Crisi
Stati Uniti in crisi: la produzione industriale e le vendite al dettaglio rallentano
Cattive notizie dagli USA, dove la stretta monetaria continua a causare un rallentamento economico avvicinando sempre di più il “Momento Minsky”, di cui abbiamo parlato questa mattina.
Iniziamo dalla produzione industriale: la produzione industriale negli Stati Uniti è scesa dello 0,5% rispetto al mese precedente nel giugno 2023, dopo un calo dello 0,5% rivisto al rialzo nel mese precedente e rispetto alle aspettative del mercato di una lettura piatta.
La produzione manifatturiera è scesa dello 0,3 per cento, in particolare gli indici della manifattura non durevole (beni di consumo) e della manifattura durevole sono scesi rispettivamente dello 0,6 per cento e dello 0,1 per cento; e l’indice per altre attività manifatturiere (editoria e attività forestali) è sceso dello 0,2%.
Inoltre, la produzione mineraria/estrattiva è diminuita dello 0,2% e quella dei servizi di pubblica utilità è diminuita del 2,6%. L’utilizzo della capacità produttiva complessiva è sceso al 78,9% a giugno, un tasso inferiore di 0,8 punti percentuali rispetto alla media di lungo periodo (1972-2022). Considerando il confronto sul secondo trimestre 2022, l’attività industriale è aumentata dello 0,7% ris, come nel primo trimestre. Ecco il relativo grafico
Passiamo ai secondi dati di oggi non brillanti, le vendite al dettaglio: le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono aumentate dello 0,2% mese su mese nel giugno del 2023, dopo un aumento dello 0,5% rivisto al rialzo a maggio, ma al di sotto delle previsioni di un aumento dello 0,5%.
Incrementi sono stati osservati nelle vendite presso i rivenditori di negozi vari (2%); rivenditori non in negozi materiali (1,9%); mobili (1,4%); elettronica ed elettrodomestici (1,1%); abbigliamento (0,6%); concessionarie di autoveicoli e ricambi (0,3%); e servizi di ristorazione e bar (0,1%).
In calo, invece, le vendite nei distributori di benzina e carburanti (-1,4%); materiali da costruzione e attrezzature da giardino (-1,2%); articoli sportivi, hobby, musicali e libri (-1%); negozi di alimentari e bevande (-0,7%); negozi di salute e cura della persona (-0,1%); e negozi di merchandising (-0,1%).
Le cosiddette vendite al dettaglio core che escludono automobili, benzina, materiali da costruzione e servizi di ristorazione sono aumentate dello 0,6%. I dati sulle vendite al dettaglio hanno continuato a segnalare che la spesa al consumo rimane resiliente, con l’inflazione che è scesa ai minimi di due anni a giugno. Le vendite al dettaglio non si sono però adeguate all’inflazione, e quindi abbiamo un calo in termini reali.
L’economia quindi dà ancora dei segnali non positivi. Il fatto che le vendite al dettaglio, valore nominale, crescano meno dell’inflazione significa che, in termini reali, i consumatori USA stanno comprando meno. Fino a quando terranno i valori finanziari di borsa delle aziende in assenza di una crescita dei consumi e dei redditi? Quando arriverà il “Redde Rationem”?
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