Economia
La prossima petro-potenza? Il Suriname oggi al voto per decidere chi gestirà la sua immensa ricchezza petrolifera
Il Suriname vota oggi per eleggere chi gestirà l’imminente boom petrolifero. Con miliardi di barili offshore, il paese sceglie tra Santokhi e Geerlings-Simons per trasformare la ricchezza in prosperità.

Il Suriname, piccolo stato sudamericano di circa 660.000 abitanti, si prepara alle elezioni presidenziali e legislative del 25 maggio 2025, un voto cruciale per determinare chi guiderà il paese nella gestione della sua emergente ricchezza petrolifera.
A differenza della vicina Guyana, che sta vivendo un boom economico grazie al petrolio ma deve affrontare tensioni con il Venezuela, il Suriname gode di una posizione geopolitica più tranquilla, senza vicini invadenti, nonostante vi siano ancora alcuni confini contesi. Tuttavia, le aspettative di un’imminente esplosione economica legata al petrolio non si sono ancora pienamente concretizzate.
La sfida elettorale: Santokhi contro Geerlings-Simons
Il presidente uscente, Chandrikapersad Santokhi, leader del Partito Progressista Riformatore, cerca un secondo mandato di cinque anni. La sua principale rivale è Jennifer Geerlings-Simons, a capo del Partito Democratico Nazionale (NDP), di orientamento di centrosinistra. Ci sono poi altri tre contendenti minori con scarse possibilità di vittoria.
Entrambi i candidati supportano lo sviluppo delle risorse offshore, ma con approcci differenti. Santokhi punta su politiche favorevoli al mercato e attrazione di investimenti stranieri, mentre Geerlings-Simons promette un equilibrio tra crescita economica, riduzione della povertà e miglioramento di sanità e istruzione.
Un potenziale petrolifero da sfruttare
Il Suriname condivide con la Guyana un prolifico bacino offshore, attirando colossi come TotalEnergies, Sinopec, Petronas e QatarEnergy. Il progetto GranMorgu di TotalEnergies, con un investimento di 10,5 miliardi di dollari, mira a produrre 220.000 barili di petrolio al giorno a partire dal 2028, sfruttando riserve stimate in oltre 750 milioni di barili.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’avvio della produzione potrebbe far crescere il PILShare: PIL del Suriname del 55% entro il 2028, rispetto alla contrazione del 16% nel 2020. Tuttavia, il paese deve ancora affrontare sfide per tradurre queste risorse in prosperità diffusa, evitando la “maledizione delle risorse” che ha colpito altri stati petroliferi.
Politiche economiche e sociali
Santokhi ha negoziato un piano di ristrutturazione del debito da 688 milioni di dollari con l’FMI dopo il default sovrano del 2020, ottenendo una ripresa economica (crescita del 3% nel 2024) ma introducendo misure di austerità criticate per l’aumento dell’inflazione. Il suo programma “Royalty For All” prevede la distribuzione dei futuri proventi petroliferi ai cittadini. Geerlings-Simons, invece, punta su leggi per favorire lavoratori locali nel settore petrolifero, formazione professionale e misure contro corruzione e attività minerarie illegali.
Prospettive future
Con oltre la metà dei blocchi esplorativi ancora da assegnare, il prossimo governo avrà il compito di consolidare la fiducia degli investitori e posizionare il Suriname come attore chiave nel mercato energetico globale.
Il nuovo sistema di voto proporzionale potrebbe complicare l’elezione presidenziale, rischiando un’impasse politica. Comunque, chiunque vinca, avrà l’opportunità unica di gestire una ricchezza nascente in un contesto privo di conflitti territoriali, ma il boom petrolifero atteso richiede ancora passi decisivi per diventare realtà. Se sarà abile creerà una ricchezza a lungo termine unica nel Sud America, il tutto in un ambiente relativamente pacifico.
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