35. Un grosso problema per un paese dove i referendum, anche su cose pratiche, sono molto comuni. Potrebbe avvantaggiarsene il Rafale

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In Svizzera, paese noto per la sua neutralità e prudenza fiscale, una crescente opposizione pubblica e politica sta mettendo in discussione la decisione di acquistare 36 aerei da combattimento Lockheed Martin F-35A Lightning II.

Questa resistenza emerge anni dopo la firma del contratto da 6,1 miliardi di dollari nel settembre 2022, sollevando interrogativi sul perché la Svizzera stia riconsiderando un caposaldo della sua modernizzazione militare. La questione riflette un complesso interplay di identità nazionale, preoccupazioni tecnologiche e correnti geopolitiche globali.

Sondaggi recenti indicano una forte contrarietà all’acquisizione. Un sondaggio di WatsonActu all’inizio del 2025 ha rilevato che l’81% dei cittadini svizzeri si oppone all’acquisto, con una disapprovazione che raggiunge l’87% nelle regioni francofone. Migliaia di firme sono state raccolte per una petizione che chiede la cancellazione dell’accordo, testimoniando un diffuso malcontento.

La neutralità, principio cardine della costituzione svizzera e sostenuta dal 96% dei cittadini in un sondaggio del 2021 della Swiss Broadcasting Corporation, ha a lungo plasmato la strategia di difesa del paese. A differenza di nazioni con ambizioni militari espansive, l’aeronautica svizzera ha principalmente un ruolo difensivo, conducendo missioni di polizia aerea per proteggere lo spazio aereo nazionale.

L’F-35A, un caccia stealth di quinta generazione progettato per la guerra incentrata sulla rete e operazioni offensive, appare poco allineato con questa missione. I critici sostengono che le sue capacità avanzate, tarate per conflitti ad alta intensità, eccedano le necessità di una nazione focalizzata sulla protezione della sovranità piuttosto che sulla proiezione di potenza.

La decisione del 2021 di selezionare l’F-35 rispetto a concorrenti come il Dassault Rafale di fabbricazione francese scatenò polemiche, con gli oppositori che la definirono una “opzione Ferrari” inadatta ai modesti requisiti svizzeri. La scelta, approvata di stretta misura con il 50,1% dei voti in un referendum del 2020 per finanziare i nuovi jet, fu guidata da una combinazione di valutazioni tecniche e pressioni politiche, incluso il desiderio svizzero di allinearsi con sistemi compatibili con la NATO nonostante la non appartenenza all’alleanza.

L’F-35A Lightning II, sviluppato nell’ambito del programma Joint Strike Fighter a guida statunitense, è un velivolo stealth multiruolo. Vanta capacità stealth, sensori avanzati e l’integrazione di dati tramite l’Autonomic Logistics Information System (ALIS), ora in transizione verso l’Operational Data Integrated Network (ODIN), che connette gli F-35 a livello globale per la condivisione di intelligence in tempo reale. Armato e capace di trasportare un carico considerevole di armamenti, eccelle in missioni aria-aria e aria-terra.

Tuttavia, la sua complessità ha un costo. Ogni jet ha un prezzo di circa 85 milioni di dollari, con costi infrastrutturali aggiuntivi che portano la spesa totale per unità più vicina ai 150 milioni di dollari, secondo un rapporto del 2023 del U.S. Government Accountability Office (GAO). I costi annuali di manutenzione sono saliti a 6,6 milioni di dollari per aeromobile, superando di gran lunga le stime iniziali di 4,1 milioni di dollari, come notato nello stesso rapporto.

F-35

Per la Svizzera, la sofisticazione tecnologica dell’F-35 è sia un’attrattiva che una passività. I sensori avanzati e l’interoperabilità con i sistemi NATO promettevano di modernizzare l’Aeronautica militare svizzera. Eppure, la sua dipendenza dagli aggiornamenti software e dalla logistica controllati dagli Stati Uniti ha sollevato preoccupazioni sull’autonomia operativa. La Svizzera, una nazione che si fregia dell’indipendenza, affronta la prospettiva di dipendere da Lockheed Martin e dal governo statunitense per manutenzione e aggiornamenti critici.

Questa dipendenza è particolarmente inquietante data la storia di sfide tecniche dell’F-35 e il suo non brillante record di efficienza. Il GAO ha riferito nel 2023 che solo il 55% degli F-35 della flotta statunitense era in grado di svolgere missioni in un dato momento, citando problemi di affidabilità del motore, glitch software e ritardi nella catena di approvvigionamento.

