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Starmer, il pasticcio Mandelson-Epstein: un’amicizia pericolosa che fa tremare Downing Street
Scandalo a Londra: l’amicizia con Epstein costa il posto all’ambasciatore di Starmer. Un errore di valutazione che mette in crisi il governo laburista e svela un’inquietante leggerezza nel cuore del potere.

Sir Keir Starmer sta affrontando una vera e propria rivolta interna al partito Laburista a causa della sua gestione dello scandalo che coinvolge Lord Mandelson. Il Primo Ministro ha dovuto licenziare il suo ambasciatore negli Stati Uniti, nominato appena sette mesi fa, dopo che la pubblicazione di alcune email ha rivelato “la profondità e l’estensione” della sua amicizia con il pedofilo condannato Jeffrey Epstein, al quale suggeriva di lottare per una scarcerazione anticipata. A questo si aggiunge la rivelazione del Telegraph su un affare da un miliardo di sterline a cui Mandelson lavorò con Epstein dopo la sua condanna. Un pasticcio che sporca ulteriormente Downing Street in un momento molto delicato.
Downing Street si è aggrappata alla foglia di fico di “informazioni aggiuntive” ottenute successivamente per giustificare il licenziamento, ma la realtà è che l’amicizia di Lord Mandelson con Epstein era nota ben prima che Sir Keir lo spedisse a Washington. Un errore di valutazione colossale che ora presenta il conto.
Il problema, infatti, non è tanto Mandelson, figura controversa e nota per i suoi scivoloni, quanto il giudizio politico del Primo Ministro Starmer. La sinistra del partito laburista, mai tenera con l’ala centrista, ha colto la palla al balzo per mettere in discussione la leadership del Premier, già indebolita dall’addio di Angela Rayner meno di una settimana fa.
A spingere per la nomina di Mandelson sarebbe stato Morgan McSweeney, il potente capo di gabinetto di Starmer, che avrebbe ignorato le evidenti controindicazioni. Pare che persino due membri di spicco del gabinetto di Donald Trump avessero espresso privatamente le loro preoccupazioni sui legami tra il neo-ambasciatore e il faccendiere americano. Una leggerezza che oggi appare inspiegabile e che rischia di gettare un’ombra sulla visita di Stato del Presidente USA nel Regno Unito la prossima settimana.
Le critiche interne al partito non si sono fatte attendere e sono state tutt’altro che velate:
- Andy Burnham, sindaco di Manchester e papabile futuro leader laburista, ha dichiarato che “la gente vorrà fare domande” sul processo di selezione, mettendo di fatto Starmer sul banco degli imputati.
- Luke Hurst, coordinatore di Mainstream, un nuovo gruppo della sinistra laburista, ha definito il licenziamento “inevitabile”, accusando Starmer di aver messo gli interessi della sua fazione davanti a quelli del partito e del paese.
- Paula Barker, deputata laburista, ha rincarato la dose: “Il ritardo nel licenziarlo è servito solo a erodere ulteriormente la fiducia nel nostro governo”.
- Altri deputati, come Charlotte Nichols, sono stati ancora più diretti, affermando che “non avrebbe mai dovuto essere nominato in primo luogo”.
Le email incriminate, ottenute da Bloomberg, sono la pistola fumante. In una di queste, Mandelson scriveva a Epstein: “Devi essere incredibilmente resiliente, lottare per una scarcerazione anticipata ed essere il più filosofico possibile”. In un’altra, al momento dell’arresto di Epstein, lo rassicurava: “I tuoi amici ti restano vicini e ti vogliono bene”. Parole che vanno ben oltre una semplice conoscenza e che svelano un legame profondo e complice.
Il Foreign Office ha dovuto ammettere che le email mostrano “un rapporto materialmente diverso da quello noto al momento della nomina”, soprattutto per il suggerimento che la prima condanna di Epstein fosse ingiusta. Mandelson, svegliato alle 5:40 del mattino a Washington con la notizia del suo licenziamento, non ha potuto che accettare la decisione, dicendosi “profondamente dispiaciuto” per la sua associazione con Epstein.
Per Lord Mandelson si tratta del terzo licenziamento da un incarico governativo, un record poco invidiabile che conferma la sua inclinazione a cacciarsi nei guai. Ma questa volta, a pagare il prezzo più alto potrebbe essere proprio chi ha creduto di poterlo “riabilitare”, ovvero Keir Starmer. Il governo laburista si ritrova così senza un ambasciatore a Washington alla vigilia di un incontro diplomatico cruciale, con un’immagine di dilettantismo e scarsa avvedutezza che sarà difficile scrollarsi di dosso.
Intanto, in questo caos politico ed economico, il Reform Party di Nigel Farage raggiunge il 34% nei sondaggi, esattamente la stessa percentuale che hanno, sommati, Labour e Conservatori. Vedrete che, prima delle prossime elezioni, i vecchi partiti cercheranno di aggregarsi
Domande e Risposte
1) In cosa consiste esattamente lo scandalo Mandelson-Epstein?
Lo scandalo ruota attorno al licenziamento di Lord Mandelson, ambasciatore britannico negli Stati Uniti nominato dal governo laburista di Keir Starmer. Il licenziamento è stato causato dalla pubblicazione di email che hanno rivelato la sua profonda amicizia con il pedofilo condannato Jeffrey Epstein. In questi messaggi, Mandelson non solo mostrava un forte sostegno personale, ma consigliava a Epstein di “lottare per una scarcerazione anticipata”, suggerendo che la sua prima condanna fosse ingiusta. Questo, unito a precedenti rivelazioni su affari comuni, ha reso la sua posizione diplomatica insostenibile.
2) Perché questa notizia è così importante per la politica britannica?
La notizia è cruciale perché non riguarda solo la condotta di Lord Mandelson, ma colpisce direttamente la credibilità e il giudizio del Primo Ministro Keir Starmer. È stato lui a nominarlo, ignorando i legami già noti tra Mandelson ed Epstein. Lo scandalo espone il governo a critiche di incompetenza, superficialità nel processo di selezione e favoritismi di fazione. Inoltre, lascia il Regno Unito senza un ambasciatore in un momento diplomatico delicato, minando la stabilità e la reputazione del governo sia sul fronte interno che su quello internazionale.
3) Quali sono le possibili ricadute per il governo Starmer?
Le ricadute sono principalmente politiche. Innanzitutto, un grave danno d’immagine per Keir Starmer, la cui capacità di giudizio è ora apertamente messa in discussione sia dall’opposizione che dalla sua stessa maggioranza. In secondo luogo, l’episodio alimenta le lotte interne al Partito Laburista, rafforzando l’ala sinistra critica verso la leadership moderata di Starmer. Infine, potrebbe innescare una crisi di fiducia più ampia, con richieste di dimissioni per chi ha gestito la nomina e un’inchiesta parlamentare per chiarire le falle nel processo di vetting per incarichi così delicati.

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