Il dibattito sull’F-35 riflette anche tensioni più profonde tra la posizione neutrale della Svizzera e le realtà geopolitiche della difesa moderna. Il processo di selezione, supervisionato dall’agenzia svizzera per gli appalti della difesa Armasuisse, è stato viziato da accuse di parzialità verso l’opzione statunitense. Una fuga di notizie del 2021, riportata dal quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, suggeriva che i criteri di valutazione favorissero le proiezioni dei costi a lungo termine dell’F-35, nonostante il suo prezzo iniziale più elevato rispetto al Rafale. I critici hanno chiesto un riesame della decisione, indicando il Rafale come un’alternativa più autonoma ed economicamente vantaggiosa.

Caccia Rafale in servizio con l’Egitto

Il Rafale, un caccia di 4,5 generazione, offre sistemi ad architettura aperta che consentono un maggiore controllo sulla manutenzione, appealing al desiderio di autosufficienza della Svizzera. Il suo comprovato record operativo contrasta con i continui problemi di gioventù dell’F-35, alimentando gli argomenti secondo cui la Svizzera potrebbe aver scelto la piattaforma sbagliata.

Al di là delle preoccupazioni tecniche e finanziarie, la controversia sull’F-35 espone ansie più ampie sul posto della Svizzera in un ordine globale in mutamento, in cui le parti non sono più esattamente consolidate come in passato. La selezione del jet è stata in parte un cenno a una più stretta cooperazione con la NATO, una copertura strategica contro le crescenti minacce alla sicurezza europea, in particolare dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.

Tuttavia, lo status di non allineata della Svizzera complica questo allineamento. Il sentimento pubblico riflette inquietudine per l’invischiamento con le priorità di difesa statunitensi, specialmente tra le speculazioni su futuri cambiamenti nella politica estera americana. La possibilità di una seconda amministrazione Trump ha accresciuto i timori che la Svizzera possa rimanere vulnerabile se il supporto statunitense dovesse diminuire.

Storicamente, la Svizzera è stata cauta sugli investimenti militari su larga scala. Nel 2014, gli elettori respinsero un accordo da 3,5 miliardi di dollari per l’acquisto di caccia Saab Gripen E. Questo precedente incombe mentre gli oppositori dell’F-35 si mobilitano per una potenziale nuova votazione. L’attuale petizione mira a forzare un referendum per cancellare il contratto. La ministra della Difesa Viola Amherd ha difeso l’acquisto, citando le prestazioni superiori del jet e i benefici sui costi a lungo termine. Tuttavia, la posizione di Amherd è sempre più tenue con l’aumentare della pressione pubblica. Nello stesso tempo il ricorso della Svizzera ai rferendum anche nel campo di decisioni tecniche rende complicata la conclusione di contratti a lungo termine.

Simulatore di volo Del caccia F-35

I critici dell’F-35 sottolineano anche le sue più ampie implicazioni per il mercato globale degli armamenti. Il programma Joint Strike Fighter è un pilastro delle esportazioni di difesa statunitensi. Una dozzina di paesi opera o ha ordinato F-35, creando una rete di forze aeree interoperabili. Un ritiro svizzero potrebbe indebolire questa coalizione. In Europa, iniziative come l’European Sky Shield Initiative segnalano una crescente spinta verso l’autonomia regionale. Francia e Germania stanno sviluppando il Future Combat Air System (FCAS), Italia e Regno Unito, con il Giappone, il GCAP. Un pivot svizzero verso il Rafale potrebbe rafforzare i produttori europei.

Le sfide dell’F-35 non sono uniche per la Svizzera. Negli Stati Uniti, il programma ha affrontato scrutinio per sforamenti dei costi e ritardi. A livello internazionale, operatori come Israele hanno adattato l’F-35 per missioni specifiche. Tuttavia, per la Svizzera, tali capacità sono in gran parte irrilevanti. Il ruolo primario dell’Aeronautica svizzera richiede affidabilità e accessibilità economica piuttosto che tecnologia stealth all’avanguardia.

Mentre la Svizzera si confronta con la sua decisione, emergono tre scenari: il governo potrebbe cedere alla pressione pubblica e cancellare il contratto F-35, potenzialmente negoziando un nuovo accordo per i jet Rafale; un compromesso potrebbe ridurre l’ordine di F-35, dirottando fondi verso altre priorità; il governo potrebbe procedere, assorbendo il costo politico ma assicurandosi i jet per la consegna tra il 2027 e il 2030.

La rivolta svizzera contro l’F-35 sottolinea un momento cruciale nelle dinamiche di difesa globali. Al suo centro, la controversia non riguarda solo un aereo da combattimento, ma il prezzo dell’allineamento in un’epoca di incertezza. La lotta della Svizzera riflette una domanda più ampia affrontata dagli alleati degli Stati Uniti: le nazioni possono preservare la loro autonomia adottando tecnologie che le legano agli interessi americani? L’F-35, una meraviglia di ingegneria, incarna questo dilemma. Mentre la Svizzera valuta le sue opzioni, la sua decisione risuonerà ben oltre i suoi confini.


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